I prezzi del greggio sono aumentati di oltre l’1% nelle contrattazioni asiatiche di lunedì, sostenuti dalla decisione dell’OPEC+ di mantenere invariata la produzione nel primo trimestre e da nuove preoccupazioni riguardo possibili interruzioni legate alle tensioni geopolitiche.
Alle 20:52 ET (01:52 GMT), i futures sul Brent con scadenza febbraio salivano dell’1,2% a 63,13 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) avanzava dell’1,2% a 59,27 dollari.
L’OPEC+ mantiene la linea sulla produzione
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati (OPEC+) ha ribadito domenica che non aumenterà l’output almeno fino alla fine del primo trimestre del prossimo anno, mantenendo tagli volontari pari a circa 3,24 milioni di barili al giorno.
Il gruppo ha segnalato un approccio prudente, dato l’andamento irregolare della domanda e il rischio di un possibile eccesso di offerta nel 2026.
Il cartello ha inoltre approvato un meccanismo per valutare la capacità produttiva massima dei membri tra gennaio e settembre 2026, un passo preliminare verso la definizione delle quote di riferimento per il 2027.
“Questo potrebbe certamente portare a disaccordi tra i membri, con i Paesi desiderosi di garantirsi basi di produzione più elevate”, hanno dichiarato gli analisti di ING in una nota.
I trader valutano nuovi rischi sull’offerta
I mercati petroliferi hanno anche reagito ai nuovi rischi derivanti dalle recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo al Venezuela, tra cui la possibilità di chiudere lo spazio aereo statunitense al Paese.
“Questa escalation tra gli Stati Uniti e il Venezuela ha visto gli Stati Uniti effettuare attacchi contro imbarcazioni che, secondo loro, trasportano droga, oltre a rafforzare la propria presenza militare nelle vicinanze”, hanno spiegato gli analisti di ING.
“Il Venezuela esporta circa 800.000 barili al giorno, la maggior parte dei quali diretti in Cina. È chiaro che qualsiasi ulteriore escalation mette a rischio questa fornitura.”
Ulteriore sostegno al greggio è arrivato da una serie di attacchi nel fine settimana contro infrastrutture energetiche russe, che hanno interrotto le operazioni di esportazione.
Il Caspian Pipeline Consortium (CPC), uno dei principali canali per il trasporto di greggio kazako e russo nel Mar Nero, ha sospeso i carichi dopo che un drone navale ha causato gravi danni a un punto di ormeggio presso il terminal di Novorossiysk.
“Le spedizioni dal terminal CPC sono state in media di circa 1,48 milioni di barili al giorno finora quest’anno, in aumento di circa 200.000 barili al giorno rispetto allo scorso anno, poiché l’espansione del giacimento di Tengiz in Kazakistan ha sostenuto le esportazioni”, hanno aggiunto gli analisti di ING.

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