I mercati europei restano stabili tra le tensioni geopolitiche dopo gli attacchi USA all’Iran

Le borse europee hanno registrato movimenti contenuti lunedì mattina, mentre gli investitori valutavano le implicazioni geopolitiche dei raid aerei statunitensi contro siti nucleari iraniani avvenuti nel fine settimana.

Alle 08:06 GMT, l’indice paneuropeo Stoxx 600 è salito dello 0,04% a 536,74, riflettendo un atteggiamento di cauta fiducia. Gli indici nazionali principali, tra cui il CAC 40 francese e il FTSE 100 britannico, sono rimasti perlopiù invariati, mentre il DAX tedesco ha guadagnato lo 0,1%.

La reazione contenuta è arrivata dopo che il presidente Donald Trump ha autorizzato il bombardamento di tre siti nucleari iraniani sabato scorso, aggravando la tensione già esistente tra Teheran e Israele. Sebbene l’Iran non abbia ancora risposto ufficialmente, ha minacciato “conseguenze permanenti” e ha intensificato gli attacchi contro obiettivi israeliani, accusando Israele di aver dato il via alle ostilità undici giorni prima.

La leadership iraniana non ha escluso alcuna opzione, e i media locali hanno riportato che il paese starebbe valutando la chiusura dello Stretto di Hormuz, un passaggio strategico per il trasporto globale di petrolio. Vi sono anche speculazioni su possibili attacchi contro basi militari statunitensi nella regione.

Nonostante l’escalation, alcuni osservatori mantengono una visione più moderata. Alcuni analisti hanno notato che, sebbene le tensioni in Medio Oriente restino elevate, è stata eliminata l’incertezza immediata sull’eventualità di un’azione militare da parte degli Stati Uniti. Al momento, i mercati sembrano puntare su un conflitto circoscritto.

I mercati petroliferi reagiscono con volatilità

Gli operatori del settore energetico stanno monitorando da vicino gli sviluppi, dati i rischi per i flussi globali di petrolio. Sebbene i future sul Brent e sul WTI siano inizialmente saliti, entrambi hanno poi ridotto parte dei guadagni entro la tarda mattinata di lunedì.

Alle 03:38 ET, il Brent con consegna ad agosto era in rialzo dello 0,8% a 76,11 dollari al barile, mentre il WTI guadagnava lo 0,9% a 74,48 dollari.

Permangono i timori che un’ulteriore escalation, soprattutto nello Stretto di Hormuz, possa causare interruzioni nelle esportazioni petrolifere e riaccendere pressioni inflazionistiche, influenzando le prossime mosse della Federal Reserve in materia di tassi di interesse. Tutti gli occhi sono ora puntati su come risponderà l’Iran — e se il conflitto si estenderà o rimarrà contenuto.

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