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  • Prezzi del petrolio schizzano oltre l’8% dopo gli attacchi aerei israeliani all’Iran

    Prezzi del petrolio schizzano oltre l’8% dopo gli attacchi aerei israeliani all’Iran

    I mercati petroliferi hanno registrato un’impennata significativa nelle prime ore della sessione asiatica di venerdì, in seguito a una vasta operazione militare israeliana contro l’Iran. L’escalation ha alimentato timori di un conflitto più ampio in Medio Oriente e di possibili interruzioni nell’approvvigionamento globale di petrolio.

    Alle 21:22 ET (01:22 GMT), i contratti di luglio sul Brent sono balzati dell’8,5%, toccando 75,15 dollari al barile — il livello più alto dallo scorso febbraio. Parallelamente, i futures sul West Texas Intermediate (WTI) sono aumentati dell’8,4%, a 73,68 dollari al barile.

    Tensioni alle stelle con gli attacchi israeliani all’Iran

    Secondo fonti media, Israele ha lanciato all’alba di venerdì un massiccio attacco aereo preventivo contro il territorio iraniano, colpendo numerose installazioni militari e nucleari. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha avvertito di una risposta imminente da parte di Teheran, con probabili attacchi missilistici e con droni contro la popolazione civile israeliana.

    La capitale iraniana è stata scossa da diverse esplosioni, mentre i media di stato hanno confermato l’attivazione completa dei sistemi di difesa aerea.

    Nonostante l’ampiezza dell’operazione, due funzionari statunitensi hanno dichiarato a Reuters che gli USA non sono coinvolti direttamente, sottolineando che Israele ha agito autonomamente. CNN ha inoltre riferito che l’ex presidente Donald Trump ha convocato una riunione del gabinetto per valutare la situazione in evoluzione.

    L’impennata dei prezzi del petrolio riflette l’ansia degli investitori per le conseguenze geopolitiche, con il timore che un conflitto prolungato tra Israele e Iran possa compromettere gravemente la produzione di greggio e le rotte di trasporto nella regione, arteria fondamentale per l’energia a livello globale.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq e futures in calo, petrolio vola dopo gli attacchi israeliani all’Iran: cosa muove i mercati USA

    Dow Jones, S&P, Nasdaq e futures in calo, petrolio vola dopo gli attacchi israeliani all’Iran: cosa muove i mercati USA

    I futures sulle azioni statunitensi segnano un deciso calo venerdì, mentre gli investitori reagiscono all’aumento delle tensioni in Medio Oriente. Israele ha effettuato un massiccio attacco aereo sull’Iran nelle prime ore di venerdì, colpendo “dozzine” di obiettivi militari e nucleari, facendo schizzare i prezzi del petrolio. Nel frattempo prosegue la ricerca dei dispersi dopo il tragico incidente di un volo Air India, che ha pesato negativamente sulle azioni di Boeing (NYSE:BA) e di altri fornitori di aeromobili.

    Futures in calo

    I futures azionari statunitensi sono scesi mentre i prezzi del petrolio sono saliti dopo l’attacco militare israeliano all’Iran. Alle 03:45 ET, il contratto futures sul Dow Jones era in calo di 449 punti (-1,3%), l’S&P 500 ha perso 83 punti (-1,4%) e il Nasdaq 100 ha ceduto 318 punti (-1,5%).

    Le preoccupazioni per un’escalation nel Medio Oriente — area cruciale per la produzione petrolifera — hanno aumentato l’incertezza degli investitori, già preoccupati per le tensioni commerciali che alcuni temono possano frenare la crescita globale.

    Nonostante ciò, le azioni globali hanno registrato una crescita quasi continua da inizio aprile, con trader che sperano in una politica tariffaria meno aggressiva da parte del presidente Donald Trump. I dati relativi ai prezzi al consumo e alla produzione di maggio, piuttosto contenuti, hanno spinto Wall Street in positivo giovedì.

    Petrolio in rialzo dopo gli attacchi a Iran

    Il prezzo del petrolio è salito vertiginosamente venerdì, dopo il massiccio raid aereo israeliano che ha colpito obiettivi militari e nucleari in Iran.

    “Dopo l’attacco preventivo dello Stato di Israele contro l’Iran, è atteso a breve un attacco missilistico e con droni UAV contro Israele e la sua popolazione civile”, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz.

