I prezzi dell’oro salgono leggermente dopo un forte calo, la tregua Israele-Iran riduce la domanda di beni rifugio

I prezzi dell’oro sono leggermente aumentati durante la sessione asiatica di mercoledì, recuperando parzialmente dalle forti perdite del giorno precedente. Il calo del dollaro USA ha fornito supporto, sebbene il ritorno dell’appetito per il rischio sia legato alla fragile tregua tra Israele e Iran che sembra reggere.

  • L’oro spot è salito dello 0,2%, a 3.329,93 $/oncia
  • I futures sull’oro (agosto) hanno guadagnato lo 0,3%, a 3.344,70 $/oncia (ore 06:16 GMT)

Martedì l’oro era crollato di oltre l’1% dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di una tregua a più fasi tra i due rivali mediorientali. Nonostante Trump abbia poi criticato entrambe le parti per aver violato l’accordo, i mercati restano cautamente ottimisti che la fase più acuta del conflitto possa essere alle spalle.

Pressione sulla domanda di oro per la tregua, ma il deprezzamento del dollaro sostiene i prezzi

Sebbene l’appeal tradizionale dell’oro come bene rifugio sia stato ridotto dalla tregua, l’incertezza ancora presente e un dollaro più debole hanno aiutato a stabilizzare i prezzi. L’indice del dollaro è sceso dello 0,1% durante la sessione asiatica, rimanendo vicino a un minimo settimanale.

A sostenere ulteriormente l’oro vi è la speculazione che i recenti attacchi USA non siano riusciti a neutralizzare le capacità nucleari dell’Iran, aumentando il rischio di tensioni future.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha aggiunto cautela ai mercati, dichiarando al Congresso che la Fed resta dipendente dai dati mentre monitora gli effetti inflazionistici dei dazi statunitensi.

Altri metalli guadagnano terreno grazie al dollaro più debole

Anche altri metalli hanno registrato modesti rialzi:

  • I futures sull’argento sono saliti dello 0,5%, a 35,93 $/oncia
  • I futures sul platino sono rimasti stabili a 1.318,15 $/oncia
  • Il rame LME è aumentato dello 0,5%, a 9.723,35 $/tonnellata
  • I futures sul rame USA sono rimasti invariati a 4,9015 $/libbra

Un dollaro più debole ha reso le materie prime più attraenti per gli acquirenti internazionali, ma il clima generale di maggiore propensione al rischio ha limitato i guadagni per i metalli preziosi.

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