A marzo, prima che gli Stati Uniti imponessero dazi alla maggior parte dei Paesi dando il via a una guerra commerciale globale, i consumatori dell’area euro avevano aumentato le loro aspettative di inflazione per i prossimi anni, secondo un sondaggio della Banca Centrale Europea (BCE).
Il sondaggio, che ha coinvolto 19.000 consumatori in 11 Paesi dell’eurozona, ha mostrato che l’inflazione attesa nei 12 mesi successivi era pari al 2,9%, in aumento rispetto al 2,6% del mese precedente. Le aspettative a tre anni sono salite al 2,5% dal 2,4%.
Tuttavia, questi dati sono stati raccolti prima dei dazi statunitensi, che hanno modificato radicalmente le prospettive economiche globali. Da allora, l’euro si è rafforzato, i prezzi dell’energia sono calati e la crescita economica appare destinata a indebolirsi — tutti fattori che probabilmente ridurranno l’aumento dei prezzi. La situazione è ulteriormente complicata dalla Cina, che potrebbe inondare l’Europa di beni a basso costo a causa della minore accessibilità al mercato statunitense, spingendo potenzialmente l’inflazione ancora più in basso.
Alla luce di questi cambiamenti, la BCE ha nuovamente tagliato i tassi di interesse ad aprile, citando una crescita debole. Alcuni responsabili politici temono persino che la BCE possa nuovamente fallire nel raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2%.
Martedì, il membro del comitato esecutivo della BCE Piero Cipollone ha espresso preoccupazioni circa il potenziale impatto recessivo di una guerra commerciale globale sull’area euro. Cipollone ha sottolineato che sia la crescita economica che l’inflazione potrebbero risentirne negativamente, portando a un’economia globale più frammentata, ostacolando i flussi di capitale e potenzialmente minando lo status del dollaro USA come valuta rifugio.
Le osservazioni di Cipollone hanno evidenziato la possibilità di un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE a giugno. Ha affermato che l’aumento recente dell’incertezza sulle politiche commerciali potrebbe ridurre gli investimenti delle imprese dell’area euro dell’1,1% nel primo anno e la crescita del PIL reale di circa 0,2 punti percentuali nel biennio 2025-2026. Ha inoltre osservato che l’incremento della volatilità nei mercati finanziari potrebbe causare una riduzione della crescita del PIL di circa 0,2 punti percentuali nel 2025.
L’impatto sull’inflazione, sebbene meno definito, potrebbe comunque risultare disinflazionistico per l’area euro nel breve e medio termine, ha aggiunto Cipollone.
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