    Alle 03:02 ET, i futures sul Brent sono saliti del 5,7%, a 73,32 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate ha guadagnato il 6%, a 72,13 dollari. Entrambi i contratti hanno raggiunto i massimi degli ultimi cinque mesi, con gli operatori preoccupati che il conflitto possa interrompere le rotte di spedizione o le infrastrutture petrolifere nel Golfo.

    Aumentando il rischio geopolitico, gli investitori hanno cercato rifugi sicuri come oro e franco svizzero. Anche il rendimento del Treasury decennale USA, che si muove inversamente ai prezzi, è sceso ai minimi di un mese.

    L’Iran ha risposto lanciando circa 100 droni verso il territorio israeliano, secondo un portavoce militare israeliano. Sirene e stato di emergenza sono stati attivati in Israele, in attesa di un imminente contrattacco missilistico e con droni da parte di Teheran.

    I media iraniani hanno confermato che gli attacchi hanno ucciso il comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami e sei scienziati nucleari.

    Incidente Air India: Boeing affonda

    Le azioni Boeing hanno perso oltre il 4% giovedì dopo il drammatico incidente aereo di un volo Air India diretto a Londra Gatwick.

    Secondo Reuters, oltre 240 persone sono morte nel disastro, mentre continuano le ricerche di dispersi e resti dell’aereo.

    Il velivolo, un Boeing 787-8 Dreamliner con circa 242 passeggeri a bordo, è precipitato subito dopo il decollo da Ahmedabad, India occidentale, nell’incidente aereo più grave degli ultimi anni.

    Un solo passeggero è sopravvissuto al crash, avvenuto contro un collegio medico ad Ahmedabad, causando numerose vittime anche a terra.

    Anche GE Aerospace (NYSE:GE), che fornisce i motori GEnx-1B per il 787, e Spirit AeroSystems (NYSE:SPR) hanno visto un calo delle quotazioni dopo l’incidente.

    Risultati Adobe

    Adobe (NASDAQ:ADBE) ha alzato le previsioni annuali dopo aver riportato ricavi del secondo trimestre migliori delle attese, trainati dalla domanda legata all’intelligenza artificiale nel settore digital media.

    Per il 2025, l’azienda ha aggiornato le stime sugli utili per azione rettificati tra 20,50 e 20,70 dollari, su un fatturato di 23,50-23,60 miliardi di dollari, in crescita rispetto alle previsioni precedenti.

    Il segmento digital media è ora atteso tra 17,45 e 17,50 miliardi, rispetto a 17,25-17,40 miliardi in precedenza.

    I ricavi del trimestre sono stati di 5,87 miliardi, oltre le attese medie degli analisti di 5,8 miliardi.

    Tuttavia, le azioni hanno leggermente ceduto nel trading after-hours di venerdì. Gli analisti di Vital Knowledge hanno sottolineato che, sebbene gli investitori dovrebbero essere “relativamente soddisfatti”, le prospettive non sono così brillanti come quelle del gruppo cloud Oracle (NYSE:ORCL), che ha pubblicato i risultati in settimana.

    Attesa per il sentiment Michigan

    Tra i dati economici attesi venerdì, spicca il sondaggio della University of Michigan sul sentiment dei consumatori e le aspettative d’inflazione.

    Gli economisti prevedono un recupero nel mese di giugno, dopo un periodo di peggioramento legato alle preoccupazioni per i dazi di Trump.

    “Rimane comunque un livello contenuto, riflettendo le aspettative d’inflazione ancora elevate”, osservano gli analisti di ING.

    Le aspettative sull’inflazione a un anno si attestano al 6,4%.

    I dati recenti indicano che a maggio la pressione sui prezzi negli USA è stata in larga parte sotto controllo, anche se permangono timori sull’effetto ritardato dei dazi commerciali.

  • Borsa di Milano apre in calo per tensioni geopolitiche, bene Eni e Leonardo

    Borsa di Milano apre in calo per tensioni geopolitiche, bene Eni e Leonardo

    Piazza Affari, insieme alle principali borse europee, ha registrato un avvio di seduta in netto ribasso dopo che l’attacco di Israele all’Iran durante la notte ha scatenato una forte avversione al rischio tra gli investitori.

    Alle 9:20 circa, l’indice FTSE MIB segnava una flessione dell’1,4%.

