I prezzi del petrolio restano stabili mentre la debolezza economica cinese compensa i timori sull’offerta legati a Trump

I prezzi del petrolio sono rimasti invariati durante le contrattazioni asiatiche di giovedì, cancellando i guadagni iniziali. I timori legati a un calo della domanda in Cina hanno superato le preoccupazioni sul lato dell’offerta, alimentate dalle recenti dichiarazioni dell’ex presidente americano Donald Trump.

Il mercato del greggio aveva inizialmente registrato un aumento per la terza sessione consecutiva, sostenuto dai timori di una possibile riduzione dell’offerta globale dopo le minacce di Trump di imporre forti dazi alle nazioni che acquistano petrolio dalla Russia. Tuttavia, la spinta si è esaurita a causa dei deludenti dati economici cinesi.

Anche il rafforzamento del dollaro statunitense ha esercitato pressione. La valuta ha guadagnato terreno dopo che la Federal Reserve ha mantenuto invariati i tassi d’interesse, senza fornire indicazioni chiare su futuri tagli.

Alle 21:34 ET (01:34 GMT), il Brent con consegna a settembre è rimasto stabile a 73,26 dollari al barile, mentre il WTI statunitense è salito leggermente a 70,10 dollari. Entrambi i contratti avevano guadagnato circa lo 0,3% in precedenza.

Il calo degli indici PMI in Cina alimenta i dubbi sulla domanda

La pubblicazione di dati PMI deludenti dalla Cina ha gettato un’ombra sui mercati petroliferi. L’attività manifatturiera è calata oltre le previsioni nel mese di luglio, penalizzata da eventi climatici estremi e dai dazi statunitensi. Anche il PMI dei servizi ha mostrato segnali di debolezza, suggerendo una frenata generale dell’economia.

La lettura ha intensificato le preoccupazioni su una possibile contrazione della domanda di petrolio nel principale importatore mondiale. Le precedenti misure di stimolo sembrano ormai esaurite, tanto che il Politburo cinese ha indicato l’intenzione di introdurne di nuove nei prossimi mesi.

Trump prende di mira i compratori di petrolio russo

Il rialzo del greggio all’inizio della settimana è stato guidato soprattutto dalle tensioni geopolitiche. Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi del 100% alle nazioni che continuano a importare petrolio dalla Russia, per aumentare la pressione su Mosca.

In particolare, ha dichiarato che “l’India affronterà dazi del 25% su tutte le sue esportazioni verso gli Stati Uniti”, aggiungendo che ci saranno anche “sanzioni aggiuntive non specificate” a partire dal 1º agosto. Trump ha inoltre avvertito la Cina di non acquistare greggio russo.

Nel frattempo, Washington ha introdotto nuove sanzioni contro aziende legate all’industria petrolifera iraniana. Con Russia e Iran tra i maggiori produttori al mondo, le restrizioni sollevano timori su una possibile riduzione delle forniture globali.

Le scorte USA alimentano l’incertezza

I dati sulle scorte statunitensi hanno aggiunto ulteriore volatilità. Nonostante un calo delle riserve di benzina, le scorte totali di greggio hanno registrato un aumento inaspettato, sollevando dubbi sulla solidità della domanda.

Gli operatori si trovano ora a bilanciare le incertezze sulla domanda asiatica con le tensioni geopolitiche sull’offerta. In questo contesto misto, il mercato del petrolio resta vulnerabile a forti oscillazioni.

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