DAX, CAC, FTSE100, Le Borse europee aprono in lieve rialzo in vista delle decisioni delle banche centrali e dei dati chiave

Le azioni europee hanno registrato modesti guadagni lunedì all’avvio dell’ultima settimana completa di contrattazioni dell’anno, in un contesto caratterizzato da numerose decisioni di politica monetaria e dalla pubblicazione di importanti dati macroeconomici statunitensi rinviati.

Alle 08:05 GMT, il DAX tedesco saliva dello 0,4%, il CAC 40 francese avanzava dello 0,4% e il FTSE 100 britannico guadagnava lo 0,5%.

Le banche centrali al centro dell’attenzione

Il sentiment è stato sostenuto dalla decisione della Federal Reserve della scorsa settimana di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, favorendo i mercati globali verso la fine dell’anno.

Tuttavia, i rialzi restano contenuti a inizio settimana, con gli investitori alle prese con un calendario ricco di eventi potenzialmente rilevanti. Tra questi figurano le riunioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea e della Bank of England, oltre alle persistenti preoccupazioni legate al settore immobiliare cinese.

La BCE si riunirà giovedì ed è ampiamente attesa una conferma del tasso di riferimento al 2% per la quarta riunione consecutiva. I mercati guarderanno con attenzione a eventuali segnali su possibili rialzi nel 2026, alla luce dei recenti dati che mostrano una crescita economica dello 0,3% nel terzo trimestre, ben superiore alle previsioni formulate dalla BCE a settembre.

Più incerto lo scenario nel Regno Unito, dove il governatore della Bank of England, Andrew Bailey, potrebbe modificare la propria posizione e orientare il voto verso un taglio dei tassi. Le attese indicano una possibile decisione risicata, con un voto 5-4 a favore di una riduzione del tasso base al 3,75% dal 4,0%.

Nel corso della settimana sono attese anche le decisioni di altre banche centrali, tra cui la Riksbank svedese e la Norges Bank norvegese, che terranno le ultime riunioni di politica monetaria del 2025.

Attenzione ai dati USA rinviati

La settimana prevede inoltre la pubblicazione di diversi dati economici statunitensi rinviati, tra cui le vendite al dettaglio di ottobre e il cruciale rapporto sull’occupazione di novembre.

Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito durante l’ultima conferenza stampa del FOMC che le future decisioni sui tassi dipenderanno dall’andamento dei dati macroeconomici, rendendo queste pubblicazioni particolarmente rilevanti per i mercati.

In Europa, gli investitori analizzeranno anche gli indici PMI di dicembre e i dati sull’inflazione relativi sia all’area euro sia al Regno Unito.

In precedenza, i dati cinesi hanno mostrato una crescita della produzione industriale e delle vendite al dettaglio inferiore alle attese a ottobre, mentre gli investimenti fissi — un indicatore chiave della spesa delle imprese — hanno registrato una contrazione più marcata del previsto. Le cifre hanno rafforzato i timori di un rallentamento della seconda economia mondiale e aumentato le aspettative di nuovi stimoli da parte di Pechino.

Restano inoltre elevate le preoccupazioni sul settore immobiliare cinese, dopo che lo sviluppatore statale China Vanke non è riuscito a ottenere l’approvazione dei creditori per rinviare il rimborso di un’obbligazione domestica in scadenza il 15 dicembre.

Focus sulle società

Sul fronte societario, con la stagione delle trimestrali europee ormai in gran parte conclusa, l’attenzione si è concentrata su Sanofi (EU:SAN), dopo che il gruppo farmaceutico francese ha annunciato che il suo farmaco sperimentale tolebrutinib non ha raggiunto l’obiettivo primario in uno studio di fase 3 sulla sclerosi multipla primaria progressiva.

Inoltre, Hikma Pharmaceuticals (LSE:HIK) ha comunicato che Riad Mishlawi ha lasciato l’incarico di amministratore delegato ed è uscito dal consiglio di amministrazione di comune accordo.

Il petrolio rimbalza dopo i forti cali

I prezzi del petrolio hanno registrato un lieve rialzo lunedì, recuperando parzialmente dopo le forti perdite della scorsa settimana. Gli operatori hanno valutato i possibili rischi di interruzioni dell’offerta globale legati all’aumento delle tensioni tra Stati Uniti e Venezuela, insieme alle ipotesi su un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina.

Il Brent è salito dello 0,4% a 61,34 dollari al barile, mentre il WTI ha guadagnato lo 0,4% a 57,46 dollari. Entrambi i benchmark avevano perso oltre il 4% la scorsa settimana, principalmente a causa dei timori che l’offerta globale di greggio stia crescendo più rapidamente della domanda.

Comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *