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  • Il dollaro scende sull’onda dell’ottimismo per il cessate il fuoco, la sterlina sale con l’inflazione alimentare

    Il dollaro scende sull’onda dell’ottimismo per il cessate il fuoco, la sterlina sale con l’inflazione alimentare

    Il dollaro statunitense ha perso terreno martedì, mentre i mercati globali hanno reagito con favore all’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Iran, innescando un rally di asset rischiosi. L’indice del dollaro è sceso dello 0,3% a 97,752 alle 08:00 GMT, pur mantenendosi in positivo da inizio settimana.

    L’ex presidente USA Donald Trump ha confermato la tregua, attenuando le tensioni geopolitiche che avevano sostenuto il dollaro e spinto i prezzi del petrolio al rialzo. Il calo del greggio ha quindi indebolito il biglietto verde, rafforzando invece le valute più sensibili al rischio.

    Secondo ING, il supporto al dollaro “moderato” costruito nei giorni scorsi “è venuto meno” dopo il ritracciamento del petrolio. L’attenzione ora si sposta sulla testimonianza del presidente della Fed Jerome Powell al Congresso, dove le pressioni di Trump per un taglio dei tassi potrebbero sollevare dubbi sull’indipendenza della banca centrale.

    Sterlina ed euro in ripresa

    • GBP/USD è salito dello 0,7% a 1,3596, con la sterlina spinta dal rialzo dell’inflazione alimentare nel Regno Unito. Secondo Kantar, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 4,7% nelle quattro settimane fino al 15 giugno, il livello più alto da marzo 2024. La notizia potrebbe frenare la Banca d’Inghilterra dal tagliare i tassi nel breve periodo.
    • EUR/USD è avanzato dello 0,1% a 1,1591, sostenuto dal calo dei prezzi dell’energia e dal miglioramento del sentiment delle imprese in Germania. L’indice Ifo è salito a 88,4 in giugno, sopra le attese, con una visione più ottimista per i mesi a venire.

    Yen in recupero, yuan stabile

    • USD/JPY ha perso lo 0,8% a 144,97, con lo yen in rimbalzo dopo i cali precedenti. I mercati attendono ora i dati sull’inflazione a Tokyo, che potrebbero orientare la politica monetaria della Banca del Giappone.
    • USD/CNY è scivolato leggermente a 7,1780, in una sessione tranquilla dopo che la banca centrale cinese ha lasciato invariato il suo tasso di riferimento.
  • Dow Jones, S&P, Nasdaq, Mercati in attesa della reazione dell’Iran agli attacchi USA; sotto osservazione anche i dati PMI

    Dow Jones, S&P, Nasdaq, Mercati in attesa della reazione dell’Iran agli attacchi USA; sotto osservazione anche i dati PMI

    I futures azionari statunitensi mostrano cautela mentre i prezzi del petrolio salgono dopo i colpi improvvisi degli Stati Uniti contro impianti nucleari iraniani nel fine settimana. I mercati globali restano in allerta per l’incertezza sulla possibile risposta di Teheran e sull’impatto sulle forniture mondiali di petrolio e gas. Nel frattempo, il presidente Donald Trump ha accennato a una possibile “cambio di regime” in Iran. Negli Stati Uniti, il Senato si prepara a votare un pacchetto fiscale sostenuto da Trump, mentre gli investitori seguono i dati economici in uscita più tardi oggi.

    Futures azionari quasi fermi

    Mentre gli investitori valutano le conseguenze dell’azione militare americana, i futures sui principali indici USA mostrano variazioni minime. Lunedì mattina il future sul Dow è sceso dello 0,1%, mentre S&P 500 e Nasdaq sono rimasti sostanzialmente invariati. Venerdì Wall Street ha chiuso in calo, tra nervosismo per il conflitto aereo tra Israele e Iran e un possibile coinvolgimento militare USA.

    L’annuncio di Trump sugli attacchi a tre siti nucleari iraniani ha rimosso parte dell’incertezza precedente. Ora i mercati sono concentrati su come questo evento influenzerà il sentiment, le aspettative sull’inflazione e le decisioni sui tassi d’interesse della Fed.

    Prezzi del petrolio in rialzo per rischi geopolitici crescenti

    Il mercato del petrolio ha reagito con un aumento dei prezzi, riflettendo timori di possibili interruzioni delle forniture, soprattutto nello strategico stretto di Hormuz. Gli analisti avvertono che un’impennata dei prezzi potrebbe riaccendere le pressioni inflazionistiche e ritardare eventuali tagli ai tassi da parte della Fed.

    Lunedì mattina il Brent agosto è salito dello 0,8% a 76,11 dollari al barile, mentre il WTI è aumentato dello 0,9% a 74,48 dollari, pur riducendo parte dei guadagni iniziali.

    Warren Patterson, capo strategia materie prime di ING, ha sottolineato come il rischio per l’offerta energetica sia significativamente aumentato a causa delle incertezze sulla risposta iraniana.

    Attesa per la risposta di Teheran

    Teheran non ha ancora chiarito la strategia di risposta ma ha dichiarato di tenere aperte tutte le opzioni di difesa. Il governo iraniano ha lanciato avvertimenti su “conseguenze durature” e intensificato i bombardamenti aerei su Israele, dopo un’escalation iniziata 11 giorni fa.

    I funzionari iraniani hanno definito Trump un “giocatore d’azzardo” e hanno suggerito che gli attacchi del weekend hanno ampliato il raggio dei bersagli militari legittimi. Trump ha invece evocato un cambio di regime in un post sui social.

    Fonti iraniane ipotizzano la possibile chiusura dello stretto di Hormuz, via cruciale per il petrolio globale, e si parla anche di possibili attacchi iraniani a basi militari USA in Medio Oriente.

    Alcuni esperti ritengono che, nonostante l’aumento delle tensioni, gli attacchi abbiano dissipato almeno una parte dell’incertezza sulle intenzioni di Trump, potenzialmente stabilizzando i mercati. Gli analisti di Vital Knowledge hanno evidenziato che, una volta superata la crisi geopolitica, restano però sfide di fondo come dazi e politiche fiscali.

    Il Senato USA pronto a votare il pacchetto fiscale

    Sul fronte interno, il Senato punta a votare questa settimana la sua versione di un grande pacchetto fiscale sostenuto da Trump. La legge prevede l’estensione delle riduzioni fiscali del 2017 e l’aumento della spesa per difesa e sicurezza delle frontiere, bilanciato da tagli a programmi come Medicaid.

    Tuttavia, le regole parlamentari del Senato complicano l’iter, poiché un funzionario indipendente ha dichiarato che alcune misure non rispettano i requisiti di riconciliazione di bilancio, che consentirebbe l’approvazione a maggioranza semplice.

    I repubblicani sperano di usare questa procedura per superare l’opposizione democratica. Il testo dovrà poi tornare alla Camera prima di essere firmato da Trump entro il 4 luglio.

    Focus sui dati economici: PMI di giugno

    Gli investitori guardano anche ai dati sull’attività economica di giugno, con gli indici PMI manifatturiero e servizi di S&P Global in calo previsto. Il manifatturiero dovrebbe scendere a 51,1 da 52, mentre i servizi dovrebbero passare da 53,7 a 52,9.

    Questi dati anticipano altre importanti uscite settimanali, come la fiducia dei consumatori di martedì e i dati sull’inflazione di venerdì, che la Fed monitora attentamente.

    La fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è diminuita negli ultimi mesi, per timori legati all’impatto dei dazi sull’inflazione e crescita. Tuttavia, i prezzi sono rimasti relativamente stabili, con nuove speranze per una distensione nelle tensioni commerciali tra USA e Cina.