    Tra i titoli ciclici, particolarmente colpito il comparto bancario con un calo intorno al 2% sull’indice milanese. Male anche il settore automotive, che perde mediamente il 2,2%, con Stellantis (BIT:STLAM) in evidenza per un ribasso del 3% dopo le minacce di nuovi dazi avanzate ieri dal presidente statunitense Donald Trump. In difficoltà anche il lusso, con Ferragamo (BIT:SFER) in calo del 2,8%.

    Tra i pochi segni positivi spiccano Eni (BIT:ENI), che guadagna l’1,8%, e Saipem (BIT:SPMI) con un rialzo dello 0,6%, grazie al forte aumento del prezzo del petrolio causato dalle tensioni in Medio Oriente.

    La situazione geopolitica ha dato impulso anche a Leonardo (+2%), produttore di armamenti, in attesa del vertice NATO di fine giugno che dovrebbe ufficializzare un incremento della spesa militare tra i Paesi membri.

  • Banca Popolare di Sondrio respinge l’offerta di Bper Banca: “non riconosce il valore reale dell’istituto”

    Banca Popolare di Sondrio respinge l’offerta di Bper Banca: “non riconosce il valore reale dell’istituto”

    Il consiglio di amministrazione di Banca Popolare di Sondrio (BIT:BPSO) ha ufficialmente respinto l’offerta pubblica di scambio lanciata da Bper Banca (BIT:BPE), prevista dal 16 giugno all’11 luglio (con possibile proroga). Nel documento approvato e diffuso questa mattina, la banca valtellinese sottolinea come la proposta “non riconosca appieno il valore della banca”.

    BP Sondrio evidenzia che l’annuncio dell’offerta è arrivato prima della presentazione del nuovo piano industriale 2025-2027. Di conseguenza, l’analisi svolta da Bper per definire il corrispettivo “non ha considerato elementi fondamentali e recenti”.

    Il consiglio critica in particolare il premio offerto agli azionisti Popolari, definendolo “molto basso, con pochi precedenti per operazioni di questa natura”. Dal momento dell’annuncio, infatti, il prezzo proposto è sempre stato inferiore al valore di mercato di Sondrio.

    Secondo la banca valtellinese, la valutazione proposta da Bper non riflette adeguatamente le sinergie che potrebbero emergere dall’integrazione delle due realtà. Inoltre, considerando la differenza significativa nel payout dei dividendi tra le due banche, il corrispettivo risulta “diluitivo” per gli azionisti di Sondrio sia in termini di dividendo per azione atteso per il 2025 sia per i dividendi cumulati nel triennio 2025-2027.

    Il documento evidenzia inoltre “elementi di incertezza e rischio” legati alla fusione, specialmente in relazione alla soglia minima di adesione fissata al 50%+1 e al 35%+1 del capitale sociale di Sondrio. Viene poi sottolineata l’assenza di un piano industriale combinato e di informazioni esaustive sulle sinergie attese da parte di Bper.

    Altro aspetto rilevante è l’impatto sull’occupazione: la realizzazione dell’operazione potrebbe infatti avere conseguenze negative sul territorio di riferimento di BP Sondrio, con una possibile riduzione dei posti di lavoro e una strategia focalizzata più sul contenimento dei costi che sulla crescita organica sostenibile.

    Nel piano industriale autonomo di Bper sono infatti previsti obiettivi di razionalizzazione del personale, con sinergie di costo annuali post-integrazione stimate in 190 milioni di euro pre-tasse. Secondo le dichiarazioni del management di Bper, circa il 40% di queste sinergie riguarderà il personale e il restante 60% le spese amministrative, tramite ottimizzazione della rete filiali, riduzione delle spese IT e altre economie.

    BP Sondrio mette in guardia sul rischio significativo di tagli al personale, contrazione della rete distributiva e riduzione delle infrastrutture tecnologiche, con possibili ripercussioni negative su territori, clienti e dipendenti. Questo si pone in netto contrasto con la strategia di assunzioni prevista nel proprio piano industriale 2025-2027, che prevede circa 233 nuove assunzioni, e con la crescita dell’organico degli ultimi cinque anni (circa 406 risorse in più), con particolare attenzione all’inserimento di giovani under 30, che rappresentano l’85% dei nuovi ingressi.

