I prezzi dell’oro salgono in mezzo a incertezze sulla guerra commerciale e dati contrastanti dalla Cina

I prezzi dell’oro sono aumentati durante la sessione asiatica di martedì, sostenuti dalle continue preoccupazioni riguardo ai dazi commerciali imposti dal presidente statunitense Donald Trump, che hanno mantenuto alta la domanda di beni rifugio. Ulteriore cautela è derivata dai dati economici disomogenei pubblicati dalla Cina, che hanno rafforzato la prudenza degli investitori.

Le tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina hanno ulteriormente alimentato la domanda di oro, dopo la decisione degli Stati Uniti di inviare armi supplementari a Kiev e le minacce di sanzioni più severe contro il settore petrolifero russo.

Nonostante questi fattori, l’oro è rimasto sostanzialmente entro un intervallo di prezzo tra 3.300 e 3.500 dollari l’oncia, poiché la forza del dollaro ha limitato guadagni più ampi. Anche gli altri metalli di base hanno mostrato movimenti modesti. I mercati ora sono concentrati sui prossimi dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) degli Stati Uniti, cercando segnali riguardo a possibili mosse sui tassi di interesse.

L’oro spot è salito dello 0,6% a 3.364,26 dollari l’oncia, mentre i futures sull’oro a settembre sono aumentati dello 0,4%, raggiungendo 3.373,52 dollari l’oncia alle 01:44 ET (05:44 GMT).

Incertezza sui dazi e rischi geopolitici sostengono l’oro

I guadagni di martedì per l’oro si basano sulla recente forza del metallo giallo, specialmente in un contesto di incertezza elevata riguardo ai dazi annunciati da Trump. Nella scorsa settimana, il presidente ha introdotto dazi elevati contro partner commerciali importanti, inclusi il 30% su importazioni da Messico e Unione Europea.

L’UE sta preparando misure di ritorsione, anche se Trump ha lasciato aperta la possibilità di negoziati commerciali. Mancano poco più di due settimane per definire accordi con Washington, e i mercati temono che Trump proceda con le tariffe, scatenando una nuova guerra commerciale globale.

Sul fronte geopolitico, Trump ha concesso alla Russia un periodo di 50 giorni per negoziare un cessate il fuoco in Ucraina. Tuttavia, le tensioni restano alte, dato che Trump ha criticato pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin, mentre gli Stati Uniti hanno inviato armi offensive aggiuntive a Kiev, capaci di colpire Mosca.

Altri metalli preziosi come argento e platino sono rimasti stabili ma sotto i massimi recenti, dopo aver sovraperformato nettamente l’oro a giugno. Entrambi affrontano una crescente resistenza ai prezzi dopo settimane di guadagni.

Il dollaro si mantiene stabile in attesa dei dati CPI

Il dollaro si è stabilizzato nei mercati asiatici dopo forti guadagni recenti, con l’attenzione puntata sui prossimi dati CPI statunitensi. Si prevede un lieve aumento sia dell’inflazione headline sia di quella core per giugno, dati che saranno monitorati per capire l’impatto inflazionistico dei dazi di Trump.

Un’inflazione persistente riduce la probabilità che la Federal Reserve riduca drasticamente i tassi d’interesse, poiché i decisori hanno espresso cautela riguardo all’allentamento della politica monetaria in un contesto di incertezze commerciali.

Il rame sotto pressione dopo dati contrastanti dalla Cina

I segnali economici contrastanti dalla Cina hanno pesato sui prezzi del rame, alimentando l’avversione al rischio. Sul London Metal Exchange, i futures benchmark sul rame sono saliti dello 0,2% a 9.642,20 dollari per tonnellata, mentre i futures statunitensi sono aumentati dello 0,3% a 5,5460 dollari per libbra, stabilizzandosi dopo un forte calo dai livelli record.

Il PIL cinese nel secondo trimestre ha superato leggermente le attese, grazie a stimoli e a limitate tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Tuttavia, la crescita ha rallentato rispetto al trimestre precedente, e i dati di giugno sulle vendite al dettaglio e sugli investimenti in attività fisse sono risultati inferiori alle previsioni.

La produzione industriale ha sorpreso positivamente, ma gli analisti di ANZ hanno avvertito che il rapporto sul PIL evidenzia debolezze strutturali, con pressioni deflazionistiche che frenano la crescita. Inoltre, l’effetto iniziale degli stimoli al consumo di Pechino è destinato a esaurirsi nella seconda metà dell’anno.

Essendo la Cina il maggior importatore mondiale di rame, qualsiasi segnale di rallentamento economico potrebbe indebolire la domanda del metallo rosso.

Da notare che le importazioni di rame della Cina a giugno sono aumentate del 9%, interrompendo due mesi consecutivi di cali.

Questo contenuto è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria, d’investimento o di altro tipo professionale. Non deve essere considerato come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di titoli o strumenti finanziari. Tutti gli investimenti comportano dei rischi, inclusa la possibilità di perdere il capitale investito. Le performance passate non sono indicative di risultati futuri. Si consiglia di effettuare le proprie ricerche e di consultare un consulente finanziario qualificato prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.

Comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *