Il dollaro statunitense è salito leggermente venerdì mattina, ma è rimasto vicino ai minimi pluriennali, complice il miglioramento del clima geopolitico e il progresso nelle trattative commerciali. Nel frattempo, l’euro continua a guadagnare terreno, spinto da dati sull’inflazione migliori del previsto nell’area euro.
Il dollaro soffre a causa del contesto accomodante e delle tensioni in calo
Alle 04:45 ET (08:45 GMT), l’Indice del Dollaro USA, che misura la valuta rispetto a un paniere di sei valute principali, è salito leggermente a 96,770, rimanendo però vicino ai minimi da marzo 2022. Per il mese di giugno, è atteso un calo dell’1,5%, il sesto consecutivo.
L’allentamento delle tensioni geopolitiche, in particolare grazie al cessate il fuoco tra Israele e Iran, ha ridotto la domanda per il dollaro come bene rifugio. Sul fronte commerciale, il Segretario al Commercio USA Howard Lutnick ha annunciato che Stati Uniti e Cina hanno finalizzato un accordo commerciale abbozzato a Ginevra. Inoltre, Lutnick ha affermato che un’intesa con l’India è vicina, mentre secondo il Wall Street Journal, l’Unione Europea starebbe valutando la riduzione dei dazi su alcune importazioni americane per facilitare un accordo con il presidente Donald Trump.
Torna l’attenzione sui tassi della Fed e sui dati macro
Il presidente della Fed Jerome Powell ha mantenuto una linea prudente sui tagli ai tassi durante la sua recente testimonianza al Congresso, ricevendo nuove critiche da Trump, che ha lasciato intendere un possibile cambio al vertice della banca centrale. Questo scenario ha aumentato le aspettative di una politica monetaria più espansiva.
I mercati ora scontano 64 punti base di tagli entro fine anno, contro i 46 previsti una settimana fa. I riflettori sono puntati sull’indice PCE core, in uscita oggi, che potrebbe dare ulteriori indicazioni sulla direzione dei tassi.
“Il rischio rimane orientato al ribasso per il dollaro,” hanno scritto gli analisti di ING. “I fattori chiave – Fed, dati macro, misure fiscali e dazi – potrebbero spingere il dollaro ancora più in basso.”
L’euro si rafforza grazie ai dati sull’inflazione dell’eurozona
L’euro è salito dello 0,2% a 1,1715, toccando i massimi da settembre 2021. I dati provenienti da Francia e Spagna mostrano una ripresa dell’inflazione.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo francese è cresciuto dello 0,8% su base annua a giugno, rispetto allo 0,6% di maggio. In Spagna, l’inflazione armonizzata è salita al 2,2%, in lieve aumento dal 2,0% precedente.
Gli analisti attendono ora i dati dalla Germania, in uscita lunedì, per avere un quadro completo sull’area euro. Secondo ING, il cambio EUR/USD potrebbe avvicinarsi a quota 1,20, ma saranno soprattutto i dati dagli Stati Uniti a determinarne il movimento.
Anche la sterlina britannica ha guadagnato, con il cambio GBP/USD in aumento dello 0,1% a 1,3743, vicino ai massimi di ottobre 2021.
Valute asiatiche miste su inflazione e sviluppi commerciali
In Asia, lo yen giapponese ha guadagnato leggermente, con il cambio USD/JPY in calo dello 0,1% a 144,32. L’inflazione di Tokyo, più debole del previsto, alimenta dubbi sulla possibilità che la Bank of Japan continui ad alzare i tassi.
Lo yuan cinese è rimasto stabile, con il cambio USD/CNY a 7,1694, reagendo poco all’annuncio di Lutnick sull’accordo commerciale con la Cina, in assenza di dettagli concreti.
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