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  • La Borsa di Milano scende per l’escalation delle tensioni in Medio Oriente, bene il petrolio, Stellantis

    La Borsa di Milano scende per l’escalation delle tensioni in Medio Oriente, bene il petrolio, Stellantis

    La Borsa di Milano è partita in calo dopo il rimbalzo di ieri, scossa come gli altri mercati europei dalle crescenti tensioni in Medio Oriente che stanno allontanando gli investitori dagli asset più rischiosi.

    Al contrario, gli scontri tra Israele e Iran stanno alimentando timori su una riduzione dell’offerta di petrolio, sostenendo così i prezzi del greggio.

    Intorno alle 10:10 l’indice Ftse Mib ha perso l’1,1%.

    L’indice bancario ha perso il 2,2%, con UniCredit (BIT:UCG) in calo del 2,7% e Mediobanca (BIT:MB) in flessione dell’1,1%. Anche altre banche europee hanno mostrato debolezza.

    La Borsa di Milano ha iniziato la seduta in calo dopo il rimbalzo di ieri, scossa come gli altri mercati europei dalle crescenti tensioni in Medio Oriente che stanno allontanando gli investitori dagli asset più rischiosi.

    Al contrario, gli scontri tra Israele e Iran stanno alimentando timori su una riduzione dell’offerta di petrolio, sostenendo i prezzi del greggio.

    Intorno alle 10:10 l’indice Ftse Mib ha perso l’1,1%.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq: i mercati reagiscono al conflitto Israele-Iran, ai dati sulle vendite al dettaglio USA e al cambio di rotta della Banca del Giappone

    Dow Jones, S&P, Nasdaq: i mercati reagiscono al conflitto Israele-Iran, ai dati sulle vendite al dettaglio USA e al cambio di rotta della Banca del Giappone

    I future sugli indici statunitensi sono scesi martedì a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente, dove i continui scontri tra Israele e Iran inducono gli investitori alla cautela. Sebbene persistano speranze per un cessate il fuoco, secondo quanto riportato, continuano i colloqui dietro le quinte, inclusa la possibilità di negoziati tra funzionari statunitensi e Teheran. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lasciato anticipatamente il vertice del G7 in Canada, negando che la decisione sia collegata ai negoziati per un cessate il fuoco. Sul fronte economico, l’attenzione si concentra sui dati sulle vendite al dettaglio statunitensi attesi per la giornata, mentre la Banca del Giappone ha annunciato un rallentamento nella riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni a partire dal prossimo anno fiscale.

    Future in calo a causa dei rischi geopolitici

    Nella prima mattinata di martedì, i future del Dow Jones erano in calo di 330 punti (-0,8%), quelli dello S&P 500 scendevano dello 0,7% e quelli del Nasdaq 100 perdevano 157 punti (-0,7%). Questo dopo una giornata positiva a Wall Street lunedì, grazie a un allentamento delle preoccupazioni riguardanti gli scambi di attacchi aerei tra Israele e Iran, secondo gli analisti.

    I commenti di Trump al vertice del G7 hanno suscitato un cauto ottimismo su nuovi accordi commerciali, in particolare con il Canada, nonostante le continue tensioni legate ai dazi. Il Canada, importante fornitore di acciaio e alluminio agli Stati Uniti, è ancora soggetto a tariffe, ma sono in corso trattative che potrebbero portare a un nuovo accordo economico e di sicurezza entro un mese. Trump ha anche firmato un accordo commerciale con il Regno Unito che prevede una riduzione di alcuni dazi all’importazione, sebbene quelli su acciaio e alluminio restino controversi.

