UBS ha alzato martedì la sua raccomandazione su Eni (BIT: ENI) a Buy, affermando che il gruppo energetico italiano oggi si distingue per la solidità del portafoglio upstream e per la qualità della sua allocazione del capitale. La banca ha inoltre aumentato il prezzo obiettivo da 15,5 € a 18 €, dopo aver rivisto al rialzo le stime sugli utili in media del 16% per il periodo 2025–28.
Il titolo Eni è salito dell’1,4% nelle prime contrattazioni a Milano dopo l’upgrade.
La società è stata una delle migliori performer del settore energetico europeo quest’anno, grazie a risultati costantemente superiori alle attese, ai progressi nelle dismissioni e a un recupero nella produzione upstream.
Secondo UBS, il profilo di crescita di Eni è “il più interessante tra le large cap”, con un tasso di crescita annuale composto atteso del 5% fino al 2028 e un patrimonio di asset superiore di oltre il 20% rispetto alla media del settore.
Un elemento centrale della valutazione più positiva è la strategia d’investimento di Eni. L’analisi della banca mostra che il gruppo destina circa il 20% del capitale alla crescita — oltre la media del settore — e indirizza una quota maggiore di questa spesa verso progetti con ritorni più elevati. Il team guidato da Joshua Stone stima che questi investimenti di crescita generino un tasso interno di rendimento (IRR) del 16,2%, il più alto nell’intero comparto.
“La nostra analisi lo evidenzia come avente i piani di spesa della massima qualità, con un IRR sugli investimenti >16%,” hanno scritto gli analisti. “Ci aspettiamo che questo, insieme alla ristrutturazione nel settore chimico, alimenti un forte recupero dei rendimenti nel periodo previsionale, il che a sua volta giustifica una continua rivalutazione del titolo mentre il positioning rimane negativamente orientato,” hanno aggiunto.
Il segmento della raffinazione e della chimica ha pesato sui risultati di Eni negli ultimi anni, ma il piano della società di chiudere tre steam cracker italiani dovrebbe invertire la maggior parte delle perdite, con un beneficio di circa 250 milioni di euro sugli utili incluso nelle stime per il 2026.
La banca ha inoltre evidenziato un profilo patrimoniale più difensivo. Il debito netto è in calo quest’anno nonostante prezzi delle materie prime più bassi, grazie a oltre 8 miliardi di euro di dismissioni, tra cui Enilive, Plenitude, Costa d’Avorio e Congo LNG.
Nel frattempo, il positioning rimane “negativamente orientato”, con le posizioni corte salite intorno al 7,1%.
Gli analisti notano che i rendimenti nominali del free cash flow potrebbero sottostimare l’attrattiva di Eni poiché non tengono conto delle spese destinate alla crescita. Una volta normalizzato per la capex di mantenimento, Eni tratta più in linea con i competitor, pur offrendo una traiettoria degli utili nettamente più forte, con un CAGR dell’EPS attorno al 20% fino al 2028 rispetto al 9,5% del settore, ha osservato UBS.

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