    Nei giorni scorsi Consob ha dato il via libera formale all’operazione. Bper si presenta all’appuntamento di lunedì con una capitalizzazione di quasi 11 miliardi di euro, con un rialzo del 25% da inizio anno, nonostante il calo del 2,5% registrato questa mattina a 7,45 euro. Sondrio, invece, ha visto una crescita del 43%, con un calo del 3% a 11,45 euro in apertura, e una capitalizzazione intorno ai 5,3 miliardi.

    L’offerta prevede un rapporto di cambio di 1,45 azioni ordinarie Bper di nuova emissione per ogni azione Popolare Sondrio conferita. Tuttavia, i prezzi di mercato dei due titoli non si sono ancora allineati a questo rapporto di cambio.

  • L’oro supera l’euro come secondo principale asset di riserva mondiale, secondo la BCE

    L’oro supera l’euro come secondo principale asset di riserva mondiale, secondo la BCE

    L’oro ha superato l’euro, diventando il secondo asset di riserva più detenuto a livello globale dopo il dollaro statunitense, secondo quanto emerge dal nuovo rapporto della Banca Centrale Europea (BCE). Il cambiamento è dovuto a un’ondata di acquisti record da parte delle banche centrali e a un forte aumento del prezzo del metallo prezioso.

    Nel suo rapporto valutario annuale, pubblicato mercoledì, la BCE ha rivelato che, alla fine del 2024, l’oro rappresentava circa il 20% delle riserve ufficiali globali, superando la quota del 16% dell’euro. Il dollaro USA ha mantenuto il primo posto con una quota del 46%, sebbene in leggera ma costante diminuzione.

    «Le banche centrali hanno continuato ad accumulare oro a un ritmo senza precedenti», si legge nel documento. Per il terzo anno consecutivo, gli acquisti globali di oro hanno superato le 1.000 tonnellate — il doppio rispetto al ritmo medio registrato nel decennio 2010-2019.

    Le riserve auree delle banche centrali si stanno avvicinando ai livelli storici visti durante l’era di Bretton Woods. Nel 2024, le riserve globali hanno raggiunto le 36.000 tonnellate, contro le circa 38.000 tonnellate del picco a metà degli anni ’60.

    Secondo il World Gold Council, i principali acquirenti di oro nel 2024 sono stati Polonia, Turchia, India e Cina, che insieme hanno rappresentato circa un quarto degli acquisti globali da parte delle banche centrali.

    La BCE attribuisce l’aumento del peso dell’oro nelle riserve valutarie anche all’impennata del prezzo: nel 2024, il valore dell’oro è cresciuto di quasi il 30%, raggiungendo un massimo storico di 3.500 dollari l’oncia nell’aprile 2025.

    Le tensioni geopolitiche spingono verso la dedollarizzazione

    Il rapporto evidenzia inoltre come l’instabilità geopolitica abbia portato molte banche centrali a diversificare le proprie riserve, riducendo la dipendenza dal dollaro in favore dell’oro.

    La domanda di oro è aumentata sensibilmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, e da allora è rimasta elevata. Secondo la BCE, il metallo giallo è stato storicamente utilizzato come protezione contro le sanzioni economiche, in particolare a partire dal 1999.

    Un sondaggio condotto dalla stessa BCE rivela che circa due terzi delle banche centrali acquistano oro per diversificare le riserve, mentre il 40% lo fa per tutelarsi dai rischi geopolitici.

    I Paesi con legami geopolitici più stretti con Cina e Russia hanno registrato gli aumenti più significativi nella quota di oro detenuto, soprattutto a partire dal quarto trimestre del 2021. Si tratta di un chiaro segnale del processo di dedollarizzazione in atto, in particolare nei mercati emergenti.

    Curiosamente, il tradizionale rapporto inverso tra il prezzo dell’oro e i rendimenti reali si è indebolito nel 2022. Secondo la BCE, questo riflette il nuovo ruolo dell’oro come scudo contro le sanzioni internazionali, più che come semplice copertura dall’inflazione.

    E questa tendenza potrebbe continuare: l’80% dei gestori di riserve ufficiali intervistati dalla BCE afferma che i fattori geopolitici saranno centrali nelle scelte legate all’oro nei prossimi 5-10 anni.