    Il conflitto in Medio Oriente si intensifica

    L’esercito israeliano ha annunciato numerosi attacchi contro obiettivi militari iraniani, tra cui depositi e siti di lancio di missili nell’Iran occidentale. Inoltre, le forze israeliane hanno dichiarato di aver ucciso un alto generale iraniano a Teheran durante la notte, anche se l’Iran non ha confermato l’accaduto. Secondo alcune fonti, funzionari statunitensi starebbero valutando l’avvio di colloqui sul nucleare con Teheran, nel tentativo di allentare le tensioni. Tuttavia, Teheran avrebbe posto come condizione che Israele interrompa i suoi attacchi aerei prima di accettare negoziati.

    Il presidente Trump ha mantenuto una linea dura, invitando i civili a evacuare Teheran e insistendo sul fatto che l’Iran non deve arricchire uranio, nonostante le rassicurazioni di Teheran secondo cui non punta alla costruzione di armi nucleari.

    Prezzi di petrolio e oro stabili

    I prezzi del petrolio hanno registrato un leggero aumento in mezzo alla crisi, mentre l’oro è rimasto stabile, continuando a fungere da bene rifugio in un contesto di incertezza geopolitica.

    L’uscita anticipata di Trump dal G7

    Trump ha lasciato il vertice del G7 in anticipo, negando che la sua partenza fosse legata ai negoziati per il cessate il fuoco, definendola invece dovuta a “qualcosa di molto più grande”. Prima della sua partenza, i leader del G7 hanno rilasciato una dichiarazione in cui invitano a una de-escalation del conflitto, riaffermando però il loro sostegno a Israele e condannando l’Iran come forza destabilizzante nella regione.

    L’attenzione si sposta sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti

    Gli investitori attendono ora i dati sulle vendite al dettaglio statunitensi di maggio, con gli economisti che prevedono un calo dello 0,5% su base mensile dopo un aumento dello 0,1% ad aprile. Nonostante le preoccupazioni per i dazi, la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è migliorata a giugno — il primo aumento da sei mesi — grazie in parte alle speranze di una riduzione delle tensioni commerciali con la Cina. Tuttavia, l’aumento dei rischi geopolitici e l’eventuale rialzo dei prezzi del petrolio potrebbero minacciare questo fragile ottimismo.

    La Banca del Giappone rallenta il tapering degli acquisti obbligazionari

    La Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi d’interesse allo 0,5%, come previsto, e ha annunciato un piano per rallentare gradualmente la riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni a partire da aprile 2026, passando da 400 miliardi di yen a 200 miliardi per trimestre. Questo approccio prudente mira a sostenere l’economia limitando al contempo la volatilità del mercato, in un contesto già complicato dai dazi statunitensi.

    La decisione della BOJ arriva poco prima di una serie di importanti riunioni di banche centrali previste per questa settimana, inclusa l’attesa comunicazione della Federal Reserve americana mercoledì.

  • Le Borse europee scendono tra le crescenti tensioni in Medio Oriente mentre inizia la riunione della Fed

    Le Borse europee scendono tra le crescenti tensioni in Medio Oriente mentre inizia la riunione della Fed

    I mercati azionari europei sono scesi bruscamente martedì, scossi dall’escalation della violenza tra Israele e Iran proprio mentre la Federal Reserve ha dato il via alla sua riunione di politica monetaria di due giorni.

    Alle 09:05 CET, il DAX tedesco era in calo dell’1%, il CAC 40 francese perdeva lo 0,8% e il FTSE 100 britannico scendeva dello 0,5%, riflettendo la crescente preoccupazione degli investitori per il potenziale impatto destabilizzante del conflitto sui mercati globali.

    Il conflitto Israele-Iran accresce la cautela degli investitori

    Le ostilità in corso tra Israele e Iran, ora al quinto giorno, hanno oscurato il sentiment di mercato. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha intensificato le preoccupazioni invitando i civili iraniani a evacuare Teheran e abbandonando improvvisamente la sua partecipazione al vertice del G7. Tuttavia, funzionari della Casa Bianca hanno prontamente rassicurato che gli Stati Uniti non intendono partecipare direttamente al conflitto.