  • Eni cede il 20% di Plenitude ad Ares in un’operazione da 2 miliardi

    Eni cede il 20% di Plenitude ad Ares in un’operazione da 2 miliardi

    Eni (BIT:ENI) ha siglato un accordo con i fondi Ares Management, parte di Alternative Credit, per la vendita di una quota del 20% nella controllata Plenitude, per un controvalore vicino a 2 miliardi di euro.

    L’operazione, annunciata oggi da Eni, valuta Plenitude con un equity value di 10 miliardi di euro e un enterprise value superiore ai 12 miliardi.

    Secondo gli analisti di WebSim Intermonte, questa valutazione si allinea con i multipli EV/EBITDA previsti per il 2025 (10,9 volte) e per il 2028 (6,3 volte), basandosi sugli obiettivi di Eni, che prevede un EBITDA superiore a 1,1 miliardi nel 2025 e 1,9 miliardi nel 2028. Gli esperti confermano il prezzo obiettivo di 13,50 euro sul titolo Eni con raccomandazione neutrale.

    Sul mercato, dopo una partenza positiva favorita anche dall’aumento dei prezzi del petrolio legato all’escalation del conflitto tra Israele e Iran, le azioni Eni (BIT:ENI) hanno chiuso in leggero ribasso, a 14,44 euro (-0,50%).

    L’operazione rientra nella strategia di lungo termine di Eni, che mira a trovare partner per sviluppare congiuntamente le attività, secondo il modello “satellite” dell’azienda. L’accordo segue l’ingresso nel capitale di Plenitude da parte del fondo svizzero Energy Infrastructure Partners (EIP), che lo scorso novembre ha aumentato la sua partecipazione dal 7,6% al 10% tramite un aumento di capitale da circa 209 milioni, portando l’investimento totale a 800 milioni (equity value 8 miliardi, EV 10 miliardi).

    Francesco Gattei, Chief Transition & Financial Officer di Eni, ha definito l’accordo “una conferma dell’elevata attrattività del modello di business di Plenitude, società satellite nata pochi anni fa per valorizzare asset ad alto potenziale, creare valore e contribuire agli obiettivi di riduzione delle emissioni nette Scope 3. Oggi diamo il benvenuto a un nuovo partner internazionale di primo piano che accompagnerà Plenitude nella sua importante crescita futura”.

    Il completamento della transazione è subordinato alle autorizzazioni delle autorità competenti; Mediobanca (BIT:MB) ha agito come advisor finanziario di Eni.

    Plenitude opera in oltre 15 Paesi nel mondo, integrando la produzione di energia da fonti rinnovabili con oltre 4 GW di capacità installata, la vendita di energia e soluzioni energetiche in Europa, con oltre 10 milioni di clienti e una rete di 21.500 punti di ricarica per veicoli elettrici. L’obiettivo è raggiungere 10 GW di capacità rinnovabile e superare gli 11 milioni di clienti entro il 2028.

    I fondi Ares sono affiliati ad Ares Management Corporation, un gestore globale di investimenti alternativi, che offre soluzioni d’investimento primarie e secondarie nei settori del credito, real estate, private equity e infrastrutture. Al 31 marzo 2025, la piattaforma gestiva circa 546 miliardi di dollari di asset, operando in Nord America, Sud America, Europa, Asia Pacifico e Medio Oriente.

  • Piazza Affari in calo con l’Europa dopo il raid USA in Iran, Stellantis sotto pressione

    Piazza Affari in calo con l’Europa dopo il raid USA in Iran, Stellantis sotto pressione

    La Borsa di Milano apre la settimana con il segno meno, seguendo il trend negativo degli altri listini europei, mentre crescono le tensioni geopolitiche dopo l’attacco statunitense contro siti nucleari in Iran nel fine settimana. L’incertezza sull’evoluzione del conflitto alimenta la prudenza tra gli investitori.

    Alle 9:15, l’indice FTSE MIB segna un calo dell’1%, in linea con le perdite osservate nelle principali piazze europee.

