Il dollaro vicino ai massimi di due settimane in attesa dei verbali della Fed; l’euro cala per i timori commerciali

Il dollaro statunitense ha guadagnato terreno mercoledì mattina, attestandosi vicino ai massimi delle ultime due settimane, sostenuto dalle crescenti tensioni commerciali scatenate dalle nuove minacce tariffarie del presidente Donald Trump, incluso un potenziale dazio del 50% sulle importazioni di rame.

Alle 04:45 ET (08:45 GMT), il Dollar Index—che misura il biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute principali—è salito dello 0,1% a 97,267, dopo aver toccato martedì il livello più alto dal 25 giugno.

Il dollaro beneficia dell’effetto rifugio in vista dei verbali della Fed

Il dollaro ha rafforzato la sua posizione dopo che Trump ha annunciato una linea più dura sul commercio, dichiarando l’intenzione di imporre nuovi dazi sul rame e accennando a possibili misure simili sui semiconduttori e sui prodotti farmaceutici. In un post pubblicato martedì sera, il presidente ha dichiarato che pubblicherà mercoledì una lista di paesi soggetti a nuove restrizioni commerciali, con ulteriori nomi previsti nel pomeriggio. Lunedì, aveva già inviato lettere formali a 14 paesi, tra cui Giappone e Corea del Sud, annunciando dazi più elevati.

Parallelamente, gli investitori sono in attesa dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, previsti per oggi. Gli operatori cercano indicazioni su come la banca centrale potrebbe agire nei prossimi mesi in materia di tassi d’interesse.

Durante l’incontro di giugno, la Fed ha mantenuto il tasso d’interesse di riferimento invariato tra 4,25% e 4,50%, sottolineando la necessità di un approccio cauto alla luce dell’incertezza sull’impatto economico delle tariffe.

Secondo gli analisti di ING: “Si prevede che i membri Bowman e Waller abbiano espresso dissenso prima di rilasciare dichiarazioni accomodanti alla stampa. Se i verbali mostreranno un orientamento più accomodante del previsto, il dollaro potrebbe indebolirsi.”

L’euro in calo a causa dei timori legati ai dazi

L’euro è sceso rispetto al dollaro, con l’EUR/USD in calo dello 0,2% a 1,1703, appesantito dall’indicazione di Trump secondo cui una lettera formale di dazi per l’Unione Europea sarebbe in arrivo.

Secondo ING, “Eventuali dazi sull’UE rappresenterebbero un’escalation significativa. Tuttavia, potrebbero penalizzare anche il dollaro, in parte compensando il colpo all’euro. La prospettiva prevalente è comunque che si raggiunga un accordo entro il 1° agosto.”

La sterlina sale grazie al vantaggio dell’accordo commerciale

La sterlina britannica ha guadagnato lo 0,2%, con il cambio GBP/USD a 1,3595, sostenuta dal fatto che il Regno Unito è tra i pochi paesi ad aver già firmato un accordo commerciale con l’amministrazione Trump.

Valute asiatiche miste dopo i dati sui prezzi

In Asia, lo yen giapponese si è indebolito lievemente, con USD/JPY a 146,70, e lo yuan cinese ha seguito la stessa tendenza, con USD/CNY in rialzo dello 0,1% a 7,1813. I dati CPI della Cina per giugno hanno mostrato un leggero aumento, sostenuto da sussidi statali e un allentamento delle tensioni commerciali.

Il dollaro australiano ha continuato a rafforzarsi (+0,1%) dopo il rally di martedì, innescato dalla decisione della banca centrale di lasciare invariati i tassi di interesse.

Il dollaro neozelandese (NZD/USD) è salito dello 0,1% a 0,6002, dopo che la Reserve Bank of New Zealand ha mantenuto invariati i tassi, ma ha segnalato che un taglio potrebbe arrivare se le pressioni inflazionistiche continueranno a diminuire.

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