    Nel frattempo, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha dichiarato a Fox News che, sebbene Trump cerchi un accordo diplomatico con l’Iran sul suo programma nucleare, gli Stati Uniti restano determinati a proteggere i propri interessi nella regione.

    I Paesi del G7 sostengono Israele

    Il gruppo G7, che riunisce le principali nazioni industrializzate, ha rilasciato una dichiarazione a sostegno di Israele, identificando l’Iran come una forza destabilizzante in Medio Oriente. In questo contesto di tensione, Trump e il primo ministro britannico Keir Starmer hanno annunciato la finalizzazione di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito, riguardante settori come le tariffe automobilistiche e l’aerospaziale, sebbene i dettagli dell’intesa non siano stati resi noti.

    Attesa per la riunione della Federal Reserve

    Gli investitori stanno seguendo con attenzione la riunione della Federal Reserve, in cui i tassi d’interesse dovrebbero rimanere invariati tra il 4,25% e il 4,50%. Il mercato spera in indicazioni su eventuali tagli futuri o sulla possibilità che le incertezze commerciali legate all’amministrazione Trump mantengano la politica monetaria in una posizione di attesa.

    In precedenza, martedì, la Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi di interesse e si è impegnata a continuare l’acquisto di titoli di stato per i prossimi due anni, pur prevedendo un rallentamento del ritmo di acquisto a partire dal 2026. Anche altre banche centrali, tra cui la Bank of England, la Norges Bank, la Riksbank e la Banca nazionale svizzera, hanno decisioni politiche in programma questa settimana.

    Renault affronta un cambio al vertice

    Tra le notizie societarie, spicca la ricerca di un nuovo CEO da parte di Renault, dopo le dimissioni inattese di Luca de Meo. Le azioni Renault sono crollate fino all’8% lunedì, registrando il peggior calo giornaliero dal febbraio 2022. Secondo voci interne, tra i candidati alla successione ci sarebbero Denis Le Vot, veterano del gruppo Renault, e Maxime Picat di Stellantis.

    Prezzi del petrolio stabili nonostante il conflitto

    I mercati petroliferi si sono stabilizzati martedì dopo una precedente fase di volatilità causata dalle preoccupazioni per eventuali interruzioni dell’offerta in Medio Oriente. Alle 09:05 CET, i futures sul Brent sono aumentati dello 0,1% a 73,27 dollari al barile, mentre i futures sul WTI (West Texas Intermediate) hanno guadagnato anch’essi lo 0,1%, raggiungendo i 70,30 dollari al barile. I prezzi erano scesi di oltre l’1% lunedì nella speranza di una de-escalation, ma sono poi risaliti in seguito all’invito di Trump a evacuare Teheran.

  • I titoli delle energie rinnovabili scendono mentre il Senato propone la fine anticipata degli incentivi fiscali per eolico e solare

    I titoli delle energie rinnovabili scendono mentre il Senato propone la fine anticipata degli incentivi fiscali per eolico e solare

    Le azioni delle società attive nel settore dell’energia solare e rinnovabile negli Stati Uniti e in Europa sono crollate martedì, dopo la presentazione di un disegno di legge da parte dei repubblicani al Senato che prevede una fine anticipata degli incentivi fiscali per i progetti eolici e solari. La proposta ha deluso i sostenitori delle energie pulite, che speravano in agevolazioni più generose rispetto ai tagli già approvati dalla Camera.

    Negli Stati Uniti, Sunrun (NASDAQ:RUN) ha perso quasi il 25% nelle contrattazioni pre-market, mentre SolarEdge Technologies (NASDAQ:SEDG) ed Enphase Energy (NASDAQ:ENPH) sono scese rispettivamente di circa il 20% e il 15%. Anche i titoli europei delle rinnovabili sono calati: Orsted (LSE:10CF) ha perso l’1,2%, Nordex (TG:NDX1) circa l’1% e RWE (TG:RWE) l’1,3%.

