Eni (BIT:ENI) ha registrato un utile operativo pro forma rettificato di 3,7 miliardi di euro nel primo trimestre, in aumento del 36% rispetto al trimestre precedente, ma in calo dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa del calo del prezzo del petrolio Brent di circa il 10%.
Il consenso fornito dalla società era di 3,26 miliardi.
L’utile netto rettificato è stato di 1,4 miliardi di dollari nel trimestre, in calo dell’11%, ha dichiarato la compagnia in un comunicato.
Il gruppo petrolifero afferma di essere ben posizionato per affrontare l’attuale ambiente macroeconomico incerto e volatile e spiega di aver previsto una razionalizzazione delle spese superiore a 2 miliardi di euro nel 2025, equivalente a circa 15 dollari/barile di effetto sul prezzo, mentre gli investimenti netti, al netto delle dismissioni, dovrebbero essere inferiori a 6 miliardi rispetto alla stima iniziale di una cifra compresa tra 6,5 e 7 miliardi.
È stata confermata la politica di remunerazione degli azionisti per il 2025, che prevede un aumento del 5% del dividendo a 1,05 per azione e l’avvio di un programma di riacquisto di azioni da 1,5 miliardi.
“Guardando al futuro, siamo ben posizionati per affrontare l’attuale clima economico: grazie a un portafoglio di asset di alta qualità, che ci offre ampia flessibilità, e a strutture finanziarie comprovate che garantiscono un’allocazione disciplinata del capitale e una crescita autofinanziata, siamo in grado di ottimizzare i nostri piani di spesa e la gestione della liquidità”, ha commentato l’amministratore delegato Claudio Descalzi nel comunicato.
Entrando nei dettagli delle performance delle divisioni, E&P ha ottenuto un EBIT rettificato di 3,3 miliardi, in aumento di circa il 20% rispetto al trimestre precedente grazie al maggiore contributo di paesi con produzione più redditizia e a costi più bassi in generale.
GGP ha ottenuto un EBIT rettificato di 310 milioni grazie alla massimizzazione del valore del portafoglio di gas/LNG.
L’EBIT rettificato di Enilive è stato di 95 milioni, quasi raddoppiato rispetto al trimestre precedente, sostenuto dal maggiore contributo delle attività retail.
Il settore della raffinazione ha chiuso con una perdita rettificata di 91 milioni di euro, peggiorando il confronto sia rispetto al primo trimestre del 2024 che rispetto al trimestre precedente, a causa del continuo deterioramento dei margini.
Infine, il settore chimico ha registrato una perdita di 0,24 miliardi a causa della persistente debolezza del settore europeo, causata dalla minore domanda e dalla pressione sui margini da parte degli operatori con posizioni di costo più favorevoli, sottolinea il comunicato stampa.
Quest’anno, la produzione di idrocarburi è ancora prevista a 1,7 milioni di barili/giorno con uno scenario Brent a 65 dollari al barile.
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