  • DAX, CAC, FTSE100: Le Borse Europee Scendono a Causa delle Tensioni Commerciali USA-Cina

    DAX, CAC, FTSE100: Le Borse Europee Scendono a Causa delle Tensioni Commerciali USA-Cina

    I principali indici europei – DAX, CAC e FTSE 100 – hanno registrato un calo giovedì, appesantiti dalle persistenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e dall’aumento delle tensioni in Medio Oriente, che mantengono alta la cautela tra gli investitori.

    L’accordo quadro annunciato tra Stati Uniti e Cina, ampiamente pubblicizzato, non ha portato sollievo ai mercati, in quanto privo di dettagli concreti.

    Nel frattempo, il presidente americano Donald Trump ha manifestato un calo di fiducia nella possibilità di raggiungere un accordo nucleare con l’Iran, ribadendo che il Paese non deve in alcun modo ottenere armi nucleari.

    Gli Stati Uniti hanno inoltre avviato un’evacuazione parziale della loro ambasciata in Iraq e autorizzato partenze volontarie da Bahrein e Kuwait, citando preoccupazioni crescenti per la sicurezza.

    L’indice paneuropeo STOXX 600 segna un calo dello 0,5%, dopo una flessione dello 0,3% registrata mercoledì.

    Il DAX tedesco scende dello 0,9% e il CAC 40 francese arretra dello 0,4%, mentre l’indice FTSE 100 britannico si muove in controtendenza, guadagnando lo 0,2%.

    La sterlina britannica ha perso terreno a causa delle scommesse su un possibile taglio dei tassi, dopo che i dati ufficiali hanno mostrato una contrazione dell’economia del Regno Unito superiore alle attese nel mese di aprile, dovuta principalmente al calo della produzione nei servizi.

    Il PIL reale è diminuito dello 0,3% su base mensile in aprile, dopo una crescita dello 0,2% registrata a marzo. Si tratta della flessione più marcata da ottobre 2023. Gli analisti si aspettavano una contrazione più contenuta, pari allo 0,1%.

    Hexagon AB (BIT:1HEXA) ha registrato un ribasso dopo aver annunciato un accordo per l’acquisizione della francese APEI, società specializzata nella mappatura aerea.

    Anche Airbus SE (EU:AIR) è scesa dopo una previsione ambiziosa sul futuro dell’aviazione: la società prevede che la flotta globale di aerei commerciali raddoppierà fino a quasi 50.000 unità nei prossimi 20 anni.

    I titoli legati al settore dei viaggi sono in calo, penalizzati da dati deboli sulle tariffe aeree negli Stati Uniti e da timori legati all’aumento dei costi del carburante.

    Al contrario, Tesco (LSE:TSCO), catena britannica di supermercati, ha registrato un forte rialzo dopo che le vendite del primo trimestre hanno superato le aspettative.

    Anche Halma (LSE:HLMA), produttore di dispositivi per la salute e sicurezza, ha segnato un forte rialzo, dopo aver aumentato le previsioni di crescita organica dei ricavi per l’anno fiscale 2026, in seguito a utili annuali rettificati superiori alle attese.

  • Wall Street Prevede un’ Apertura in Calo tra Incertezze Commerciali e Tensioni in Medio Oriente

    Wall Street Prevede un’ Apertura in Calo tra Incertezze Commerciali e Tensioni in Medio Oriente

    I futures sugli indici azionari statunitensi erano in calo nella mattinata di giovedì, suggerendo un avvio debole per la sessione mentre gli investitori continuano a confrontarsi con l’incertezza sulle politiche commerciali globali e con i crescenti rischi geopolitici. I contratti sul Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq indicavano perdite moderate, in continuità con il ritracciamento visto nella seduta precedente.

    Dubbi sull’Accordo Commerciale Zavorrano il Sentimento di Mercato

    Permane lo scetticismo degli investitori sull’intesa preliminare tra Stati Uniti e Cina annunciata mercoledì, poiché mancano ancora dettagli concreti sull’accordo. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che invierà a breve lettere ai principali partner commerciali degli Stati Uniti per illustrare nuove tariffe. Ha anche espresso disponibilità a estendere la sospensione dei dazi prevista per inizio luglio, pur ritenendo che potrebbe non essere necessario.

    Il segretario al Commercio Howard Lutnick ha aggiunto che il piano preliminare include concessioni reciproche sui controlli all’export di tecnologie e beni strategici. Successivamente, Trump ha affermato su Truth Social che l’accordo prevede la fornitura anticipata da parte della Cina di terre rare e magneti, mentre gli Stati Uniti applicheranno un’imposizione tariffaria complessiva del 55%, rispetto al 10% previsto per la Cina.

