Author: Fiona Craig

  • DAX, CAC, FTSE100, Borse europee in rialzo mentre gli investitori ritrovano fiducia

    DAX, CAC, FTSE100, Borse europee in rialzo mentre gli investitori ritrovano fiducia

    Le borse europee hanno aperto in rialzo lunedì, recuperando terreno dopo alcune sedute negative, mentre gli investitori valutano i risultati societari e i dati economici contrastanti.

    L’indice Stoxx 600 paneuropeo è salito dello 0,3%, recuperando parte del calo dello 0,5% registrato venerdì, che aveva segnato la quarta sessione consecutiva in ribasso. Il DAX tedesco è avanzato dello 0,8%, mentre il FTSE 100 britannico è rimasto poco mosso e il CAC 40 francese ha perso lo 0,1%.

    I dati più recenti hanno confermato che il settore manifatturiero dell’Eurozona è rimasto stagnante in ottobre, secondo il Purchasing Managers’ Index (PMI) finale di S&P Global, pari a 50,0, in linea con la stima preliminare e invariato rispetto al mese precedente. A settembre, l’indice si era attestato a 49,8, segnalando una lieve contrazione.

    Sul fronte societario, BP Plc (LSE:BP.) è salita dopo aver concordato la vendita delle proprie partecipazioni in asset di shale statunitensi a Sixth Street per 1,5 miliardi di dollari. In forte rialzo anche Renault (EU:RNO), dopo aver annunciato la vendita di una quota del 26,4% della controllata Renault do Brasil al costruttore cinese Geely Automobile.

    In calo invece Ryanair Holdings (LSE:0A2U), nonostante un aumento del 42% degli utili del primo semestre, a causa dell’avvertimento della compagnia sui rischi esterni e sulla pressione delle tariffe nei prossimi mesi.

  • La Borsa di Milano apre in rialzo trainata da banche e automotive; Campari in calo dopo il sequestro delle azioni

    La Borsa di Milano apre in rialzo trainata da banche e automotive; Campari in calo dopo il sequestro delle azioni

    La Piazza Affari ha aperto la settimana in territorio positivo, in linea con le principali borse europee, mentre gli investitori si concentrano sui risultati trimestrali in assenza di nuovi dati macroeconomici dagli Stati Uniti, ancora bloccati dal prolungato shutdown del governo federale.

    Un segnale moderatamente incoraggiante arriva dal settore manifatturiero italiano, che ha registrato solo una lieve contrazione a ottobre, con il PMI salito a 49,9, indicando un rallentamento del calo rispetto al mese precedente.

    Verso le 10:00 del mattino, l’indice FTSE MIB avanzava dello 0,7%, sostenuto dai rialzi dei titoli bancari e automobilistici, entrambi in crescita di oltre l’1% in media.

    In un contesto complessivamente positivo, spicca il calo di Campari (BIT:CPR), in ribasso di circa 3% dopo un avvio debole. Il titolo risente della notizia diffusa venerdì sera del sequestro, da parte delle autorità italiane, di azioni per 1,3 miliardi di euro detenute dalla controllante Lagfin, nell’ambito di un’indagine per presunta evasione fiscale. Sebbene Campari non sia direttamente coinvolta, JP Morgan ha osservato che “la notizia potrebbe esercitare pressione sul titolo, con un’incertezza che persisterà fino alla risoluzione della controversia fiscale.”

    Il sentiment dei broker è stato invece più positivo per altri titoli. MFE (BIT:MFEA) è salita del 3% dopo che JP Morgan ha avviato la copertura con raccomandazione ‘overweight’, mentre A2A (BIT:A2A) è balzata del 5,7% in seguito al miglioramento del rating da parte di Morgan Stanley, passata da ‘equal weight’ a ‘overweight’.

    Nel comparto auto, Stellantis (BIT:STLAM) ha guadagnato il 2,9%, mentre tra le banche Banca Popolare di Sondrio (BIT:BPSO) e BPER (BIT:BPE) avanzano entrambe di oltre 2%.

    Anche Avio (BIT:AVIO) ha mostrato forte volatilità, con un rialzo del 6,6% in scia alle operazioni legate all’aumento di capitale in corso.

  • L’attività manifatturiera italiana mostra segnali di stabilizzazione a ottobre – PMI

    L’attività manifatturiera italiana mostra segnali di stabilizzazione a ottobre – PMI

    Il settore manifatturiero italiano ha mostrato segnali di stabilizzazione nel mese di ottobre, registrando una contrazione solo lieve e a un ritmo più contenuto rispetto al mese precedente, suggerendo che il rallentamento dell’economia industriale potrebbe star perdendo forza.

