I prezzi del petrolio si sono mantenuti stabili durante le prime contrattazioni asiatiche di martedì, dopo un forte rialzo registrato il giorno precedente. I guadagni sono stati alimentati dall’aumento delle tensioni geopolitiche e dal miglioramento del clima sui negoziati commerciali statunitensi, entrambi fattori che hanno rafforzato le prospettive della domanda globale di energia.
I future sul greggio sono rimasti su livelli elevati dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha aumentato la pressione sulla Russia, imponendo un’azione rapida per porre fine alla guerra in Ucraina. L’annuncio ha alimentato i timori di ulteriori sanzioni e interruzioni delle forniture da parte di uno dei principali produttori mondiali.
I future sul Brent con scadenza a settembre sono saliti dello 0,1% a 70,09 dollari al barile alle 21:53 ET (01:53 GMT), mentre il WTI statunitense è rimasto invariato a 66,74 dollari. Entrambi i contratti avevano guadagnato oltre il 2% lunedì dopo le dichiarazioni di Trump.
Trump avverte la Russia e minaccia nuove sanzioni
La decisione di Trump di imporre una scadenza più rigida alla Russia — solo 10 o 12 giorni per fare progressi verso la fine del conflitto — rappresenta un’escalation significativa.
La minaccia di nuove sanzioni in caso di mancata risposta da parte di Mosca ha aumentato le preoccupazioni per le forniture, con alcuni analisti che prevedono serie conseguenze per il mercato.
“In assenza di un accordo, la Russia potrebbe affrontare sanzioni USA più severe, insieme a tariffe secondarie del 100% imposte dagli Stati Uniti ai partner commerciali che importano petrolio russo”, hanno scritto gli analisti di ING in una nota.
“Se imposte e applicate in modo rigoroso, causerebbero un cambiamento significativo nelle prospettive del petrolio”, hanno aggiunto, sottolineando che India, Cina e Turchia hanno aumentato gli acquisti di greggio russo dall’inizio della guerra. Questi paesi, hanno spiegato, dovranno ora bilanciare il vantaggio del petrolio a basso costo con il rischio di pesanti dazi statunitensi.
L’accordo commerciale con l’UE sostiene il mercato
I mercati hanno reagito anche all’accordo commerciale raggiunto tra Stati Uniti e Unione Europea durante il fine settimana. L’intesa ha ridotto le tariffe previste sulle esportazioni europee al 15%, rispetto al 30% inizialmente minacciato, e include un importante impegno energetico.
L’UE ha infatti accettato di acquistare 750 miliardi di dollari in prodotti energetici statunitensi nei prossimi anni, un fattore che, secondo gli analisti, potrebbe sostenere la domanda di petrolio nel lungo termine.
Questi sviluppi, insieme alla riduzione delle tensioni commerciali, hanno rafforzato la fiducia degli investitori e sostenuto i prezzi del greggio nel breve periodo.
Focus su OPEC+ e sulla riunione della Fed
L’attenzione si sposta ora sulla riunione ministeriale dell’OPEC+ prevista per il 3 agosto. Un comitato del gruppo ha invitato i membri a rispettare pienamente le quote produttive attuali, mentre si discute un possibile aumento della produzione a settembre.
Nel frattempo, i mercati attendono gli esiti della riunione della Federal Reserve degli Stati Uniti, che inizia martedì. Anche se non si prevedono variazioni dei tassi di interesse — attualmente tra il 4,25% e il 4,50% — gli investitori cercano segnali sulle prossime mosse della banca centrale in un contesto economico incerto.
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