Secondo gli analisti di Citigroup, l’andamento dei prezzi del petrolio sarà un elemento chiave nel determinare la performance dei mercati azionari nel breve termine, mentre gli investitori osservano con attenzione l’escalation della violenza in Medio Oriente.
In una nota rivolta ai clienti, Citi ha sottolineato che le crisi geopolitiche come quella tra Israele e Iran tendono ad avere effetti limitati e di breve durata sui mercati azionari, a meno che non provochino un aumento sostenuto dei prezzi dell’energia. Secondo la banca, se le tensioni dovessero proseguire, i settori che potrebbero sovraperformare includono i titoli energetici europei, i settori difensivi tradizionali e mercati come la Svizzera e il Regno Unito.
Gli analisti hanno anche evidenziato che, prima dell’attuale escalation, le valutazioni delle azioni a livello globale avevano già incorporato un livello medio di “rischio geoeconomico”, il che suggerisce una certa resilienza agli shock.
Mercoledì i prezzi del petrolio sono leggermente scesi, annullando parte del rialzo del 4% registrato il giorno precedente, mentre i mercati bilanciavano le preoccupazioni per eventuali interruzioni dell’offerta di greggio con l’attesa per la decisione sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense.
- I future sul Brent sono calati dello 0,3%, a 76,20 dollari al barile, mantenendosi sopra quota 76 per il secondo giorno consecutivo.
- Anche il WTI (West Texas Intermediate) è sceso dello 0,3%, attestandosi intorno ai 73,02 dollari al barile nelle prime contrattazioni negli Stati Uniti.
I futures azionari statunitensi risultano in rialzo, in un clima di prudenza.
Nel frattempo, l’aeronautica israeliana ha annunciato raid contro impianti per la produzione di centrifughe e armi nei pressi di Teheran, nel contesto di una campagna volta a frenare i programmi nucleari e missilistici dell’Iran.
Il conflitto si è intensificato da quando Israele ha lanciato attacchi aerei contro siti nucleari iraniani lo scorso venerdì, provocando rappresaglie missilistiche e vittime da entrambe le parti.
Il possibile coinvolgimento degli Stati Uniti rimane un punto critico. L’ex presidente Donald Trump ha chiesto una “RESA INCONDIZIONATA” da parte dell’Iran, definendo la Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, un “bersaglio facile” e affermando che gli Stati Uniti hanno aiutato Israele a ottenere la superiorità aerea completa sull’Iran.
Il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha precisato che eventuali azioni militari da parte di Trump sarebbero coerenti con gli interessi del popolo americano, ma ha anche aggiunto che il presidente potrebbe comunque decidere di intervenire ulteriormente per impedire l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran.
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