Il petrolio sale mentre crescono i timori che i negoziati Russia-Ucraina possano fallire, mantenendo le forniture sotto sanzioni

I prezzi del petrolio sono saliti mercoledì, invertendo le perdite iniziali, poiché gli operatori ritengono sempre più improbabile che i colloqui di pace tra Russia e Ucraina portino alla rimozione delle sanzioni sul greggio russo. Tuttavia, i guadagni sono rimasti contenuti a causa delle preoccupazioni persistenti su un eccesso di offerta globale.

Alle 08:16 GMT, il Brent era in rialzo di 26 centesimi, o dello 0,4%, a 62,71 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate statunitense avanzava di 29 centesimi, o dello 0,53%, a 58,95 dollari. Entrambi i contratti avevano perso oltre l’1% nella sessione precedente.

Gli analisti di Goldman Sachs hanno osservato in un report che “i mercati petroliferi e quelli delle previsioni non sembrano attribuire una grande probabilità a un accordo di pace a breve termine e alla rimozione delle sanzioni sul petrolio russo.”

Secondo il governo russo, un incontro di cinque ore tra il presidente Vladimir Putin e gli inviati più alti livello del presidente statunitense Donald Trump non ha portato a un compromesso su un possibile piano di pace per l’Ucraina. I mercati seguono da vicino i colloqui per capire se le sanzioni contro aziende russe — tra cui Rosneft e Lukoil — potrebbero essere revocate, liberando così forniture attualmente bloccate.

Le preoccupazioni sono aumentate dopo che ieri Putin ha accusato i governi europei di ostacolare i tentativi degli Stati Uniti di porre fine al conflitto, sostenendo che avessero presentato proposte “assolutamente inaccettabili” per Mosca. Le sue dichiarazioni hanno alimentato l’idea che il greggio russo continuerà a essere venduto principalmente a Paesi come Cina e India, poiché i colloqui potrebbero non portare a un accordo.

Tony Sycamore, analista di IG, ha scritto in una nota che, nonostante lo scetticismo sui colloqui, “le preoccupazioni riguardo a un eccesso di offerta e a una domanda debole continuano a pesare sul prezzo del petrolio, che deve restare sopra il supporto nella fascia dei 50 dollari per evitare un calo più profondo.”

La guerra, iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, si è intensificata, con Kyiv che colpisce sempre più spesso infrastrutture petrolifere russe tramite droni. I recenti attacchi a siti di esportazione sulla costa russa del Mar Nero evidenziano i rischi geopolitici ancora presenti nei mercati energetici.

Intanto, l’aumento delle scorte di petrolio negli Stati Uniti ha aggiunto ulteriore pressione. Secondo fonti di mercato che citano i dati dell’American Petroleum Institute, pubblicati martedì, le scorte di greggio USA sono aumentate di 2,48 milioni di barili nella settimana terminata il 28 novembre. Le scorte di benzina sono salite di 3,14 milioni di barili e quelle di distillati di 2,88 milioni.

I dati ufficiali dell’Energy Information Administration statunitense sono attesi più tardi nella giornata di mercoledì.

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