    Il piano del Senato elimina l’obbligo stringente di avviare la costruzione entro 60 giorni per poter usufruire del credito, ma prevede comunque che gli incentivi fiscali per eolico e solare terminino nel 2028. Al contrario, quelli per il nucleare, l’idroelettrico e la geotermia rimarrebbero attivi fino al 2036, data prevista per la loro eliminazione graduale.

    La proposta fa parte di un pacchetto economico più ampio promosso dal presidente Donald Trump, che mira a smantellare diverse misure incluse nell’Inflation Reduction Act. In particolare, il credito d’imposta di 7.500 dollari per i veicoli elettrici verrebbe eliminato 180 giorni dopo l’entrata in vigore della legge, invece che alla fine dell’anno come previsto dalla versione approvata dalla Camera.

    Il disegno di legge del Senato prevede anche l’abolizione del credito per la produzione di idrogeno, che poteva arrivare fino a 3 dollari al chilogrammo, nonostante l’intensa attività di lobbying da parte di aziende come Plug Power (NASDAQ:PLUG) e di gruppi industriali del settore.

    Inoltre, la proposta elimina gli incentivi sia per i sistemi solari installati in proprietà che per quelli in leasing, una misura che, secondo gli esperti, potrebbe danneggiare gravemente un mercato solare già in difficoltà. L’incertezza normativa in corso ha già contribuito alla bancarotta di Solar Mosaic, uno dei principali operatori nel finanziamento del solare residenziale.

    Diversamente dalla proposta della Camera, il disegno di legge del Senato mantiene gli incentivi per il nucleare eliminando il vincolo, considerato impraticabile, di iniziare la costruzione entro il 2028.

    I legislatori puntano ad approvare la versione del Senato e a rimandarla alla Camera per l’approvazione finale prima della pausa del 4 luglio, anche se ulteriori modifiche sono ancora possibili.

  • Le azioni petrolifere europee salgono in mezzo all’escalation del conflitto Israele-Iran

    Le azioni petrolifere europee salgono in mezzo all’escalation del conflitto Israele-Iran

    Le azioni dei titoli petroliferi europei sono aumentate martedì, spinte dal rialzo dei prezzi del greggio mentre il conflitto tra Israele e Iran è entrato nel suo quinto giorno.

    Grandi aziende energetiche come Shell (LSE:SHEL), BP (LSE:BP.), Galp Energia (EU:GALP), TotalEnergies (EU:TTE), Repsol (BIT:1REP) ed Equinor (NYSE:EQNR) hanno registrato guadagni nei loro titoli azionari.

    Sul campo, l’esercito israeliano ha annunciato numerosi attacchi estesi contro depositi di missili e siti di lancio situati nell’Iran occidentale. L’aeronautica israeliana ha inoltre rivendicato l’uccisione, avvenuta durante la notte, di un alto generale iraniano a Teheran, anche se le autorità iraniane non hanno ancora confermato la notizia.

    Nel frattempo, a Washington sono in corso discussioni sulla possibilità di avviare nuovi negoziati nucleari tra Stati Uniti e Iran. Secondo quanto riportato da Axios, l’inviato statunitense Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi potrebbero incontrarsi a breve, con l’obiettivo di ridurre le tensioni e rilanciare i colloqui sull’accordo nucleare.

    Sebbene i colloqui non siano ancora stati finalizzati, ciò rappresenta un nuovo tentativo da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ridurre le ostilità tra i due Paesi e riportare l’attenzione su soluzioni diplomatiche.

    Secondo i media, l’Iran sarebbe disposto a negoziare a condizione che Israele interrompa i bombardamenti.

    Trump ha mantenuto una posizione ferma nei confronti dell’Iran, esortando tutto il personale a evacuare immediatamente Teheran e criticando il rifiuto iraniano di un precedente accordo nucleare. Il presidente ha ripetutamente dichiarato di opporsi all’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, nonostante le affermazioni di Teheran secondo cui non avrebbe intenzione di sviluppare armi nucleari.

