Il petrolio arretra mentre gli investitori valutano la decisione della Fed, l’incontro Trump-Xi e le prospettive dell’OPEC+

I prezzi del petrolio sono scesi giovedì, mentre gli investitori analizzavano le implicazioni del taglio dei tassi d’interesse della Federal Reserve, dell’esito dell’incontro commerciale tra Donald Trump e Xi Jinping, e delle prossime mosse dell’OPEC+ previste per il fine settimana.

Alle 08:25 ET (12:25 GMT), il Brent con consegna a dicembre perdeva lo 0,7% a 63,86 dollari al barile, mentre il WTI statunitense scendeva dello 0,7% a 60,06 dollari. Entrambi i benchmark si avviano a chiudere ottobre con cali superiori al 3%, segnando il terzo mese consecutivo di ribassi a causa delle persistenti preoccupazioni sull’eccesso di offerta e sulla debole crescita della domanda.

Le speranze commerciali svaniscono nonostante i colloqui “straordinari”

I mercati avevano inizialmente accolto con ottimismo la notizia dell’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, tenutosi in Corea del Sud a margine del vertice APEC.

Trump ha definito i colloqui “straordinari”, annunciando di aver raggiunto un accordo annuale con Xi per ridurre i dazi statunitensi sui beni cinesi dal 57% al 47%. In cambio, ha dichiarato che la Cina riprenderà gli acquisti di soia americana, manterrà l’export di terre rare e intensificherà la lotta contro il traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti.

Nonostante il tono positivo, la mancanza di dettagli concreti ha lasciato gli investitori cauti. Tamas Varga, analista di PVM, ha osservato che “gli investitori considerano l’accordo annunciato tra Cina e Stati Uniti più come una de-escalation delle tensioni che come un cambiamento strutturale nel rapporto”.

Questo clima di incertezza ha frenato l’appetito per il rischio e riportato i prezzi del greggio in territorio negativo.

La forza del dollaro e il tono prudente della Fed pesano sui prezzi

Il mercato petrolifero è stato messo sotto pressione anche dal rafforzamento del dollaro USA, balzato di quasi lo 0,6% contro un paniere di valute principali dopo che la Federal Reserve ha tagliato i tassi di 25 punti base, portando il range al 3,75%-4,00%.

Il presidente Jerome Powell ha però frenato le aspettative di ulteriori tagli, affermando che una nuova riduzione a dicembre è “tutt’altro che scontata” e che la prolungata chiusura del governo sta aumentando l’incertezza economica.

Il biglietto verde si è poi leggermente indebolito (-0,2%) nelle contrattazioni asiatiche, ma il calo non è bastato a sostenere i prezzi del greggio.

Sebbene tassi più bassi possano sostenere la domanda di energia stimolando la crescita economica, il tono più cauto della Fed ha limitato le prospettive di un rialzo duraturo per il petrolio.

I riflettori sull’OPEC+

L’attenzione si sposta ora sull’atteso vertice dell’OPEC+, in programma per il fine settimana, dove si prevede che l’alleanza annunci un aumento della produzione di circa 137.000 barili al giorno a partire da dicembre.

L’organizzazione, che include i membri OPEC e partner come la Russia, continua ad aumentare l’offerta nonostante il mercato debole, cercando di riconquistare quote di mercato in un contesto di prezzi persistentemente bassi.

Tuttavia, gli analisti avvertono che ulteriori incrementi produttivi potrebbero accentuare lo squilibrio tra offerta e domanda.

Con l’incertezza geopolitica ancora elevata, una politica monetaria meno accomodante e un’offerta in espansione, il petrolio resta intrappolato tra pressioni macroeconomiche e fondamentali di surplus, lasciando i prezzi vulnerabili a nuovi ribassi.

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