    L’Indice dei Responsabili degli Acquisti (PMI) manifatturiero italiano HCOB si è attestato a 49,9 in ottobre, in aumento rispetto a 49,0 di settembre, avvicinandosi alla soglia dei 50 punti che separa la crescita dalla contrazione.

    Un sondaggio Reuters condotto tra otto economisti aveva previsto una lettura di 49,3 per il mese.

    “I dati del PMI di ottobre suggeriscono che il settore manifatturiero italiano potrebbe essere vicino a un punto di svolta,” ha dichiarato Nils Muller, economista presso la Hamburg Commercial Bank AG.

    Ad agosto si era registrato un breve periodo di crescita, con un PMI a 50,4, il primo segnale di espansione da marzo 2024. Tuttavia, l’indice era subito tornato in territorio di contrazione nel mese successivo.

    I dettagli del rapporto offrono un quadro misto: il sottoindice della produzione è salito a 50,6 da 49,2, segnalando una moderata ripresa, mentre l’indicatore dell’occupazione è sceso a 49,8 da 50,5, indicando un leggero calo dei posti di lavoro nelle fabbriche. L’indice dei nuovi ordini è migliorato a 49,7 da 47,6, segnalando ancora una lieve contrazione ma a un ritmo più lento.

    Questi dati arrivano dopo che le statistiche pubblicate la scorsa settimana hanno confermato che l’economia italiana è rimasta ferma nel terzo trimestre, senza crescita rispetto ai tre mesi precedenti, dopo una contrazione dello 0,1% tra aprile e giugno.

    Nelle previsioni di ottobre, il governo italiano ha rivisto leggermente al ribasso la stima di crescita del PIL per il 2025 allo 0,5%, rispetto allo 0,6% previsto ad aprile, riflettendo le persistenti difficoltà economiche.

  • Eni e Petronas formano una nuova joint venture per le attività upstream in Indonesia e Malesia

    Eni e Petronas formano una nuova joint venture per le attività upstream in Indonesia e Malesia

    Eni (BIT:ENI) e la malese Petronas hanno raggiunto un accordo per unire le rispettive attività upstream in Indonesia e Malesia all’interno di una nuova joint venture, segnando un passo importante nel rafforzamento della loro presenza nella regione. L’annuncio è stato dato nella mattinata di lunedì dal gruppo energetico italiano durante ADIPEC, il più importante evento mondiale dedicato all’industria dell’energia.

    La nuova società, provvisoriamente denominata “NewCo”, opererà come entità indipendente e gestirà un portafoglio combinato di 19 asset — 14 in Indonesia e 5 in Malesia — con quello che Eni ha definito un “valore d’impresa significativo”. L’obiettivo della partnership è quello di unire competenze tecniche, solidità finanziaria e conoscenza del territorio per creare sinergie operative e accelerare la transizione energetica nel Sud-Est asiatico.

    Il completamento dell’operazione è previsto nel 2026, una volta ottenute tutte le autorizzazioni regolatorie e governative nei due Paesi.

    Alla Borsa di Milano, le azioni Eni hanno aperto la settimana in rialzo dello 0,5% a 16,034 euro, toccando il livello più alto da settembre 2018.

    Secondo quanto comunicato da Eni, la joint venture sosterrà un piano di investimenti di oltre 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, puntando allo sviluppo di otto nuovi progetti e alla perforazione di 15 pozzi esplorativi. L’obiettivo è portare in produzione circa 3 miliardi di barili equivalenti di petrolio già individuati e valutare ulteriori 10 miliardi di barili di risorse potenziali.

    Le prime attività si concentreranno principalmente sul gas naturale, con una produzione superiore a 300.000 barili equivalenti di petrolio al giorno e l’ambizione di superare i 500.000 barili al giorno di produzione sostenibile nel medio termine.

    Eni ha dichiarato che la nuova struttura consentirà di “ottimizzare l’allocazione del capitale e generare significative sinergie nelle attività di esplorazione, produzione e operations.”
    L’accordo si basa sull’intesa quadro firmata il 17 giugno 2025 e segue il modello di partnership satellitare di Eni, già implementato con successo in Vår Energi (Norvegia), AzuleEnergy (Angola) e Ithaca (Regno Unito).

    “Questo accordo rappresenta un momento di trasformazione per Eni,” ha spiegato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. “Abbiamo unito le forze con PETRONAS per gestire gli asset in Indonesia e Malesia, generando sinergie in termini di asset, competenze e capacità finanziarie. Ci aspettiamo di raggiungere oltre 500.000 barili equivalenti di petrolio al giorno nel medio termine, creando valore per tutti gli stakeholder coinvolti,” ha aggiunto nella dichiarazione.

