Tim, la mossa di Vivendi: venduta parte della sua quota

Dopo mesi di tensioni e ricorsi in tribunale, Vivendi (EU:VIV) ha deciso di intervenire nel capitale di Telecom Italia, vendendo una parte della sua partecipazione nell’ex monopolista. La notizia è stata comunicata dallo stesso gruppo francese tramite una nota, in cui ha annunciato la riduzione della sua quota dal 23,8% al 18,4% a seguito di nuove vendite effettuate il 18 marzo. Di conseguenza, i diritti di voto dei francesi scendono al 13,19% del capitale sociale.

Vivendi aveva già smesso di contabilizzare la sua partecipazione in Tim con il metodo del patrimonio netto dal 31 dicembre 2022 e aveva più volte manifestato l’intenzione di vendere la propria quota nel gruppo.

L’amministratore delegato, Arnau de Puyfontaine, aveva già confermato la volontà di cedere la sua partecipazione nel gruppo, considerata ormai un investimento non strategico.

“Quando saremo in grado di uscire dalla società a condizioni vantaggiose, lo faremo”, ha spiegato De Puyfontaine agli analisti durante la presentazione dei risultati, definendo l’investimento in Tim “non più strategico”.

Poste Italiane possibile acquirente

Diverse testate giornalistiche ipotizzano ora che la maggior parte della quota rimanente di Vivendi possa essere acquistata da Poste Italiane (BIT:PST), che potrebbe acquisire fino al 15% del capitale ordinario, arrivando così alla soglia dell’OPA del 25% (con un esborso stimato di circa 700 milioni di euro ai valori attuali).

A seguito della notizia, gli analisti di EQUITA hanno confermato la loro raccomandazione di acquisto (‘buy’) e il target price di 0,36 euro sulle azioni Tim, che questa mattina hanno registrato un aumento del 2% nei primi minuti di contrattazione a Piazza Affari, attestandosi a 0,30 euro. Anche le azioni Vivendi hanno performato bene a Parigi, con un rialzo dell’1% a 2,78 euro.

“Per Tim, l’uscita di Vivendi dal capitale sarebbe, a nostro avviso, molto positiva, in quanto eliminerebbe un elemento di incertezza sui prossimi passi nella strategia di rilancio del gruppo”, affermano da SIM. Vivendi, infatti, aveva assunto una posizione molto critica nei confronti del piano industriale presentato da Labriola e in passato aveva posto un veto sull’operazione di ottimizzazione della struttura del capitale.

Effetti su governance e struttura del capitale

Per quanto riguarda un possibile rafforzamento di Poste in Tim, EQUITA ritiene che ciò “fornirebbe al gruppo una governance più solida”. Questo potrebbe facilitare l’attuazione della politica di ricostituzione delle riserve e di remunerazione degli azionisti, oltre a ottimizzare la struttura del capitale già presentata al mercato. Inoltre, non è escluso uno scenario di consolidamento con Iliad Italia.

Secondo EQUITA, la stampa riporta che Tim “sta lavorando per rinegoziare la linea RCF, riducendone l’ammontare a 3 miliardi dagli attuali 4”. Questo rappresenta un ulteriore passo per ridurre il debito lordo, adattandolo alle nuove esigenze del gruppo e abbassando il costo del debito per migliorare il flusso di cassa libero, azioni che, secondo gli analisti, sono già riflesse nelle previsioni del piano di riduzione degli oneri finanziari.

“Nel complesso, nonostante il possibile residuo di overhang di Vivendi (circa il 3% del capitale che potrebbe non essere acquisito da Poste), ci aspettiamo una reazione positiva sul titolo e in particolare sulle azioni di risparmio, che mantengono un privilegio sul dividendo (2,75 centesimi minimo) e sul diritto al dividendo non pagato nel 2023-2024 (5,5 centesimi), un vantaggio non adeguatamente riflesso nel premio attuale rispetto alle azioni ordinarie”, conclude EQUITA.

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