    Nonostante questi annunci, l’assenza di dettagli e la mancata approvazione ufficiale da parte del presidente cinese Xi Jinping spingono gli investitori verso asset più sicuri.

    Crescita delle Tensioni Geopolitiche Pesa Sui Mercati

    L’aggravarsi della situazione in Medio Oriente contribuisce a peggiorare il clima di incertezza. Un alto funzionario della sicurezza iraniana ha affermato che il Paese è in stato di “massima allerta militare” e ha avvertito che qualsiasi aggressione da parte degli Stati Uniti o di Israele riceverà una risposta rapida e imprevista. In risposta, Trump ha confermato lo spostamento del personale americano dalla regione per motivi di sicurezza.

    Questi sviluppi hanno fatto impennare i prezzi del petrolio, sostenendo i titoli energetici ma accrescendo le preoccupazioni generali sul mercato.

    Volatilità Mercoledì: Rialzi Iniziali Cancellati

    Mercoledì i mercati americani avevano inizialmente registrato un rialzo, favorito da dati sull’inflazione più contenuti delle attese, per poi invertire la rotta e chiudere in territorio negativo. Il Nasdaq ha guidato i ribassi, perdendo 99,11 punti (-0,5%) a 19.615,88. L’S&P 500 è sceso di 16,57 punti (-0,3%) a 6.022,24, mentre il Dow ha ceduto appena 1,10 punti a quota 42.865,77.

    Il calo è stato attribuito in gran parte a prese di profitto, dopo che gli indici avevano toccato i massimi intraday degli ultimi tre mesi.

    Inflazione: Dati Più Leggeri del Previsto

    Secondo il Dipartimento del Lavoro, l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è aumentato dello 0,1% a maggio, al di sotto delle attese degli analisti che prevedevano un +0,2%. Anche l’inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è salita dello 0,1%, meno del previsto.

    Su base annua, l’inflazione complessiva è salita al 2,4% dal 2,3% di aprile, mentre l’inflazione core è rimasta stabile al 2,8%. Gli economisti prevedevano un’accelerazione al 2,9%, quindi i dati suggeriscono una possibile stabilizzazione delle pressioni inflazionistiche, elemento chiave per le prossime decisioni della Federal Reserve sui tassi di interesse.

    Settori in Evidenza: Male le Compagnie Aeree, Bene l’Energia

    Il comparto dei viaggi ha subito forti vendite, con l’indice NYSE Arca Airline in calo del 3,4%. Anche i titoli dell’acciaio hanno perso terreno, facendo scendere l’indice NYSE Arca Steel dell’1,5%.

    Anche i titoli del commercio al dettaglio e dell’edilizia hanno mostrato debolezza nel corso della giornata. Al contrario, i titoli energetici hanno beneficiato del rialzo del greggio, registrando una performance positiva.

  • Borsa di Milano in calo: investitori cauti, giù lusso e auto, il petrolio sostiene Eni

    Borsa di Milano in calo: investitori cauti, giù lusso e auto, il petrolio sostiene Eni

    Le azioni italiane hanno aperto in territorio negativo giovedì, con vendite diffuse a Piazza Affari mentre gli investitori hanno realizzato profitti su più settori. Il clima di mercato si è fatto prudente a causa delle tensioni geopolitiche persistenti e delle incertezze riguardo all’accordo commerciale annunciato tra Stati Uniti e Cina.

    L’incertezza spinge verso asset più sicuri

    L’iniziale ottimismo seguito all’annuncio del presidente americano Donald Trump su un’intesa tariffaria con la Cina si è rapidamente affievolito, poiché manca ancora la conferma ufficiale da parte della leadership cinese. Con dettagli fondamentali ancora poco chiari, gli operatori hanno spostato l’attenzione verso asset meno rischiosi.

    A peggiorare il sentiment sono state le rinnovate tensioni in Medio Oriente, che ieri hanno spinto il Brent al rialzo del 4%, raggiungendo i massimi da oltre due mesi. Il rialzo del greggio ha sostenuto i titoli energetici, ma ha pesato sui settori ciclici.

    Il FTSE MIB scende sotto quota 40.000

    Alle 9:40 ora locale, l’indice FTSE MIB segnava un calo dello 0,82%, scendendo sotto la soglia psicologica dei 40.000 punti, mentre il mercato assumeva un tono ribassista.