    Le due società lavoreranno ora per ottenere le necessarie autorizzazioni regolatorie in Malesia e Indonesia, con la chiusura dell’operazione prevista nel 2026.
    Eni ha ribadito il proprio impegno a mantenere un dialogo trasparente con dipendenti, autorità locali, partner e comunità dei Paesi ospitanti, con l’obiettivo di garantire un processo di integrazione sostenibile e di lungo periodo.

  • Le azioni Campari crollano dopo il sequestro di una partecipazione da 1,3 miliardi di euro

    Le azioni Campari crollano dopo il sequestro di una partecipazione da 1,3 miliardi di euro

    Le azioni Campari (BIT:CPR) sono scese bruscamente dopo che le autorità italiane hanno sequestrato una quota rilevante della società detenuta da Lagfin, la holding lussemburghese del presidente Luca Garavoglia, nell’ambito di un’indagine per frode fiscale. Il sequestro, eseguito venerdì 31 ottobre, riguarda titoli per un valore di circa 1,3 miliardi di euro, parte della partecipazione del 52% con cui Garavoglia controlla il gruppo degli spirits.

    La Guardia di Finanza ha comunicato che il sequestro è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza per i reati di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e “responsabilità amministrativa degli enti”, come indicato nella nota della Procura di Monza. Sia Garavoglia che Alberto Giovanni, rappresentante legale di Lagfin, risultano iscritti nel registro degli indagati.

    L’inchiesta è nata da una verifica fiscale avviata dopo la fusione, avvenuta nel 2018, della controllata italiana di Campari in Lagfin. Secondo gli inquirenti, il gruppo non avrebbe dichiarato plusvalenze per oltre 5,3 miliardi di euro soggette alla cosiddetta exit tax, maturate con la fusione e non tassate al momento del trasferimento all’estero. Le autorità sostengono che Lagfin avrebbe trasferito solo formalmente gli asset a una nuova filiale italiana, mentre la gestione effettiva sarebbe rimasta alla casa madre lussemburghese.

    La Guardia di Finanza ha spiegato che il sequestro è stato eseguito “interamente mediante l’apposizione di un vincolo sulle azioni ordinarie di Campari”, fino all’importo del tributo non versato a seguito del trasferimento della società incorporata all’estero.

    La notizia ha avuto un impatto immediato sul mercato: il titolo Campari è sceso del 4% nei primi minuti di contrattazione alla Borsa di Milano, toccando 5,67 euro, risultando il peggiore del FTSE MIB, in rialzo dello 0,7%.

    Il gruppo ha reagito rapidamente diffondendo due comunicati di chiarimento. Nel primo, la società ha precisato che “la controversia non riguarda Davide Campari-Milano NV né il gruppo Campari” e che quindi “non vi sono conseguenze” per le due entità.

    Nel secondo comunicato, che riporta la nota di Lagfin, la holding ha sottolineato che la vicenda “riguarda una controversia fiscale in corso da circa due anni e che non ha mai coinvolto in alcun modo il gruppo Campari.”

    Lagfin ha inoltre dichiarato di essere “certa di aver sempre operato nel pieno rispetto di tutte le normative, incluse quelle fiscali italiane, e si difenderà con calma e rigore in tutte le sedi opportune.”

    La società ha poi aggiunto che “poiché Lagfin detiene più dell’80% dei diritti di voto di Campari, il provvedimento non è assolutamente in grado di incidere sulla partecipazione di controllo di Lagfin in Campari.”

    Tuttavia, alcuni analisti hanno avvertito che la notizia potrebbe pesare sull’andamento del titolo. JP Morgan ha commentato che “sebbene il gruppo Campari non sia coinvolto, la notizia potrebbe esercitare pressione sulle azioni, con un’incertezza che persisterà fino alla risoluzione della controversia fiscale.”

    Secondo le stime di mercato, le azioni sequestrate rappresentano circa il 16% della capitalizzazione di mercato complessiva di Campari — una quota considerata “significativa” nel caso in cui le autorità italiane decidessero di venderle per recuperare le imposte non versate.

    Gli analisti di WebSim Intermonte hanno ricordato che la disputa fiscale tra Lagfin e le autorità italiane “era già nota” e hanno ribadito che “il provvedimento non incide sulla partecipazione di controllo di Lagfin in Campari.”

