UniCredit-Banco Bpm: le possibili restrizioni del Governo per evitare il golden power

Il tempo potrebbe essere molto ristretto: già da venerdì prossimo il Governo potrebbe decidere se bloccare l’offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit (BIT: UCG) nei confronti di Banco Bpm (BIT: BAMI).

Secondo La Repubblica, il Comitato Golden Power di Palazzo Chigi, sebbene sia ancora impegnato nell’analisi del dossier, sarebbe orientato ad accelerare i tempi con una decisione nei prossimi giorni.
La prima occasione utile potrebbe essere il Consiglio dei Ministri previsto per venerdì, dopo la chiusura dei mercati (ore 17:30), anche se non è escluso che la decisione venga rinviata al 22 aprile, nel tentativo di evitare che l’intervento sul golden power possa interferire con l’assemblea di Generali (BIT: GASI), in programma il 24 aprile. Proprio questo elemento avrebbe portato all’accelerazione.

Nel frattempo, a Piazza Affari, le azioni UniCredit hanno aperto la seduta odierna in calo di oltre l’1%, a 48,77 euro, in un contesto negativo per i mercati europei, in particolare per il FTSE MIB (-1%).

Secondo il quotidiano, il Governo avrebbe tre opzioni. La prima, considerata la più remota, sarebbe il veto sull’OPA volontaria lanciata il 25 novembre 2024 per il 100% delle azioni di Banco Bpm.
La decisione opposta sarebbe invece l’esclusione dell’operazione dall’ambito di applicazione della normativa sul golden power.
Per quanto riguarda l’ultima opzione, verrebbe confermata – anche se non ufficialmente dal Governo – l’ipotesi già trapelata nei giorni scorsi: via libera con prescrizioni. Secondo fonti del quotidiano all’interno della maggioranza di governo, i tecnici di Palazzo Chigi starebbero valutando un’approvazione condizionata dell’operazione.

Tra le aree su cui verrebbero fissati i paletti figurano le sedi e l’ambito di eventuali cessioni di filiali, mentre restano più sfumate le possibilità di intervento su personale e assetti di governance.
Secondo Il Messaggero, gli impegni richiesti riguarderebbero il mantenimento di un rapporto stabile tra occupati e depositi e i livelli di finanziamento legati al project financing praticati da Banco Bpm.

L’attenzione dei tecnici si concentrerebbe sia sull’operazione Commerzbank (BIT:1CBK), sia sulla situazione in Russia.

I timori del Governo relativi a Commerzbank – in cui UniCredit ha raggiunto il 28% del capitale – riguardano il rischio che la fusione sposti il baricentro di Piazza Gae Aulenti verso la Germania. L’acquisizione di Banco Bpm servirebbe invece proprio a rafforzare la presenza dell’istituto milanese in Italia, evitando così future richieste di trasferimento della sede da Milano.

L’altra questione riguarda la Russia, dove UniCredit ha ridotto la propria attività dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, ma ha sempre rifiutato di vendere la banca locale a prezzi stracciati, aspettando di capire come si sarebbe evoluta la situazione, arrivando perfino a fare ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni alla vendita da parte della Banca Centrale Europea.

Il Messaggero scrive che, per evitare l’applicazione del golden power, il Governo potrebbe pretendere che UniCredit esca dalla Russia il prima possibile.

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