Prezzi del petrolio schizzano oltre l’8% dopo gli attacchi aerei israeliani all’Iran

I mercati petroliferi hanno registrato un’impennata significativa nelle prime ore della sessione asiatica di venerdì, in seguito a una vasta operazione militare israeliana contro l’Iran. L’escalation ha alimentato timori di un conflitto più ampio in Medio Oriente e di possibili interruzioni nell’approvvigionamento globale di petrolio.

Alle 21:22 ET (01:22 GMT), i contratti di luglio sul Brent sono balzati dell’8,5%, toccando 75,15 dollari al barile — il livello più alto dallo scorso febbraio. Parallelamente, i futures sul West Texas Intermediate (WTI) sono aumentati dell’8,4%, a 73,68 dollari al barile.

Tensioni alle stelle con gli attacchi israeliani all’Iran

Secondo fonti media, Israele ha lanciato all’alba di venerdì un massiccio attacco aereo preventivo contro il territorio iraniano, colpendo numerose installazioni militari e nucleari. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha avvertito di una risposta imminente da parte di Teheran, con probabili attacchi missilistici e con droni contro la popolazione civile israeliana.

La capitale iraniana è stata scossa da diverse esplosioni, mentre i media di stato hanno confermato l’attivazione completa dei sistemi di difesa aerea.

Nonostante l’ampiezza dell’operazione, due funzionari statunitensi hanno dichiarato a Reuters che gli USA non sono coinvolti direttamente, sottolineando che Israele ha agito autonomamente. CNN ha inoltre riferito che l’ex presidente Donald Trump ha convocato una riunione del gabinetto per valutare la situazione in evoluzione.

L’impennata dei prezzi del petrolio riflette l’ansia degli investitori per le conseguenze geopolitiche, con il timore che un conflitto prolungato tra Israele e Iran possa compromettere gravemente la produzione di greggio e le rotte di trasporto nella regione, arteria fondamentale per l’energia a livello globale.

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