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq, Wall Street, Futures, Palantir sotto i riflettori; Trump valuta restrizioni sulle esportazioni di chip Nvidia — Cosa muove i mercati oggi

    Dow Jones, S&P, Nasdaq, Wall Street, Futures, Palantir sotto i riflettori; Trump valuta restrizioni sulle esportazioni di chip Nvidia — Cosa muove i mercati oggi

    I futures statunitensi sono rimasti pressoché invariati lunedì, mentre gli investitori si preparano a una nuova ondata di risultati societari e a una possibile scarsità di dati economici chiave a causa del prolungato shutdown del governo. La chiusura, che dura ormai da oltre un mese, rischia di ritardare un altro importante aggiornamento sul mercato del lavoro. Nel frattempo, l’attenzione è puntata sui risultati di Palantir Technologies e sulle recenti dichiarazioni del presidente Donald Trump riguardo a nuove restrizioni sulle esportazioni dei chip di intelligenza artificiale più avanzati di Nvidia.

    Futures stabili

    I futures di Wall Street sono rimasti leggermente positivi all’inizio della settimana, mentre gli investitori valutano le prospettive per i mercati dopo un periodo ricco di trimestrali e decisioni politiche.

    Alle 03:08 ET, i futures sul Dow Jones erano quasi invariati, quelli sull’S&P 500 in rialzo di 3 punti (0,1%) e i futures sul Nasdaq 100 in aumento di 33 punti (0,1%).

    Gli indici principali di Wall Street hanno chiuso la scorsa settimana in rialzo, sostenuti da risultati positivi dei giganti tecnologici, decisioni sui tassi d’interesse delle banche centrali e colloqui commerciali diretti tra Stati Uniti e Cina.

    Il forte rialzo di Amazon (NASDAQ:AMZN), dopo vendite trimestrali migliori del previsto, ha dato slancio ai mercati, compensando i timori legati a Apple (NASDAQ:AAPL), che ha avvertito di problemi nella catena di approvvigionamento in vista delle festività natalizie. Commenti prudenti da parte dei funzionari della Federal Reserve hanno però ridotto l’ottimismo su ulteriori tagli dei tassi entro la fine del 2025.

    Lo shutdown oscura i dati economici

    Gli investitori seguono con attenzione il prolungato shutdown del governo statunitense, ormai vicino a diventare il più lungo nella storia del Paese e responsabile di ritardi nella pubblicazione di importanti rapporti economici.

    L’assenza di dati ufficiali complica la valutazione della politica monetaria da parte della Federal Reserve: i dati sull’inflazione di settembre sono stati pubblicati, ma gli indicatori chiave sull’occupazione non sono ancora disponibili.

    Il consueto report sui salari non agricoli potrebbe subire un rinvio, così come l’indagine JOLTS sulle offerte di lavoro, lasciando i mercati senza informazioni fondamentali sul mercato del lavoro.

    Gli analisti di Vital Knowledge hanno osservato che “in un certo senso, le persone si sentono ancora più confuse di prima”, sottolineando che la mancanza di dati sta privando gli investitori di una chiara direzione per gli ultimi mesi dell’anno.

    Il Wall Street Journal ha riferito che a Washington si stanno facendo progressi verso un accordo per porre fine alla chiusura, ma la richiesta del presidente Donald Trump ai senatori repubblicani di aggirare i democratici ha gettato incertezza sui negoziati.

    Palantir pubblica i risultati dopo la chiusura dei mercati

    Il gruppo di analisi dei dati e software Palantir Technologies (NASDAQ:PLTR) pubblicherà i risultati trimestrali dopo la chiusura dei mercati lunedì.

    L’azienda ha alzato le previsioni annuali per la seconda volta nel 2025, citando una forte domanda per i suoi servizi basati sull’intelligenza artificiale, proveniente sia dal settore pubblico che da quello privato.

    La rinnovata attenzione dell’amministrazione Trump alla sicurezza nazionale e il cambiamento del Pentagono verso fornitori commerciali e “non tradizionali” hanno ulteriormente sostenuto la crescita di Palantir.

    Le azioni della società sono più che raddoppiate quest’anno, spinte dall’entusiasmo degli investitori per il ruolo centrale dell’azienda nel settore dell’intelligenza artificiale e per l’aumento degli investimenti statunitensi in tecnologie legate alla difesa.

    Le stime di consenso di Bloomberg prevedono per il terzo trimestre un utile operativo di 255,6 milioni di dollari su ricavi per 1,09 miliardi di dollari.

    Trump valuta restrizioni sulle esportazioni dei chip Nvidia

    Il presidente Donald Trump ha dichiarato che i processori di intelligenza artificiale più avanzati di Nvidia saranno riservati esclusivamente alle aziende statunitensi, escludendo la Cina e altri Paesi.

