L’oro si stabilizza mentre i mercati reagiscono a toni più distensivi sul fronte commerciale USA-Cina

I prezzi dell’oro si sono rafforzati nelle contrattazioni asiatiche di lunedì, recuperando parte delle forti perdite della scorsa settimana grazie ai toni più concilianti provenienti da funzionari statunitensi riguardo ai rapporti commerciali con la Cina. Il metallo prezioso è rimasto vicino ai massimi storici, sostenuto da un contesto geopolitico incerto e dalle persistenti preoccupazioni sull’economia statunitense.

L’oro spot è salito dello 0,4% a 4.267,70 dollari l’oncia, mentre i futures con consegna a dicembre hanno guadagnato l’1,6% a 4.280,65 dollari alle 00:49 ET (05:49 GMT). La scorsa settimana, i prezzi spot avevano toccato un massimo storico di 4.379,44 dollari l’oncia prima di ritracciare bruscamente.

L’oro arretra dai massimi mentre si allentano le tensioni commerciali

La scorsa settimana l’oro era finito sotto pressione dopo che il presidente statunitense Donald Trump aveva adottato un tono più ottimistico sui negoziati con Pechino. Trump ha affermato di considerare i dazi elevati sulla Cina come “non sostenibili” e ha confermato l’intenzione di incontrare il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud tra due settimane, segnalando progressi nei colloqui commerciali.

Anche il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha confermato che i negoziati con funzionari cinesi sono previsti per questa settimana, aumentando la fiducia degli investitori e favorendo un rally degli asset più rischiosi. Di conseguenza, la domanda di beni rifugio come l’oro si è indebolita, e prese di profitto hanno amplificato il calo dopo il forte rialzo dei due mesi precedenti.

Le preoccupazioni per la chiusura del governo statunitense e le aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve System hanno comunque sostenuto i prezzi del metallo prezioso nelle ultime settimane.

La domanda di beni rifugio sostenuta dalle tensioni geopolitiche

Il modesto rimbalzo di lunedì è stato alimentato anche dall’incertezza geopolitica. Gli scontri del fine settimana hanno momentaneamente minacciato la tregua tra Israele e Hamas, anche se Israele ha poi confermato che il cessate il fuoco resta in vigore e che gli aiuti umanitari a Gaza riprenderanno.

Sul fronte diplomatico, l’attenzione si è concentrata sui tentativi statunitensi di favorire un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina. Trump ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e, secondo i resoconti, lo avrebbe esortato a cedere territori a Mosca, rifiutando allo stesso tempo ulteriori aiuti militari a Kiev.

Questo mix di incertezze geopolitiche e timori economici interni ha mantenuto viva la domanda per beni rifugio, sostenendo non solo l’oro ma anche altri metalli preziosi.

L’argento spot è salito dello 0,6% a 52,2520 dollari l’oncia, restando vicino ai massimi storici, mentre il platino è sceso dell’1% a 1.597,02 dollari.

Tra i metalli industriali, il rame ha esteso i guadagni dopo dati macroeconomici positivi dalla Cina. Il PIL cinese è cresciuto leggermente più del previsto nel terzo trimestre, pur registrando il ritmo più lento dell’ultimo anno, offrendo un cauto ottimismo per la domanda industriale.

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