I prezzi dell’oro sono leggermente scesi mercoledì, dopo che un nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone ha rafforzato l’appetito per il rischio, indebolendo così la domanda di beni rifugio.
Alle 11:05 italiane (09:05 GMT), l’oro spot ha registrato un calo dello 0,1% a $3.429,01 l’oncia, mentre i futures sull’oro hanno perso lo 0,1%, attestandosi a $3.440,60 l’oncia.
L’accordo prevede dazi del 15% sulle esportazioni giapponesi verso gli USA, un valore più basso rispetto alla minaccia iniziale di un 25%, con agevolazioni per l’industria automobilistica giapponese. Le borse giapponesi hanno toccato i massimi da un anno, spinte da un maggiore ottimismo.
Tuttavia, le perdite dell’oro sono state contenute, dato che Washington ha confermato che i dazi del 50% su acciaio e alluminio rimarranno in vigore.
L’entusiasmo per l’accordo è stato offuscato dalle incertezze politiche in Giappone. Si vocifera infatti che il Primo Ministro Shigeru Ishiba possa dimettersi dopo la pesante sconfitta del suo partito alle elezioni della Camera alta.
L’oro ha comunque guadagnato oltre il 2% finora questa settimana e resta vicino al record storico di $3.500/oncia raggiunto in aprile.
I prezzi sono aumentati del 30% dall’inizio dell’anno, trainati dalla guerra commerciale globale, dai rischi geopolitici e dagli acquisti delle banche centrali.
Anche altri metalli preziosi hanno segnato rialzi: platino e argento spot sono saliti tra l’1% e il 3% questa settimana, riportando lievi guadagni anche mercoledì.
Rame contrastato tra segnali di incertezza commerciale
Sul fronte dei metalli industriali, i futures del rame alla London Metal Exchange sono scesi dello 0,1% a $9.911,15 a tonnellata, mentre quelli sul COMEX sono aumentati dell’1% a $5,7768 per libbra.
Nonostante l’intesa tra Stati Uniti e Giappone segnali progressi, persistono timori per nuove tensioni commerciali con l’Unione Europea, che potrebbe reagire a possibili aumenti tariffari imposti da Washington.
Secondo ING, “I dati doganali cinesi hanno mostrato un aumento del 15% nelle importazioni di rame raffinato a giugno rispetto a maggio.”
Nel frattempo, le importazioni cinesi di rottami di rame dagli USA sono crollate ai minimi da 21 anni, sotto le 2.000 tonnellate, a causa dell’imminente tariffa del 50%. A maggio le importazioni erano state 14.023 tonnellate.
“La questione dei dettagli sulle tariffe del rame resta aperta. Non è chiaro se saranno applicate a tutti i prodotti o se ci saranno esenzioni. Ad esempio, i rottami di alluminio sono esclusi dalle ultime misure”, ha osservato ING.
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