    In un’intervista al programma 60 Minutes della CBS e successivamente a bordo dell’Air Force One, Trump ha affermato che i potenti chip Blackwell di Nvidia dovrebbero rimanere sul mercato americano:
    “Non diamo il Blackwell ad altri,” ha detto.

    Trump ha aggiunto che lui e il presidente cinese Xi Jinping non hanno discusso la questione dell’accesso ai chip durante il loro incontro in Corea del Sud la scorsa settimana, nonostante avesse precedentemente suggerito che il tema potesse essere affrontato.

    Le sue ultime dichiarazioni indicano la volontà di introdurre restrizioni più severe sull’esportazione delle tecnologie di intelligenza artificiale prodotte negli Stati Uniti.

    Il petrolio estende i guadagni dopo la decisione dell’OPEC+

    I prezzi del greggio sono saliti lunedì dopo che l’OPEC+ ha deciso di sospendere gli aumenti di produzione previsti per il primo trimestre del 2026, riducendo i timori di eccesso di offerta.

    Il Brent è salito dello 0,7% a 65,20 dollari al barile, mentre il WTI è aumentato dello 0,7% a 61,41 dollari.

    Il gruppo dei produttori — che include l’OPEC e i suoi alleati — ha confermato che aumenterà la produzione di 137.000 barili al giorno a dicembre, mantenendo lo stesso ritmo di ottobre e novembre.

    La decisione di sospendere ulteriori incrementi all’inizio del prossimo anno riflette i timori di un surplus e di una domanda più debole nei mesi invernali. L’OPEC+ ha sottolineato che il periodo da gennaio a marzo rappresenta tradizionalmente il trimestre più debole per il consumo globale di petrolio.

  • DAX, CAC, FTSE100, Borse europee stabili in attesa dei dati manifatturieri

    DAX, CAC, FTSE100, Borse europee stabili in attesa dei dati manifatturieri

    I mercati azionari europei hanno aperto la settimana in modo cauto lunedì, con gli investitori in attesa dei nuovi dati sull’attività manifatturiera della regione per valutare lo stato di salute di questo settore chiave.

    Alle 08:02 GMT, il DAX tedesco è salito dello 0,1%, il FTSE 100 britannico dello 0,2%, mentre il CAC 40 francese è sceso dello 0,1%.

    In attesa dei dati manifatturieri

    Il sentiment di mercato ha subito una lieve flessione nelle prime ore di lunedì dopo che i dati del settore privato hanno mostrato che il comparto manifatturiero cinese è cresciuto a un ritmo inferiore alle attese in ottobre, riflettendo il rallentamento dei prezzi e un indebolimento delle prospettive economiche della seconda economia mondiale.

    Tuttavia, i dati hanno comunque indicato una leggera espansione, in contrasto con l’indice PMI ufficiale del governo pubblicato la scorsa settimana, che aveva segnalato una contrazione.

    Gli investitori attendono ora dati simili sugli indici dei direttori degli acquisti (PMI) provenienti dalle principali economie europee — tra cui Germania, Francia e l’area euro nel complesso — che saranno seguiti da quelli statunitensi.

    La Banca Centrale Europea ha mantenuto invariati i tassi di interesse la scorsa settimana per la terza riunione consecutiva, con i responsabili politici che hanno affermato che la politica monetaria si trova in una “buona posizione”. La prossima e ultima riunione dell’anno della BCE è prevista per dicembre, e molti economisti si aspettano che l’istituto mantenga i tassi stabili anche per gran parte del 2026.

    La Riksbank svedese comunicherà la sua decisione sui tassi mercoledì, seguita dalla Banca d’Inghilterra giovedì.

    I mercati europei hanno sovraperformato a ottobre

    Le borse europee hanno sovraperformato i mercati statunitensi il mese scorso, trainate dai rialzi nel Regno Unito, in Francia e in Spagna, secondo una nota di Barclays pubblicata lunedì.

    La banca ha affermato che gli utili solidi del terzo trimestre e il rinnovato appetito degli investitori hanno sostenuto i rendimenti europei nonostante la volatilità globale.

    A livello mondiale, le azioni “hanno continuato a scalare il muro delle preoccupazioni, toccando nuovi massimi ancora una volta in ottobre”, ha scritto Barclays, aggiungendo che le preoccupazioni per “l’aumento dei default creditizi negli Stati Uniti e le rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno spinto la volatilità intersettoriale verso l’alto”, ma che “il contraccolpo è stato di breve durata.”