    In controtendenza si muove il settore energetico, sostenuto dal rialzo del greggio. Saipem (BIT:SPM), Eni (BIT:ENI) e Tenaris (BIT:TEN) mostrano maggiore tenuta rispetto al mercato, beneficiando della possibilità di margini in espansione nel breve periodo. Eni resta invariata dopo aver ufficializzato la vendita del 20% di Plenitude ai fondi Ares, a una valutazione considerata coerente con le aspettative del mercato.

    Il comparto bancario registra una flessione dello 0,8%, mentre l’automotive cede lo 0,9%. In particolare, Stellantis (BIT:STLAM) si distingue in negativo, con una perdita del 2% dopo un crollo iniziale che ha sfiorato il -5,7%, portando a una sospensione temporanea del titolo.

    Il gruppo automobilistico ha annunciato oggi la nomina ufficiale del nuovo CEO, Antonio Filosa, che ha presentato la sua nuova squadra dirigenziale, composta interamente da figure interne all’azienda. Filosa manterrà inoltre la responsabilità diretta per il mercato nordamericano e per i brand statunitensi del gruppo.

  • I mercati europei restano stabili tra le tensioni geopolitiche dopo gli attacchi USA all’Iran

    I mercati europei restano stabili tra le tensioni geopolitiche dopo gli attacchi USA all’Iran

    Le borse europee hanno registrato movimenti contenuti lunedì mattina, mentre gli investitori valutavano le implicazioni geopolitiche dei raid aerei statunitensi contro siti nucleari iraniani avvenuti nel fine settimana.

    Alle 08:06 GMT, l’indice paneuropeo Stoxx 600 è salito dello 0,04% a 536,74, riflettendo un atteggiamento di cauta fiducia. Gli indici nazionali principali, tra cui il CAC 40 francese e il FTSE 100 britannico, sono rimasti perlopiù invariati, mentre il DAX tedesco ha guadagnato lo 0,1%.

    La reazione contenuta è arrivata dopo che il presidente Donald Trump ha autorizzato il bombardamento di tre siti nucleari iraniani sabato scorso, aggravando la tensione già esistente tra Teheran e Israele. Sebbene l’Iran non abbia ancora risposto ufficialmente, ha minacciato “conseguenze permanenti” e ha intensificato gli attacchi contro obiettivi israeliani, accusando Israele di aver dato il via alle ostilità undici giorni prima.

    La leadership iraniana non ha escluso alcuna opzione, e i media locali hanno riportato che il paese starebbe valutando la chiusura dello Stretto di Hormuz, un passaggio strategico per il trasporto globale di petrolio. Vi sono anche speculazioni su possibili attacchi contro basi militari statunitensi nella regione.

    Nonostante l’escalation, alcuni osservatori mantengono una visione più moderata. Alcuni analisti hanno notato che, sebbene le tensioni in Medio Oriente restino elevate, è stata eliminata l’incertezza immediata sull’eventualità di un’azione militare da parte degli Stati Uniti. Al momento, i mercati sembrano puntare su un conflitto circoscritto.

    I mercati petroliferi reagiscono con volatilità

    Gli operatori del settore energetico stanno monitorando da vicino gli sviluppi, dati i rischi per i flussi globali di petrolio. Sebbene i future sul Brent e sul WTI siano inizialmente saliti, entrambi hanno poi ridotto parte dei guadagni entro la tarda mattinata di lunedì.

    Alle 03:38 ET, il Brent con consegna ad agosto era in rialzo dello 0,8% a 76,11 dollari al barile, mentre il WTI guadagnava lo 0,9% a 74,48 dollari.

    Permangono i timori che un’ulteriore escalation, soprattutto nello Stretto di Hormuz, possa causare interruzioni nelle esportazioni petrolifere e riaccendere pressioni inflazionistiche, influenzando le prossime mosse della Federal Reserve in materia di tassi di interesse. Tutti gli occhi sono ora puntati su come risponderà l’Iran — e se il conflitto si estenderà o rimarrà contenuto.

