I prezzi del petrolio mantengono i guadagni grazie a possibili accordi commerciali statunitensi e tagli all’offerta dalla Russia

I prezzi del petrolio sono rimasti pressoché invariati durante gli scambi asiatici di venerdì, consolidando i forti rialzi della seduta precedente. Gli investitori guardano con attenzione agli sviluppi dei negoziati commerciali statunitensi e alle possibili restrizioni alle esportazioni di carburante da parte della Russia, in un contesto di rinnovato ottimismo globale.

Alle 21:31 ET (01:31 GMT), i future sul Brent con scadenza a settembre sono saliti dello 0,2%, raggiungendo i 69,29 dollari al barile, mentre i contratti sul West Texas Intermediate (WTI) hanno guadagnato anch’essi lo 0,2%, attestandosi a 66,13 dollari. Giovedì, entrambi i benchmark avevano registrato un incremento di oltre l’1% grazie a un netto calo delle scorte di greggio negli Stati Uniti.

Cresce la fiducia su nuovi accordi commerciali USA

I mercati hanno reagito positivamente alle notizie di progressi nei colloqui tra gli Stati Uniti e alcuni partner commerciali chiave. Secondo indiscrezioni, Washington e l’Unione Europea sarebbero vicine a firmare un nuovo accordo che prevede l’introduzione di un dazio del 15% sulla maggior parte delle esportazioni europee, al posto di una tariffa del 30% che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° agosto.

Anche l’India punta a un’intesa: il ministro del Commercio Piyush Goyal ha dichiarato di essere fiducioso nella possibilità di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per evitare l’introduzione di dazi fino al 26%.

“Sembra che i negoziati con l’UE si stiano muovendo nella giusta direzione. Questi accordi dovrebbero contribuire a ridurre l’incertezza e ad alleviare alcune delle preoccupazioni sulla domanda che hanno pesato sul mercato petrolifero,” hanno scritto gli analisti di ING in una nota.

L’annuncio di mercoledì del presidente Trump di un accordo con il Giappone, che prevede la riduzione delle tariffe dal 25% al 15% sulle importazioni giapponesi, ha rafforzato la fiducia degli investitori nella possibilità che anche altri Paesi possano concludere accordi favorevoli prima della scadenza.

La distensione commerciale tende a stimolare l’attività economica e il commercio internazionale, con un impatto positivo sulla domanda di petrolio, soprattutto nei settori del trasporto e dell’industria.

Possibili restrizioni russe sostengono i prezzi

Un altro fattore chiave che ha influenzato i mercati è stato un rapporto Reuters secondo cui la Russia starebbe pianificando un rafforzamento del divieto di esportazione di benzina, che includerebbe anche i produttori di carburante, nel tentativo di frenare l’aumento dei prezzi interni. Attualmente, solo una parte delle esportazioni da parte dei rivenditori è soggetta a restrizioni, mentre le compagnie petrolifere possono ancora esportare liberamente.

Questo potenziale vincolo all’offerta ha contribuito all’aumento dei prezzi del greggio giovedì, rafforzando le preoccupazioni su un possibile restringimento dell’offerta globale.

Nel frattempo, un secondo rapporto Reuters ha indicato che gli Stati Uniti potrebbero autorizzare operazioni petrolifere limitate in Venezuela, a partire da Chevron Corp (NYSE:CVX). A febbraio, il presidente Trump aveva revocato diverse licenze energetiche venezuelane, fissando una scadenza entro la fine di maggio per cessare tutte le attività legate a tali operazioni.

“Ci si aspetta che le esportazioni di petrolio venezuelano aumentino di poco più di 200.000 barili al giorno. Si tratta di una notizia positiva per le raffinerie statunitensi, che contribuirà ad allentare la pressione sul mercato del greggio pesante,” hanno affermato gli analisti di ING.

Nel complesso, i mercati petroliferi restano in bilico tra segnali positivi legati agli scambi globali e incertezze sull’equilibrio tra domanda e offerta a livello mondiale.

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