    Il rimbalzo, ha spiegato la banca, è stato sostenuto da “utili resilienti del terzo trimestre” e da “venti favorevoli legati all’intelligenza artificiale”, che “li hanno spinti verso i massimi.”

    Aggiornamenti aziendali: Ryanair, PostNL e Heineken

    La giornata di lunedì è stata relativamente tranquilla sul fronte degli utili, ma diverse società pubblicheranno risultati importanti nel corso della settimana.

    Ryanair (NASDAQ:RYAAY) ha registrato un aumento del 42% dell’utile nel primo semestre, ma la compagnia aerea low-cost irlandese ha avvertito che confronti più difficili sui prezzi dei biglietti e i rischi geopolitici potrebbero pesare sulla performance nella seconda metà dell’anno.

    PostNL (EU:PNL) ha riportato una perdita operativa più ampia nel terzo trimestre, poiché i costi più elevati e il calo dei volumi di posta hanno compensato la modesta crescita dei pacchi, mantenendo sotto pressione i risultati del gruppo nonostante un lieve aumento dei ricavi.

    Heineken (EU:HEIA) ha presentato una nuova roadmap al 2030, promettendo vendite più forti e costi più contenuti, con l’obiettivo di risparmiare fino a 500 milioni di euro all’anno entro il 2030, concentrandosi su 17 mercati chiave e su alcuni marchi globali strategici.

    Il petrolio sale mentre l’OPEC+ sospende gli aumenti di produzione

    I prezzi del greggio sono aumentati lunedì dopo che l’OPEC+ ha confermato che sospenderà gli aumenti di produzione nel primo trimestre del prossimo anno, allentando i timori di un eccesso di offerta globale.

    I future sul Brent sono saliti dello 0,7% a 65,20 dollari al barile, mentre il WTI statunitense ha guadagnato lo 0,7% a 61,41 dollari al barile.

    L’alleanza dei produttori di petrolio — che include l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi partner — ha concordato domenica di aumentare la produzione di 137.000 barili al giorno a dicembre, in linea con il ritmo stabilito per ottobre e novembre.

    Sebbene la decisione fosse ampiamente attesa, il gruppo ha anche confermato che sospenderà gli aumenti di produzione nei primi tre mesi del 2026, citando preoccupazioni per un eccesso di offerta e una domanda più debole nei mesi invernali, tradizionalmente i più lenti per il consumo globale di petrolio.

    L’OPEC+ ha osservato che il periodo da gennaio a marzo tende a essere il trimestre più debole per la domanda mondiale di greggio.

  • Il dollaro sale leggermente in attesa dei principali dati economici statunitensi

    Il dollaro sale leggermente in attesa dei principali dati economici statunitensi

    Il dollaro statunitense è salito leggermente lunedì, mantenendosi vicino ai massimi di tre mesi, mentre gli investitori attendono i dati del settore privato che potrebbero offrire nuovi indizi sullo stato di salute dell’economia americana.

    Alle 04:15 ET (09:15 GMT), l’indice del dollaro — che misura il valore del biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute principali — è aumentato dello 0,1% a 99,732, vicino al livello più alto da agosto.

    Gli investitori si concentrano sui dati del settore privato

    Il dollaro ha mantenuto il suo slancio dopo la riunione della Federal Reserve della scorsa settimana, durante la quale i responsabili politici hanno tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, come ampiamente previsto, ma hanno mostrato cautela riguardo a ulteriori riduzioni nel corso dell’anno.

    I trader hanno quindi ridotto le aspettative per un nuovo taglio a dicembre, con i mercati che ora prevedono circa il 68% di probabilità di un’altra mossa.

    Con la chiusura del governo statunitense che potrebbe ritardare la pubblicazione di diversi rapporti chiave sul mercato del lavoro — tra cui i dati sui salari non agricoli di venerdì e quelli sulle offerte di lavoro JOLTS — gli investitori si stanno rivolgendo a fonti private per avere indicazioni sull’andamento economico.

    “Oggi verrà pubblicato l’indice ISM manifatturiero di novembre, che include la componente occupazionale”, hanno scritto gli analisti di ING in una nota. “Non è chiaro se vedremo i dati JOLTS sulle offerte di lavoro domani, ma mercoledì il report mensile sull’occupazione ADP sarà un grande fattore di movimento del mercato – e probabilmente la migliore occasione della settimana perché riparta il trend ribassista del dollaro.”

    Euro sotto pressione vicino ai minimi di tre mesi

    L’euro ha continuato a indebolirsi, con EUR/USD in calo dello 0,2% a 1,1511, il livello più basso in quasi tre mesi. I dati recenti hanno mostrato pochi segnali di ripresa nel settore manifatturiero tedesco, mentre l’attività industriale in Francia è rimasta debole all’inizio del quarto trimestre.