  • I prezzi del petrolio salgono con le tensioni USA-Iran, poi riducono i guadagni

    I prezzi del petrolio salgono con le tensioni USA-Iran, poi riducono i guadagni

    I prezzi del petrolio sono aumentati all’inizio delle contrattazioni asiatiche di lunedì, spinti dalle crescenti tensioni geopolitiche dopo gli attacchi aerei statunitensi contro siti nucleari iraniani, che hanno alimentato i timori di interruzioni dell’offerta in Medio Oriente. Tuttavia, il greggio ha successivamente ridotto parte dei guadagni iniziali.

    Alle 00:05 GMT, i future sul Brent con consegna ad agosto erano in rialzo del 2,4% a 79,00 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) guadagnava il 2,5% a 73,84 dollari. Entrambi i benchmark avevano toccato un picco intraday vicino al +4%, con il Brent che si era brevemente avvicinato agli 81 dollari, segnando il livello più alto degli ultimi quattro mesi.

    La volatilità è seguita alla notizia degli attacchi statunitensi del fine settimana, che hanno colpito importanti infrastrutture nucleari iraniane. In risposta, Teheran ha minacciato ritorsioni, facendo crescere l’incertezza sul futuro della stabilità regionale e delle esportazioni energetiche.

    Secondo i media iraniani, l’Iran starebbe valutando la possibilità di bloccare lo Stretto di Hormuz—un passaggio marittimo strategico attraverso cui transita una quota significativa delle forniture mondiali di petrolio. Un’eventuale chiusura avrebbe gravi ripercussioni sui flussi energetici globali.

    Il conflitto militare tra Iran e Israele, giunto all’undicesimo giorno, ha già innescato nervosismo nei mercati. L’intensificarsi delle ostilità tra Teheran e Washington potrebbe inoltre portare a nuove sanzioni statunitensi contro il settore petrolifero iraniano, limitando ulteriormente le forniture dirette verso Asia ed Europa.

    Gli analisti osservano con attenzione come si evolverà la risposta dell’Iran. Alcune indiscrezioni non confermate parlano della possibilità che Teheran possa prendere di mira basi militari statunitensi nella regione.

    Secondo ANZ, l’intervento militare degli Stati Uniti rappresenta una “grave escalation”, e gli analisti prevedono che il prezzo del petrolio possa stabilizzarsi tra i 90 e i 95 dollari al barile se la situazione continuerà a peggiorare. Hanno inoltre sottolineato il rischio crescente di un’interruzione dei flussi nello Stretto di Hormuz, mentre ritengono improbabile una ripresa dei colloqui nucleari tra Iran e Stati Uniti nel breve termine.

  • Tesla guadagna terreno in Borsa con il lancio del servizio Robotaxi ad Austin

    Tesla guadagna terreno in Borsa con il lancio del servizio Robotaxi ad Austin

    Le azioni di Tesla (NASDAQ:TSLA)hanno registrato un leggero rialzo nel pre-market di lunedì, in seguito all’avvio del suo servizio Robotaxi in fase pilota ad Austin, Texas. Il test coinvolge una flotta limitata di 10-20 Model Y, operative in aree geograficamente delimitate della città.

    Il servizio di trasporto autonomo non copre ancora le tratte da/per l’aeroporto e prevede misure di sicurezza, tra cui un supervisore a bordo nel sedile passeggero anteriore e un controllo da remoto. Tuttavia, il supervisore non interviene attivamente durante i viaggi.

    Secondo RBC Capital Markets, la reazione iniziale degli investitori è stata neutra, poiché la struttura del lancio era già attesa. La novità è rappresentata dalla presenza combinata di un monitor in auto e una supervisione remota.

    RBC continua a considerare la guida autonoma un elemento cruciale per la valorizzazione futura di Tesla, stimando che potrebbe rappresentare fino al 60% della valutazione dell’azienda. L’approccio di Tesla, basato su telecamere e apprendimento automatico, potrebbe offrire vantaggi economici rispetto a soluzioni concorrenti più costose basate su lidar e radar.