    A guidare le perdite sono stati i titoli del lusso, con Salvatore Ferragamo (BIT:SFER) in calo del 3,4% e Moncler (BIT:MONC) in discesa del 2,1%. In difficoltà anche il comparto auto: Stellantis (BIT:STLAM) ha perso il 2%, mentre Ferrari (BIT:RACE) è arretrata del 2,3%.

    Tecnologici e industriali in calo, banche deboli

    STMicroelectronics (BIT:STM) ha registrato un ribasso del 2%, riflettendo la cautela verso il settore tech in vista di un’apertura debole del Nasdaq attesa oggi negli Stati Uniti.

    Vendite consistenti anche su Maire Tecnimont, che ha perso il 3% a €10,93 dopo il collocamento di una quota dell’1,5% tramite procedura ABB a €10,25 per azione, con uno sconto del 9% rispetto alla chiusura precedente. Secondo Equita, lo sconto è probabilmente legato alla liquidità del titolo e alla dimensione del collocamento.

    Deboli anche i titoli bancari, con UniCredit (BIT:UCG) e Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) in calo di circa lo 0,5%.

    Il settore petrolifero beneficia del rialzo del greggio

    In controtendenza rispetto al mercato, i titoli energetici hanno guadagnato terreno. Eni (BIT:ENI) ha segnato un +1,6%, mentre Saipem (BIT:SPM) è salita dello 0,2%, spinte dall’impennata dei prezzi del petrolio, alimentata dalle crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

    Leonardo ancora sotto pressione

    Il titolo Leonardo (BIT:LDO) ha registrato un altro calo, con una flessione dell’1,3%, vittima di prese di beneficio dopo i recenti guadagni e la volatilità persistente.

    Attesa per i dati sulle richieste di sussidi USA

    L’attenzione degli investitori si concentra anche sui dati settimanali relativi alle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, attesi per oggi. Le stime parlano di circa 240.000 richieste iniziali, un dato che potrebbe influenzare le aspettative sul percorso dei tassi d’interesse della Federal Reserve.

  • Banco BPM perde la battaglia legale sul ritardo della scalata UniCredit

    Banco BPM perde la battaglia legale sul ritardo della scalata UniCredit

    Banco BPM (BIT:BAMI) ha subito una battuta d’arresto legale nel tentativo di bloccare l’offerta pubblica di acquisto (OPA) lanciata da UniCredit (BIT:UCG), dopo che il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha respinto la sua richiesta di sospendere il processo dell’offerta.

    La seconda sezione del tribunale ha rigettato il ricorso della banca milanese, confermando che la sospensione dell’OPA resterà in vigore fino al 23 giugno, a seguito del congelamento di 30 giorni disposto da Consob, l’autorità di vigilanza italiana sui mercati.

    Reazione mista del mercato

    Le azioni di Banco BPM hanno perso lo 0,40% giovedì, scambiando a 9,912 euro alla Borsa di Milano. In calo anche i titoli UniCredit, che hanno perso circa lo 0,5% a 56,33 euro.

    Tensioni sul controllo governativo

    Il CEO di UniCredit, Andrea Orcel, ha ribadito le sue preoccupazioni per la mancanza di chiarezza sulle norme italiane del “golden power” — i poteri speciali del governo che possono limitare operazioni straniere o strategiche.

    Mercoledì, Orcel ha avvertito che l’operazione potrebbe saltare se il governo non fornirà indicazioni più precise. “Il golden power è legittimo e comprensibile,” ha detto, “ma se non otteniamo chiarezza, non correremo il rischio — ci tireremo indietro.”

    Ha aggiunto che le probabilità che l’OPA vada avanti nella forma attuale sono “non più del 20%.”

    Prossima tappa legale: 9 luglio

    L’attenzione ora è rivolta al 9 luglio, data in cui sarà discussa in tribunale l’istanza di UniCredit contro le misure di golden power del governo italiano. Questa sentenza potrebbe essere decisiva per il destino della scalata, che ha affrontato crescenti controlli regolamentari e pressioni politiche.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq, Wall Street in apertura in calo tra incertezze commerciali e dati chiave sull’inflazione

    Dow Jones, S&P, Nasdaq, Wall Street in apertura in calo tra incertezze commerciali e dati chiave sull’inflazione

    I futures sulle azioni statunitensi sono scesi giovedì mattina, mentre gli investitori valutavano segnali contrastanti sulla politica commerciale, l’aumento del rischio geopolitico e attendevano nuovi dati sull’inflazione. Il presidente Donald Trump ha suggerito una certa flessibilità nei tempi previsti per i suoi dazi programmati, mentre permangono preoccupazioni per le crescenti tensioni in Medio Oriente.