    La scorsa settimana la Banca Centrale Europea ha mantenuto i tassi invariati al 2% per la terza riunione consecutiva, affermando che la politica monetaria si trova in una “buona posizione” poiché i rischi per la crescita sembrano stabilizzarsi.

    “Avremo una fitta agenda di interventi da parte dei membri della BCE”, ha osservato ING. “Tuttavia, la retorica della BCE difficilmente aiuterà l’EUR/USD. Il dibattito si concentra sempre più sulla possibilità che l’inflazione dell’area euro scenda al di sotto delle aspettative e che la BCE debba considerare un ulteriore taglio dei tassi.”

    Nel frattempo, la sterlina britannica è scesa dello 0,2% a 1,3123 in vista della riunione della Banca d’Inghilterra di questa settimana, dove i tassi dovrebbero restare invariati. La valuta è stata inoltre penalizzata dalle tensioni politiche legate alla ministra delle finanze Rachel Reeves, che presenterà il bilancio a fine mese.

    Asia: focus su yen e dollaro australiano

    In Asia, USD/JPY è salito dello 0,1% a 154,20, mantenendo lo yen vicino al livello più debole da febbraio. La Banca del Giappone ha lasciato invariati i tassi d’interesse la scorsa settimana, ma il governatore Kazuo Ueda ha suggerito la possibilità di un aumento, che tuttavia dipenderà dall’andamento dei salari.

    Lo yuan cinese si è leggermente indebolito, con USD/CNY in rialzo a 7,1192 dopo aver toccato un minimo di un anno la scorsa settimana. I dati PMI privati hanno mostrato una crescita più lenta del previsto nel settore manifatturiero cinese a ottobre, pur rimanendo in territorio di espansione — in contrasto con l’indagine ufficiale del governo, che aveva segnalato una contrazione.

    L’AUD/USD è salito dello 0,1% a 0,6552, con l’attenzione rivolta alla riunione della Reserve Bank of Australia di martedì. La banca centrale dovrebbe mantenere invariati i tassi, ma con un tono più aggressivo dopo che l’inflazione del terzo trimestre è risultata superiore alle attese.

  • I prezzi del petrolio in rialzo mentre l’OPEC+ sospende gli aumenti di produzione del primo trimestre

    I prezzi del petrolio in rialzo mentre l’OPEC+ sospende gli aumenti di produzione del primo trimestre

    I prezzi del petrolio sono saliti lunedì dopo che l’OPEC+ ha annunciato il rinvio degli aumenti di produzione previsti per il primo trimestre del prossimo anno, una decisione che ha contribuito ad alleviare i timori di un eccesso di offerta. Tuttavia, i deboli dati manifatturieri provenienti dalle principali economie asiatiche hanno limitato il rialzo.

    Alle 07:22 GMT, i future sul Brent guadagnavano 28 centesimi, ovvero lo 0,43%, a 65,05 dollari al barile, mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) avanzava di 25 centesimi, o 0,41%, a 61,23 dollari.

    L’OPEC e i suoi alleati hanno confermato domenica che procederanno con un incremento della produzione di 137.000 barili al giorno a dicembre — lo stesso livello fissato per ottobre e novembre.

    “Oltre dicembre, a causa della stagionalità, gli otto paesi hanno anche deciso di sospendere gli incrementi di produzione a gennaio, febbraio e marzo 2026”, ha dichiarato il gruppo in un comunicato.

    Warren Patterson, responsabile della ricerca sulle materie prime di ING, ha affermato che la decisione suggerisce che l’OPEC+ riconosce “il grande surplus che il mercato deve affrontare, in particolare all’inizio del prossimo anno”. Ha aggiunto: “Ovviamente, c’è ancora molta incertezza sulla portata del surplus, che dipenderà da quanto saranno dirompenti le sanzioni statunitensi sui flussi di petrolio russo.”

    Helima Croft, responsabile della strategia sulle materie prime di RBC Capital, ha dichiarato che la Russia rimane “una variabile chiave dell’offerta”, alla luce delle ultime sanzioni statunitensi contro i principali produttori Rosneft e Lukoil e dei continui attacchi alle infrastrutture energetiche del paese. “Ci sono solide ragioni per adottare un approccio cauto, dato l’alto livello di incertezza sul quadro dell’offerta nel primo trimestre e l’attesa debolezza della domanda,” ha sottolineato.

    Nel fine settimana, un attacco con droni ucraini ha colpito il terminal petrolifero di Tuapse, uno dei principali porti russi sul Mar Nero, provocando un incendio e danneggiando almeno una nave.