    Gli analisti di Wedbush, che hanno testato il servizio in prima persona, si sono dichiarati colpiti, definendo l’esperienza “confortevole, sicura e personalizzata”, e sottolineando la capacità del veicolo di gestire condizioni urbane complesse.

    Lo stesso giorno del lancio, il Texas ha approvato una legge che impone l’ottenimento di un’autorizzazione statale per operare servizi senza conducente umano. La norma entrerà in vigore il 1° settembre.

    Anche se il prototipo dedicato, chiamato “cybercab”, non è ancora in funzione, gli analisti vedono in questo debutto un passo iniziale verso l’espansione della piattaforma di mobilità autonoma di Tesla

  • L’oro cala mentre gli investitori si rifugiano nel dollaro dopo gli attacchi USA all’Iran

    L’oro cala mentre gli investitori si rifugiano nel dollaro dopo gli attacchi USA all’Iran

    I prezzi dell’oro sono scesi leggermente durante le prime ore di contrattazione asiatica di lunedì, poiché la domanda di beni rifugio si è spostata sul dollaro statunitense a seguito degli attacchi militari americani contro impianti nucleari iraniani. L’escalation delle tensioni geopolitiche ha rafforzato la fiducia nel dollaro, smorzando il recente slancio dell’oro.

    L’oro spot ha perso lo 0,2% a 3.360,11 dollari l’oncia, mentre i future sull’oro sono scesi dello 0,3% a 3.374,72 dollari alle 01:08 ET (05:08 GMT). Nonostante il calo, il metallo prezioso rimane su livelli elevati rispetto all’inizio del mese, sostenuto dall’instabilità legata al conflitto Israele-Iran.

    La forza del dollaro pesa sui metalli preziosi

    Il principale fattore del calo dell’oro è stato il rafforzamento del dollaro, che ha guadagnato oltre lo 0,3% contro un paniere di valute principali. La valuta statunitense ha beneficiato delle tensioni in Medio Oriente e delle aspettative che le pressioni inflazionistiche possano mantenere alti i tassi d’interesse USA.

    Nel fine settimana, gli Stati Uniti hanno colpito tre impianti nucleari iraniani. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che gli attacchi hanno neutralizzato le strutture, bloccando i presunti programmi nucleari di Teheran, che però continua a negare ogni accusa.

    L’azione militare rappresenta una seria escalation, con l’Iran che ha minacciato ritorsioni, incluso il blocco dello Stretto di Hormuz — una rotta marittima cruciale per le esportazioni mondiali di petrolio. Queste tensioni hanno fatto aumentare i prezzi del greggio, alimentando i timori d’inflazione e sostenendo ulteriormente il dollaro.

    I mercati attendono i commenti della Fed

    Gli investitori ora guardano ai prossimi interventi dei funzionari della Federal Reserve, in particolare alla testimonianza del presidente Jerome Powell prevista da martedì. Il recente atteggiamento prudente della Fed sui tagli ai tassi ha già favorito il dollaro.

    Platino e argento ritracciano dai massimi

    Anche gli altri metalli preziosi e industriali hanno registrato leggere correzioni. I future sul platino sono calati dello 0,1% a 1.263,15 dollari l’oncia, dopo aver toccato un massimo quadriennale la scorsa settimana. I future sull’argento sono saliti dello 0,1% a 36,05 dollari, restando vicini ai massimi da oltre 13 anni.

    Tra i metalli di base, il rame ha mostrato un lieve ribasso: i future sulla London Metal Exchange sono scesi dello 0,1% a 9.643,15 dollari a tonnellata, mentre quelli americani sono calati dello 0,3% a 4,820 dollari per libbra.

  • Il CEO di UniCredit segnala un possibile ritiro dell’offerta per Banco BPM

    Il CEO di UniCredit segnala un possibile ritiro dell’offerta per Banco BPM

    UniCredit (BIT:UCG) potrebbe ritirare la sua offerta per acquisire il più piccolo rivale italiano Banco BPM (BIT:BAMI), secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato della banca.

