I prezzi del petrolio sono aumentati lunedì, sostenuti dall’ottimismo che lo shutdown del governo statunitense possa presto concludersi, una prospettiva che potrebbe rafforzare la domanda di carburante nel principale paese consumatore di petrolio al mondo. Questo sentiment positivo ha compensato in parte le preoccupazioni per l’aumento delle forniture globali di greggio.
Alle 07:51 GMT, i futures del Brent sono saliti di 39 centesimi, o dello 0,61%, a 64,02 dollari al barile, mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) è aumentato di 43 centesimi, o dello 0,72%, a 60,18 dollari al barile.
Il blocco del governo statunitense, arrivato al suo 40° giorno, sembra avvicinarsi alla fine dopo che il Senato ha avviato domenica il voto per la riapertura delle attività federali, suscitando sollievo nei mercati finanziari globali.
“La riapertura imminente è una spinta benvenuta, che ripristinerà la retribuzione per 800.000 dipendenti federali e riavvierà programmi vitali che aumenteranno la fiducia, l’attività e la spesa dei consumatori”, ha dichiarato Tony Sycamore, analista di mercato presso IG.
“Ciò dovrebbe anche contribuire a migliorare il sentiment di rischio sui mercati e favorire un rimbalzo dei prezzi del WTI verso i 62 dollari al barile”, ha aggiunto.
Sebbene i segnali positivi da Washington abbiano migliorato l’umore dei trader, gli analisti hanno avvertito che le numerose cancellazioni di voli potrebbero temporaneamente pesare sulla domanda di carburante per aerei. Domenica le compagnie aeree hanno cancellato oltre 2.800 voli e ne hanno ritardati più di 10.200, nella giornata con il maggior numero di disagi aerei dall’inizio dello shutdown.
Sia il Brent che il WTI sono scesi di circa il 2% la scorsa settimana, registrando la seconda perdita settimanale consecutiva, a causa dei timori di un eccesso di offerta. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati (OPEC+) hanno recentemente concordato un leggero aumento della produzione a dicembre, ma hanno segnalato che sospenderanno ulteriori incrementi nel primo trimestre per evitare un eccesso di offerta sul mercato.
Negli Stati Uniti, le scorte di greggio continuano a crescere, mentre il volume di petrolio stoccato sulle navi in acque asiatiche è raddoppiato nelle ultime settimane. L’aumento segue sanzioni occidentali più severe, che hanno limitato le esportazioni verso Cina e India, insieme alla carenza di quote d’importazione che ha ridotto la domanda da parte dei raffinatori indipendenti cinesi.
Nel frattempo, i raffinatori indiani si stanno rivolgendo ai fornitori del Medio Oriente e delle Americhe per sostituire le forniture russe soggette a sanzioni.
La russa Lukoil si trova ad affrontare crescienti difficoltà operative, poiché si avvicina la scadenza del 21 novembre entro cui le aziende dovranno interrompere i rapporti commerciali con la compagnia. La vendita pianificata delle sue attività al trader svizzero Gunvor è infatti fallita, aggravando la situazione.
A ciò si aggiunge la decisione del presidente statunitense Donald Trump di concedere all’Ungheria un’esenzione di un anno dalle sanzioni sulle importazioni di petrolio russo, una mossa che, secondo Sycamore, ha alimentato le preoccupazioni per un potenziale eccesso di offerta a livello globale.

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