Il dollaro fatica mentre migliora il sentiment sul rischio; Powell pronto a testimoniare di nuovo

Il dollaro statunitense ha registrato un leggero rialzo mercoledì mattina, ma è rimasto vicino ai minimi delle ultime settimane, mentre l’allentamento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente ha ridotto la domanda per la valuta rifugio. Alle 08:20 GMT, l’Indice del Dollaro è salito dello 0,2% a 97,665.

Mercati in attesa della seconda testimonianza di Powell

La recente forza del dollaro si è affievolita dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di una tregua tra Israele e Iran. Sebbene entrambe le parti abbiano inizialmente violato la tregua, le ostilità sembravano attenuarsi entro mercoledì mattina, aumentando l’appetito globale per il rischio.

Ora i mercati volgono l’attenzione al presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che è previsto testimoniare davanti al Senato per la seconda volta questa settimana. Martedì Powell aveva minimizzato l’urgenza di tagli ai tassi di interesse, citando i rischi inflazionistici legati ai dazi commerciali di Trump. Tuttavia, ha riconosciuto che un mercato del lavoro più debole e un’inflazione in rallentamento potrebbero giustificare tagli più avanti nell’anno.

Gli analisti di ING hanno avvertito di uno “scenario fortemente negativo per il dollaro” nel caso in cui la Fed adottasse un atteggiamento più accomodante o se aumentassero i timori sull’indipendenza della Fed.

Euro e sterlina in lieve calo

  • EUR/USD è sceso dello 0,1% a 1,1599, appena sotto un massimo pluriennale. L’economista capo della BCE, Philip Lane, ha sottolineato che la banca centrale reagirà solo a cambiamenti “significativi” dell’inflazione, segnalando stabilità nella politica dopo l’ultimo taglio dei tassi.
  • GBP/USD è calato dello 0,1% a 1,3613, vicino al massimo di martedì di 1,3648, il livello più alto da gennaio 2022.

Gli analisti ING ritengono che il rally dell’euro potrebbe arrestarsi a meno che non emergano nuovi catalizzatori macroeconomici, in particolare dagli Stati Uniti.

Lo yen si indebolisce, pressione sull’aussie per i dati sull’inflazione

  • USD/JPY è salito dello 0,3% a 145,31, con lo yen che si è indebolito mentre le tensioni in Medio Oriente si sono allentate. I funzionari della Banca del Giappone hanno inoltre suggerito di mantenere i tassi stabili in un contesto di incertezza sugli effetti dei dazi statunitensi.
  • USD/CNY è sceso leggermente a 7,1708.
  • AUD/USD è calato dello 0,1% a 0,6495 dopo che l’indice dei prezzi al consumo australiano ha registrato un minimo da sette mesi, mentre l’inflazione media è scesa al minimo da tre anni, aumentando la pressione sulla valuta australiana.

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