    I prezzi del petrolio hanno registrato forti oscillazioni negli ultimi giorni, mentre i mercati valutano il possibile impatto del conflitto sulle rotte petrolifere mediorientali. Martedì, i prezzi del greggio sono aumentati leggermente a causa delle preoccupazioni geopolitiche.

  • L’oro resta sotto i 3.400 $/oncia mentre i mercati valutano le minacce di Trump e il conflitto Israele-Iran

    L’oro resta sotto i 3.400 $/oncia mentre i mercati valutano le minacce di Trump e il conflitto Israele-Iran

    I prezzi dell’oro sono rimasti stabili durante le contrattazioni asiatiche di martedì, mantenendosi sotto la soglia dei 3.400 dollari per oncia mentre i trader analizzavano segnali contrastanti sul conflitto tra Israele e Iran e attendevano chiarezza sulla politica della Federal Reserve statunitense.

    L’oro spot è salito dello 0,2% a 3.392,25 dollari l’oncia, mentre i futures sull’oro con scadenza ad agosto sono scesi dello 0,2% a 3.410,70 dollari alle 01:12 ET (05:12 GMT). Il metallo aveva superato i 3.450 dollari lunedì, prima di ritirarsi bruscamente in seguito a notizie su possibili colloqui di cessate il fuoco.

    Le tensioni geopolitiche sostengono il metallo, ma persiste l’incertezza

    La volatilità nei mercati dei metalli preziosi è stata alimentata da sviluppi contrastanti in Medio Oriente. Sebbene i primi resoconti suggerissero che l’Iran fosse aperto a un cessate il fuoco, Teheran ha successivamente respinto qualsiasi tregua mentre era sotto attacco israeliano. A peggiorare le tensioni, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che “tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran”, alimentando i timori di un coinvolgimento più diretto degli USA.

    Nonostante gli avvertimenti di Trump, funzionari della Casa Bianca hanno chiarito che gli Stati Uniti non intendono intervenire militarmente. Tuttavia, secondo quanto riportato da Axios, funzionari statunitensi e iraniani starebbero esplorando in modo discreto la possibilità di riaprire un dialogo sia sul cessate il fuoco che sul programma nucleare iraniano. Non è stata fissata alcuna data ufficiale per un incontro.

    Prospettive di mercato più caute

    Il rally dell’oro ha perso slancio a causa dell’incertezza. Gli analisti di Citi hanno avvertito che i prezzi potrebbero scendere sotto i 3.000 dollari l’oncia nei prossimi trimestri, poiché la domanda di beni rifugio si sta affievolendo e l’interesse degli investitori sta diminuendo.

    La decisione della Fed incombe sull’intero mercato dei metalli

    L’intero comparto dei metalli è rimasto sotto pressione in vista dell’annuncio della politica monetaria da parte della Federal Reserve previsto per mercoledì. Anche se non si prevedono cambiamenti nei tassi, i mercati seguiranno da vicino le indicazioni del presidente della Fed, Jerome Powell.

    Nelle altre contrattazioni sui metalli:

    • I futures sul platino sono scesi dello 0,1% a 1.239,90 $/oncia, continuando una lieve correzione dopo i forti rialzi recenti.
    • I futures sull’argento sono saliti dello 0,2% a 36,503 $/oncia.
    • Anche i prezzi del rame si sono indeboliti, con i futures di Londra in calo dello 0,4% a 9.674,75 $ per tonnellata e i contratti statunitensi stabili a 4,8163 $ per libbra.

    Un dollaro più debole ha offerto scarso supporto ai metalli, poiché i trader restano cauti in attesa della decisione della Fed e dell’incertezza geopolitica persistente in Medio Oriente.

  • DAX, CAC, FTSE100: I Mercati Europei Avanzano tra Tensioni Geopolitiche e Attenzione sul G7

    DAX, CAC, FTSE100: I Mercati Europei Avanzano tra Tensioni Geopolitiche e Attenzione sul G7

    Le borse europee hanno aperto in rialzo lunedì, spinte dall’ottimismo degli investitori nei confronti del vertice G7 in corso in Canada, dove i leader mondiali stanno affrontando temi cruciali come la sicurezza internazionale, la stabilità economica e la cooperazione tecnologica. Anche il conflitto in Medio Oriente è atteso come uno dei punti centrali dell’agenda.

    Lo scontro tra Israele e Iran è giunto al suo quarto giorno, segnato da nuovi scambi di missili. Secondo le notizie, gli attacchi iraniani su Tel Aviv, Haifa e Petah Tikva hanno causato almeno cinque morti, decine di feriti e gravi danni a infrastrutture critiche, tra cui una centrale elettrica.

    Gli investitori osservano inoltre con attenzione le prossime decisioni di politica monetaria attese questa settimana da parte delle principali banche centrali: la Federal Reserve, la Banca del Giappone e la Banca d’Inghilterra.

    A livello regionale, il CAC 40 francese guida i rialzi con un aumento dell’1,1%, seguito dal DAX tedesco in crescita dello 0,6% e dal FTSE 100 britannico in rialzo dello 0,5%.

    Tra i titoli in evidenza, Entain (LSE:ENT) ha registrato un forte incremento dopo aver rivisto al rialzo le previsioni di utili annuali per BetMGM, la joint venture statunitense nel settore delle scommesse sportive e del gaming.

    Le azioni di Spectris (LSE:SXS) sono balzate dopo che la società di strumentazione di precisione ha rifiutato una seconda proposta di acquisizione da parte del fondo di private equity KKR, dimostrando fiducia nel proprio valore autonomo.

    Anche Kering (BIT:1KER), il colosso del lusso proprietario di Gucci, ha segnato un forte rialzo a seguito di voci secondo cui l’ex CEO di Renault, Luca de Meo, sarebbe prossimo alla nomina come nuovo amministratore delegato del gruppo.

    Al contrario, le azioni di Renault (EU:RNO) sono scese dopo che l’esecutivo Nissan Ivan Espinosa ha confermato l’intenzione di ridurre la partecipazione della casa giapponese nel costruttore francese, sollevando dubbi sul futuro dell’alleanza tra le due case automobilistiche.

  • Wall Street si prepara a rimbalzare dopo il crollo causato dalle tensioni geopolitiche

    Wall Street si prepara a rimbalzare dopo il crollo causato dalle tensioni geopolitiche

    I futures sugli indici azionari statunitensi indicano un’apertura in rialzo lunedì, suggerendo un possibile rimbalzo dopo il netto calo di venerdì scorso, innescato dall’escalation delle tensioni in Medio Oriente.

    I contratti futures legati al Dow Jones, all’S&P 500 e al Nasdaq mostrano segnali positivi all’inizio della settimana, con gli investitori probabilmente pronti ad approfittare dei ribassi dei prezzi dopo il sell-off legato agli sviluppi geopolitici.

    Il crollo di venerdì è seguito ai raid aerei lanciati da Israele contro obiettivi militari iraniani, tra cui impianti associati a programmi nucleari e missilistici. L’Iran ha risposto lanciando oltre 100 droni verso il territorio israeliano. Gli attacchi hanno provocato la morte di almeno tre alti ufficiali iraniani, alimentando i timori di un conflitto regionale più ampio e facendo schizzare al rialzo il prezzo del petrolio per le preoccupazioni su possibili interruzioni nella fornitura.

    Nonostante la prosecuzione degli scontri tra Iran e Israele nel fine settimana, i mercati sembrano scommettere su un contenimento del conflitto.

    “Nonostante un fine settimana di violenze tra i due Paesi, gli investitori non hanno mostrato segni di panico, a giudicare dai movimenti dei mercati finanziari di lunedì”, ha dichiarato Russ Mould, direttore degli investimenti di AJ Bell.
    Ha però aggiunto: “Il conflitto in Medio Oriente rimane una situazione fluida e c’è il potenziale che i mercati subiscano improvvisi scossoni se la tensione dovesse intensificarsi”.

