I prezzi del petrolio salgono con tensioni Israele-Iran in calo, ma la perdita settimanale resta pesante

I prezzi del petrolio sono aumentati modestamente nei mercati asiatici venerdì, sostenuti da segnali di una domanda solida negli Stati Uniti. Tuttavia, sia il Brent che il West Texas Intermediate (WTI) si avviano a registrare forti perdite settimanali dopo l’attenuarsi delle preoccupazioni per interruzioni di fornitura in Medio Oriente.

Alle 21:10 ET (01:10 GMT), il Brent con consegna ad agosto è salito dello 0,5%, a 68,07 dollari al barile, mentre il WTI è cresciuto dello 0,5%, a 65,57 dollari al barile.

Il recente rialzo dei prezzi è stato sostenuto in parte da un calo significativo delle scorte di greggio negli Stati Uniti, che indica una domanda interna robusta. Inoltre, l’ottimismo legato a potenziali misure di stimolo economico in Cina, il maggior importatore di petrolio al mondo, ha rafforzato il sentiment del mercato.

Un dollaro statunitense più debole — sceso giovedì ai livelli più bassi degli ultimi tre anni — ha contribuito al rialzo, alimentato dalla crescente speculazione su un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli investitori attendono ora i dati sull’inflazione dal PCE Price Index previsti per venerdì, che potrebbero influenzare le decisioni della Fed.

Perdita settimanale oltre il 12% mentre i rischi geopolitici si allentano

Nonostante i guadagni modesti di venerdì, i futures su Brent e WTI hanno perso oltre il 12% ciascuno questa settimana. Le perdite sono arrivate dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di un cessate il fuoco tra Israele e Iran, che ha contribuito a ridurre i timori di interruzioni nella fornitura di una regione cruciale per il petrolio globale.

Il cessate il fuoco, inizialmente incerto, sembrava stabile venerdì mattina. Trump ha anche indicato che l’Iran potrebbe continuare a vendere petrolio alla Cina, un fattore ribassista per i prezzi del petrolio, e ha sottolineato i prossimi colloqui nucleari con Teheran in programma la prossima settimana.

Inoltre, l’Iran non ha chiuso lo Stretto di Hormuz, una via di navigazione vitale, garantendo flussi di petrolio costanti verso i mercati asiatici ed europei.

Gli operatori di mercato ora si concentrano sugli esiti dei recenti attacchi militari statunitensi contro le infrastrutture nucleari iraniane. I primi rapporti indicavano che gli attacchi non avevano completamente bloccato le capacità nucleari dell’Iran, anche se la Casa Bianca ha contestato queste affermazioni.

Nessun piano immediato per rifornire la Riserva Strategica di Petrolio degli USA

Aumentando la pressione sui prezzi del petrolio, l’amministrazione Trump ha annunciato di non avere intenzione di rifornire immediatamente la Riserva Strategica di Petrolio (SPR) degli Stati Uniti. La riserva si trova ai livelli più bassi dagli anni ’80 dopo forti prelievi effettuati dall’amministrazione Biden per contenere i prezzi della benzina durante il conflitto Russia-Ucraina.

Con scorte così basse, gli Stati Uniti hanno meno riserve d’emergenza per fronteggiare shock di fornitura o picchi dei prezzi.

Tuttavia, Trump ha promosso un aumento della produzione petrolifera statunitense, una strategia che potrebbe aiutare a mitigare alcuni rischi legati ai bassi livelli di riserva.

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