I prezzi del petrolio salgono con le tensioni USA-Iran, poi riducono i guadagni

I prezzi del petrolio sono aumentati all’inizio delle contrattazioni asiatiche di lunedì, spinti dalle crescenti tensioni geopolitiche dopo gli attacchi aerei statunitensi contro siti nucleari iraniani, che hanno alimentato i timori di interruzioni dell’offerta in Medio Oriente. Tuttavia, il greggio ha successivamente ridotto parte dei guadagni iniziali.

Alle 00:05 GMT, i future sul Brent con consegna ad agosto erano in rialzo del 2,4% a 79,00 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) guadagnava il 2,5% a 73,84 dollari. Entrambi i benchmark avevano toccato un picco intraday vicino al +4%, con il Brent che si era brevemente avvicinato agli 81 dollari, segnando il livello più alto degli ultimi quattro mesi.

La volatilità è seguita alla notizia degli attacchi statunitensi del fine settimana, che hanno colpito importanti infrastrutture nucleari iraniane. In risposta, Teheran ha minacciato ritorsioni, facendo crescere l’incertezza sul futuro della stabilità regionale e delle esportazioni energetiche.

Secondo i media iraniani, l’Iran starebbe valutando la possibilità di bloccare lo Stretto di Hormuz—un passaggio marittimo strategico attraverso cui transita una quota significativa delle forniture mondiali di petrolio. Un’eventuale chiusura avrebbe gravi ripercussioni sui flussi energetici globali.

Il conflitto militare tra Iran e Israele, giunto all’undicesimo giorno, ha già innescato nervosismo nei mercati. L’intensificarsi delle ostilità tra Teheran e Washington potrebbe inoltre portare a nuove sanzioni statunitensi contro il settore petrolifero iraniano, limitando ulteriormente le forniture dirette verso Asia ed Europa.

Gli analisti osservano con attenzione come si evolverà la risposta dell’Iran. Alcune indiscrezioni non confermate parlano della possibilità che Teheran possa prendere di mira basi militari statunitensi nella regione.

Secondo ANZ, l’intervento militare degli Stati Uniti rappresenta una “grave escalation”, e gli analisti prevedono che il prezzo del petrolio possa stabilizzarsi tra i 90 e i 95 dollari al barile se la situazione continuerà a peggiorare. Hanno inoltre sottolineato il rischio crescente di un’interruzione dei flussi nello Stretto di Hormuz, mentre ritengono improbabile una ripresa dei colloqui nucleari tra Iran e Stati Uniti nel breve termine.

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