    Oltre agli sviluppi geopolitici, gli investitori seguiranno con attenzione il vertice del G7 previsto questa settimana in Canada, dove i leader mondiali discuteranno delle questioni commerciali globali. In particolare, i mercati cercano segnali di progresso prima della scadenza della pausa di 90 giorni imposta dal presidente Donald Trump sui dazi “reciproci”, prevista per l’inizio del prossimo mese.

    Anche la Federal Reserve sarà sotto i riflettori con la sua prossima decisione di politica monetaria. Sebbene non siano attesi cambiamenti nei tassi di interesse, i mercati esamineranno attentamente la dichiarazione ufficiale e le nuove previsioni economiche per comprendere meglio le prospettive dell’istituto centrale.

    Venerdì, tutti e tre i principali indici hanno subito forti perdite. Il Dow Jones ha perso 769,83 punti (-1,8%) chiudendo a 42.197,79. Il Nasdaq è sceso di 255,66 punti (-1,3%) a 19.406,83, mentre l’S&P 500 ha registrato un calo di 68,29 punti (-1,1%) chiudendo a 5.976,97.

    Queste perdite hanno cancellato i guadagni precedenti della settimana, portando gli indici in territorio negativo. Il Dow ha chiuso la settimana in calo dell’1,3%, il Nasdaq dello 0,6% e l’S&P 500 dello 0,4%.

    In mezzo alla crisi geopolitica, l’ex presidente Donald Trump è intervenuto su Truth Social, invitando l’Iran a tornare al tavolo delle trattative.

    “Ci sono già stati morte e distruzione in grande quantità, ma c’è ancora tempo per fermare questa carneficina, con attacchi ancora più brutali già pianificati”, ha scritto Trump.
    “L’Iran deve fare un accordo, prima che non resti più nulla, e salvare ciò che un tempo era conosciuto come l’Impero Persiano. Basta morte, basta distruzione, FALLO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.”

    Nel frattempo, i mercati hanno in gran parte ignorato un dato positivo sulla fiducia dei consumatori. L’indice dell’Università del Michigan per il mese di giugno è salito a 60,5 rispetto al valore di 52,2 di maggio, superando ampiamente le aspettative degli analisti, che stimavano un rialzo a 53,5.

    Nonostante questo dato incoraggiante, venerdì la debolezza è stata diffusa. I titoli delle compagnie aeree sono stati tra i più penalizzati, con l’indice NYSE Arca Airline in calo del 4,3%, segnando il livello di chiusura più basso da oltre un mese. Anche i settori dell’hardware informatico e dei semiconduttori hanno subito forti vendite, con gli indici di riferimento in calo rispettivamente del 2,7% e 2,6%.

    Anche i titoli del settore immobiliare, delle reti e finanziari hanno registrato ribassi significativi, mentre i titoli legati all’energia e all’oro sono riusciti a salire, beneficiando della ricerca di asset rifugio da parte degli investitori.

  • Borsa di Milano in rialzo con difesa e banche, bene Leonardo, giù Banca Generali

    Borsa di Milano in rialzo con difesa e banche, bene Leonardo, giù Banca Generali

    Dopo cinque sedute di ribasso, Piazza Affari apre cautamente in positivo, in linea con le altre borse europee, segnalando che gli investitori al momento evitano di proseguire con scommesse al ribasso nonostante i rischi legati a un’escalation delle tensioni in Medio Oriente.

    Nonostante i reciproci attacchi tra Israele e Iran proseguiti durante il fine settimana, i mercati sono stati guidati dalla performance del petrolio, che ha ridimensionato il rally delle sedute precedenti in seguito alla decisione dell’Iran di non bloccare lo Stretto di Hormuz, il più importante punto di passaggio al mondo per il trasporto di greggio.