    In un’intervista di venerdì al quotidiano italiano La Repubblica, Andrea Orcel, CEO di UniCredit, ha spiegato che, sebbene la banca rimanga impegnata a superare le sfide regolamentari e i ricorsi giudiziari che stanno rallentando l’acquisizione, il mancato superamento di tali ostacoli potrebbe portare all’abbandono dell’accordo.

    “Se non riusciremo a superare questi ostacoli, cosa che sembra probabile, dovremo ritirarci,” ha detto Orcel.

    Questo suggerisce che la fusione proposta tra i due istituti bancari italiani sta incontrando seri impedimenti regolamentari che potrebbero infine bloccare la transazione.

  • Bitcoin si mantiene stabile vicino a 104.000 dollari mentre i commenti di Trump sull’Iran offrono un sollievo limitato

    Bitcoin si mantiene stabile vicino a 104.000 dollari mentre i commenti di Trump sull’Iran offrono un sollievo limitato

    Bitcoin è leggermente scivolato venerdì, con il mercato delle criptovalute più ampio che ha mostrato pochi movimenti nonostante un miglioramento del sentiment di rischio dopo la decisione del presidente statunitense Donald Trump di rinviare la decisione su un attacco all’Iran.

    La criptovaluta più grande era diretta verso una seconda settimana consecutiva di lievi cali, oscillando in un intervallo ristretto da quando ha raggiunto i massimi storici all’inizio di giugno. Bitcoin è sceso dello 0,3% a 104.580,40 dollari alle 01:58 ET (05:58 GMT).

    I volumi di scambio contenuti riflettevano la festività del mercato statunitense di giovedì, mentre i commenti “falchi” della Federal Reserve all’inizio di questa settimana continuavano a pesare sul sentiment crypto.

    Performance settimanale di Bitcoin e reazione del mercato ai commenti sull’Iran

    Bitcoin è calato di circa lo 0,8% questa settimana, oscillando tra 103.000 e 108.000 dollari per la maggior parte di giugno. Il mercato ha mostrato scarso entusiasmo dopo che Trump ha detto che avrebbe deciso entro “due settimane” se coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto Israele-Iran.

    Mentre altri asset rischiosi, comprese azioni e valute asiatiche, hanno guadagnato dopo l’annuncio, il prezzo dell’oro è sceso. Il rinvio ha alleviato i timori di un attacco imminente degli Stati Uniti all’Iran, che avrebbe potuto intensificare notevolmente il conflitto. Tuttavia, il termine “due settimane” di Trump rimane ambiguo, poiché il presidente ha usato questa espressione in passato per posticipare decisioni politiche chiave.

    Altcoin in trading laterale in un contesto di sentiment “falco” della Fed

    La maggior parte delle altcoin è rimasta in range stretti venerdì, proseguendo una performance contenuta dopo la recente posizione “falco” della Fed che ha destabilizzato i mercati speculativi.

    • Ethereum è rimasto stabile a 2.520,12 dollari
    • XRP è sceso dello 0,2% a 2,15 dollari
    • Solana è salita dello 0,2%
    • Cardano è calata dello 0,9%
    • Dogecoin è sceso dell’1,1%
    • Il meme token $TRUMP ha perso l’1,6%

    La Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse fermi questa settimana, ma ha indicato nessun allentamento a breve termine, citando rischi persistenti di inflazione. Pur prevedendo due tagli ai tassi nel 2025, ha rivisto al ribasso le previsioni per il 2026.

    Tassi di interesse mantenuti alti a lungo tendono a mettere pressione sugli asset speculativi come le criptovalute, limitando il capitale disponibile per gli investimenti. Le aggressive strette sui tassi della Fed nel 2022 e 2023 avevano precedentemente causato un prolungato calo delle crypto, seguito da un parziale recupero a fine 2023 e nel 2024.