    Nonostante l’aumento di lunedì, Brent e WTI hanno perso oltre il 2% in ottobre, segnando il terzo mese consecutivo di ribassi e toccando un minimo di cinque mesi il 20 ottobre a causa dei timori di eccesso di offerta e delle preoccupazioni sulla crescita globale.

    Un sondaggio Reuters ha mostrato che gli analisti mantengono in gran parte invariate le previsioni sui prezzi del petrolio, osservando che l’aumento della produzione OPEC+ e la debole domanda stanno compensando i rischi geopolitici legati all’offerta. Le stime di surplus di mercato variano tra 190.000 e 3 milioni di barili al giorno.

    I dati della U.S. Energy Information Administration pubblicati venerdì hanno mostrato che la produzione di greggio statunitense è aumentata di 86.000 barili al giorno in agosto, raggiungendo un record di 13,8 milioni di barili al giorno.

    Nel frattempo, i principali centri manifatturieri asiatici hanno continuato a mostrare debolezza in ottobre, con sondaggi che segnalano un calo dell’attività industriale a causa delle tariffe statunitensi e del rallentamento della domanda globale — un fattore chiave per la regione, il più grande mercato mondiale di consumo di petrolio.

    Venerdì, il presidente Donald Trump ha smentito di star considerando attacchi militari all’interno del Venezuela, membro dell’OPEC, tra le crescenti speculazioni secondo cui Washington potrebbe ampliare le operazioni antidroga nel paese.

  • L’oro sale leggermente ma resta sotto pressione per la cautela della Fed e il miglioramento del commercio globale

    L’oro sale leggermente ma resta sotto pressione per la cautela della Fed e il miglioramento del commercio globale

    I prezzi dell’oro sono aumentati leggermente nelle contrattazioni asiatiche di lunedì, anche se il metallo prezioso è rimasto sotto pressione dopo due settimane consecutive di cali. La persistente incertezza sui futuri tagli dei tassi d’interesse negli Stati Uniti e l’allentamento delle tensioni commerciali globali continuano a frenare la domanda di beni rifugio.

    L’oro spot è salito dello 0,4% a 4.017,13 dollari l’oncia alle 01:19 ET (06:19 GMT), mentre i future sull’oro statunitense hanno guadagnato lo 0,8% a 4.027,55 dollari. Nonostante il calo del 2% della scorsa settimana — il secondo consecutivo — l’oro ha comunque registrato quasi un +4% nel mese di ottobre.

    Tono prudente della Fed e distensione commerciale pesano sull’oro

    La decisione della Federal Reserve di ridurre i tassi di 25 punti base la scorsa settimana non è riuscita a sostenere l’oro, poiché il presidente della Fed, Jerome Powell, ha affermato che ulteriori tagli “non sono una conclusione scontata”. Le sue parole, riprese anche da altri funzionari della banca centrale, hanno attenuato le aspettative di ulteriori riduzioni a dicembre, spingendo al rialzo il dollaro USA e mettendo pressione sul metallo.

    L’indice del dollaro statunitense è rimasto vicino ai massimi di tre mesi lunedì, rendendo l’oro più costoso per gli investitori stranieri.

    A pesare ulteriormente sulla domanda di beni rifugio è stato anche il miglioramento del clima commerciale: durante l’incontro di Busan, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping si sono impegnati a ridurre le barriere commerciali. Le discussioni avrebbero incluso accordi preliminari su riduzioni tariffarie e sull’aumento delle importazioni cinesi di beni americani.

    Sebbene i colloqui non abbiano portato a un accordo commerciale completo, il disgelo tra le due maggiori economie mondiali ha calmato i mercati, riducendo l’interesse per l’oro come copertura dal rischio.

    Metalli preziosi in rialzo; rame debole per i dati deludendi della manifattura cinese

    Altri metalli preziosi hanno sovraperformato l’oro. I future sull’argento sono aumentati dell’1,1% a 48,705 dollari l’oncia, mentre quelli sul platino sono saliti dell’1,8% a 1.603,60 dollari. I metalli industriali, invece, sono stati misti: il rame di riferimento alla Borsa di Londra è rimasto stabile a 10.903,20 dollari la tonnellata, mentre i future sul rame USA sono scesi dello 0,1% a 5,11 dollari la libbra.

    Un’indagine privata pubblicata lunedì ha mostrato che il settore manifatturiero cinese è cresciuto meno del previsto in ottobre, poiché la domanda fiacca e i prezzi più bassi hanno continuato a pesare sull’attività industriale e sulla fiducia economica.