    Futures indicano un avvio fiacco

    Alle 03:37 ET, 07:37 GMT, i futures sul Dow Jones segnavano -106 punti (-0,3%), quelli sull’S&P 500 -13 punti (-0,2%) e sul Nasdaq 100 -48 punti (-0,2%). Questo segue una seduta moderata di mercoledì, con il Dow stabile e S&P 500 e Nasdaq leggermente in calo.

    I mercati hanno reagito con cautela al dato dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di maggio, più debole del previsto, mentre gli investitori ne valutavano le implicazioni per la politica della Fed e la dinamica economica.

    I negoziati commerciali restano un fattore di rischio

    L’ottimismo su un accordo commerciale tra USA e Cina è mitigato dalla mancanza di dettagli concreti. Pur definendo l’accordo quadro “ottimo”, Trump ha suscitato scetticismo tra gli analisti sulla durata della tregua, soprattutto con le restrizioni ancora vigenti sulle esportazioni di chip per l’intelligenza artificiale.

    A complicare l’incertezza, Trump ha annunciato l’intenzione di inviare lettere a decine di Paesi con proposte di accordi commerciali. Sono in corso trattative con 17 nazioni, ma finora solo il Regno Unito ha concluso un’intesa. Il presidente ha lasciato aperta la possibilità di estendere la sospensione dei dazi attuale, che scade l’8 luglio, ma senza certezze.

    Focus sull’inflazione: attesi i dati PPI

    L’attenzione si sposta ora sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI) di maggio, in uscita oggi. Gli economisti prevedono un aumento mensile modesto dello 0,2%, invertendo il calo dello 0,5% di aprile. Su base annua, il PPI dovrebbe accelerare al 2,6% dal 2,4%.

    Il forte calo dei prezzi all’ingrosso dei servizi, soprattutto nel turismo e nell’ospitalità, ad aprile è stato il più marcato dal 2009. Gli analisti suggeriscono che la diminuzione del turismo rifletta un crescente timore per la direzione della politica internazionale di Trump.

    Poiché componenti come alloggi, tariffe aeree e servizi finanziari influenzano il parametro di inflazione preferito dalla Fed, i dati di oggi potrebbero incidere sulle aspettative sui tassi per la seconda metà dell’anno.

    Oracle alza le previsioni e vola nel trading after-hours

    Oracle Corporation (NYSE:ORCL) è salita nel trading after-hours dopo aver rivisto al rialzo la guidance sui ricavi per l’intero anno. L’azienda tecnologica ora prevede che i ricavi fiscali 2026 supereranno i 67 miliardi di dollari, rispetto alla precedente stima di una crescita annua del 15%, ora quasi al 17%.

    La CEO Safra Catz ha citato la forte domanda per i servizi cloud e le soluzioni di infrastruttura AI di Oracle come principali driver di crescita. La società prevede che i ricavi legati al cloud, comprese applicazioni e infrastruttura, cresceranno di oltre il 40% nel 2026, in forte aumento rispetto al 24% dell’anno scorso.

    Gli analisti hanno accolto positivamente le previsioni ottimistiche, ma hanno sottolineato che soddisfare una domanda così elevata richiederà ingenti investimenti, potenzialmente a discapito della liquidità.

    Prezzi del petrolio in calo per le tensioni geopolitiche

    I prezzi del greggio sono scivolati giovedì mattina, riducendo parte dei guadagni di mercoledì. Il Brent è sceso dell’1,3% a 68,89 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate è calato dell’1,2% a 67,33 dollari.

    Il rally del 4% di mercoledì era stato alimentato dai progressi nei negoziati commerciali USA-Cina e dall’aumento del rischio geopolitico in Medio Oriente. Gli investitori restano tesi dopo che gli Stati Uniti hanno autorizzato la partenza volontaria delle famiglie militari dalla regione, in un contesto di timori per un’escalation del conflitto con l’Iran.