Gli indici azionari europei hanno chiuso in calo giovedì, seguendo la forte vendita a Wall Street, mentre aumentano le preoccupazioni per il crescente deficit di bilancio degli Stati Uniti.
Alle 03:05 ET, l’indice DAX in Germania è sceso dello 0,4%, il CAC 40 in Francia ha perso lo 0,4% e il FTSE 100 nel Regno Unito è calato dello 0,3%.
Vendite a Wall Street influenzano l’Europa
Le azioni europee hanno seguito la tendenza negativa degli Stati Uniti giovedì, in un contesto di timori che una nuova legge fiscale statunitense possa aggravare il già enorme deficit del paese, motivo principale del taglio del rating creditizio AAA da parte di Moody’s la scorsa settimana, a causa dell’aumento del debito.
La Camera dei Rappresentanti è pronta a votare a breve su un ampio disegno di legge che prevede tagli fiscali e maggiori spese, dopo che una commissione controllata dai Repubblicani ha approvato il provvedimento.
La legge estenderebbe i tagli fiscali introdotti da Trump nel 2017, aggiungendo 3,8 trilioni di dollari ai 36,2 trilioni di debito statunitense nei prossimi dieci anni, secondo l’Ufficio Bilancio del Congresso, organismo neutrale.
Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase (NYSE:JPM), ha detto a Bloomberg News che non esclude la possibilità che l’economia USA entri in stagflazione, vista l’esposizione a rischi geopolitici, deficit e pressioni sui prezzi.
La pace in Ucraina sembra lontana
A pesare sul sentiment degli investitori è anche la ridotta probabilità di una rapida conclusione dei negoziati di pace tra Ucraina e Russia.
Il Wall Street Journal ha riportato mercoledì che il presidente Donald Trump ha detto ai leader europei in una chiamata privata lunedì che Vladimir Putin non crede che la guerra in Ucraina debba finire, poiché pensa di stare vincendo.
Il commento, avvenuto durante una conference call a cui hanno partecipato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei, rappresenta un cambio rispetto alle precedenti dichiarazioni pubbliche di Trump, in cui suggeriva che Putin fosse aperto alla pace.
Attenzione ai dati PMI della zona euro
Il momento clou dei dati economici di giovedì sarà rappresentato dagli indici PMI dei settori manifatturiero e dei servizi relativi a maggio, con previsioni che indicano una sostanziale stabilità dell’attività economica in Eurozona e Germania rispetto al mese precedente.
Questi dati testeranno come le imprese stanno affrontando un contesto commerciale incerto.
EasyJet registra un’altra perdita
La stagione degli utili in Europa sta rallentando, e la salute delle aziende della regione è migliore del previsto, grazie anche agli sforzi della Cina, principale cliente delle imprese europee, per rilanciare i consumi.
EasyJet (LSE:EZJ) ha riportato una perdita ante imposte di 394 milioni di sterline nei sei mesi terminati il 31 marzo, con un miglioramento anno su anno modesto, tenuto conto della Pasqua tardiva.
Il free cash flow annuo di BT Group (LSE:BT.A) è aumentato del 25% a 1,6 miliardi di sterline, sostenendo un aumento del dividendo, nonostante il calo di ricavi e vendite di telefoni nel gigante britannico delle telecomunicazioni.
L’assicuratore italiano Assicurazioni Generali (BIT:G) ha segnalato un aumento dell’8,9% dell’utile operativo nel primo trimestre 2025, trainato da una robusta crescita del ramo danni e responsabilità.
Il colosso alimentare svizzero Nestlé (TG:NESR) sta concentrando nuovamente l’attenzione sul core business dopo aver esplorato segmenti come gli integratori alimentari che, secondo il CEO Laurent Freixe, “hanno indebolito la struttura dell’organizzazione,” come riportato dal Financial Times giovedì.
Il petrolio cala dopo l’aumento delle scorte USA
I prezzi del petrolio sono scesi giovedì mentre i trader hanno digerito un inatteso aumento delle scorte di greggio USA e l’incertezza in vista del rinnovo dei negoziati nucleari tra USA e Iran, oltre alle voci di un possibile attacco israeliano ai siti nucleari iraniani.
Alle 03:05 ET, i futures sul Brent sono calati dell’1,7% a 63,78 dollari al barile, mentre i futures sul West Texas Intermediate USA sono scesi dell’1,7% a 60,51 dollari al barile.
L’EIA ha riferito mercoledì sera di un aumento di 1,3 milioni di barili nelle scorte di petrolio greggio USA, in controtendenza rispetto alla previsione di un calo di pari entità, suscitando preoccupazioni sulla domanda del più grande consumatore mondiale di petrolio.
Entrambi i benchmark hanno registrato cali mercoledì dopo le notizie che i colloqui nucleari tra Iran e Stati Uniti si terranno venerdì a Roma.
I prezzi avevano invece registrato un rialzo mercoledì mattina dopo un report della CNN secondo cui l’intelligence USA ritiene che Israele si stia preparando a colpire le strutture nucleari iraniane.
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