    «In un mondo che guarda ai PMI e alle guidance trimestrali, la vera azione sui prezzi si gioca su asset tangibili: energia, catene di approvvigionamento critiche, flussi valutari», afferma Alessio Garzone, gestore di portafoglio presso Gamma Capital Markets in una nota di approfondimento sul conflitto Israele-Iran.

    Un trader sottolinea il comportamento pragmatico dei mercati di fronte a questa crisi che, se non dovesse avere impatti significativi su materie prime, commercio e quindi profitti aziendali, potrebbe essere gestita dalle borse senza reazioni di panico.

    Intorno alle 9:50 l’indice Ftse Mib guadagna lo 0,5%, sostenuto in particolare dai titoli bancari, energetici e della difesa.

    Il nuovo fronte bellico e le crescenti aspettative di un aumento della spesa militare stanno sostenendo i titoli del settore difesa come Leonardo, in testa al Ftse Mib con un rialzo dell’1,6%, e Fincantieri (BIT:FCT) con +1,5%.

    Tra le banche, che rimbalzano dopo i forti cali di venerdì, UniCredit (BIT:UCG), Banco Bpm (BIT:BAMI), Pop Sondrio e Bper (BIT:BPE) registrano rialzi superiori all’1%. Mediobanca (BIT:MDBI) è poco mossa, avendo deciso di rinviare al 25 settembre l’assemblea originariamente prevista per oggi sull’approvazione dell’OPA su Banca Generali (BIT:BGN), che scende del 2,1%.

    In rialzo i titoli petroliferi, con Eni (BIT:ENI) e Tenaris (BIT:TEN) in progresso di quasi un punto percentuale, mentre risultano deboli le utility.

  • Rischi per la fornitura di terre rare: Tesla è il vero obiettivo della Cina?

    Rischi per la fornitura di terre rare: Tesla è il vero obiettivo della Cina?

    La Cina ha recentemente concesso licenze di esportazione di terre rare a GM (NYSE:GM), Ford (NYSE:F) e Stellantis (BIT:STLAM), ma ha escluso notevolmente Tesla (NASDAQ:TSLA), sollevando preoccupazioni sul fatto che Tesla possa essere deliberatamente presa di mira nel contesto delle tensioni commerciali in corso e delle dichiarazioni politiche estere molto esplicite del CEO Elon Musk.

    Secondo Wells Fargo, che cita l’esperta Dr.ssa Gracelin Baskaran, Tesla e Rivian sono ancora in attesa delle licenze di esportazione. Questo potrebbe riflettere la strategia della Cina di supportare i produttori nazionali di veicoli elettrici limitando al contempo l’accesso ai concorrenti stranieri.

    La Cina controlla quasi il 100% della fornitura globale di sette elementi critici di terre rare pesanti (REE), essenziali per i motori dei veicoli elettrici e per la manifattura avanzata. Sebbene il settore automobilistico statunitense sia il maggior consumatore, il suo utilizzo rappresenta solo una piccola frazione della produzione globale: circa 6.600 tonnellate su 390.000 tonnellate prodotte lo scorso anno.

    Le restrizioni imposte dalla Cina ad aprile hanno lasciato i produttori automobilistici con solo 2–3 mesi di scorte di riserva, che ora stanno per esaurirsi. Sebbene alcuni produttori statunitensi siano riusciti a mantenere l’attività grazie a sospensioni temporanee del lavoro (furlough), Wells Fargo avverte che si tratta “di un cerotto, non di una soluzione”. I rischi di approvvigionamento potrebbero persistere per due-cinque anni, fino a quando non si svilupperanno nuove capacità produttive al di fuori della Cina.

    Per ora, la selettività della Cina nel concedere licenze e il controllo sull’utilizzo finale significano che Tesla e altri produttori ancora in attesa di accesso potrebbero subire pressioni continue fino a quando le catene di approvvigionamento globali delle terre rare non saranno più diversificate.