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  • I prezzi dell’oro scendono dai massimi storici in seguito a un parziale allentamento dei dazi USA

    I prezzi dell’oro scendono dai massimi storici in seguito a un parziale allentamento dei dazi USA

    I prezzi dell’oro sono scesi dai massimi storici lunedì, poiché l’appetito per il rischio è leggermente migliorato dopo che gli Stati Uniti hanno segnalato alcune esenzioni dai pesanti dazi commerciali contro la Cina, anche se il sentiment resta in gran parte teso.

    La debolezza del dollaro e dei titoli del Tesoro ha comunque sostenuto l’oro, che ha continuato a scambiare sopra i 3.200 dollari l’oncia, così come alcuni commenti della Federal Reserve su un possibile allentamento monetario.

    L’oro spot è sceso dello 0,3% a 3.225,79 $/oncia, mentre i futures sull’oro con scadenza a giugno hanno perso lo 0,1% a 3.240,87 $/oncia alle 01:12 ET, 05:12 GMT. L’oro spot è rimasto vicino al massimo storico di 3.245,69 $/oncia raggiunto la settimana scorsa.

    Lieve sollievo dai dazi pesa sull’oro mentre migliora l’appetito per il rischio

    Le perdite dell’oro sono arrivate in concomitanza con i guadagni nei mercati orientati al rischio, con le borse asiatiche per lo più in rialzo lunedì. Anche i futures sugli indici statunitensi sono aumentati durante le contrattazioni in Asia.

    L’appetito per il rischio è migliorato dopo che la Casa Bianca ha confermato nel weekend che i beni elettronici non saranno inclusi nei nuovi dazi del 145% contro la Cina voluti dal presidente Donald Trump. La mossa offre un po’ di sollievo alle grandi aziende statunitensi fortemente esposte alle importazioni dalla Cina, in particolare Apple Inc (NASDAQ:AAPL).

    Tuttavia, Trump ha ridimensionato questa visione, affermando che le importazioni di elettronica saranno comunque soggette a un’imposta del 20% e che sta preparando l’annuncio di nuovi dazi separati sull’elettronica.

    Le dichiarazioni di Trump hanno mantenuto alta la tensione tra gli investitori, timorosi di ulteriori dazi, specialmente dopo lo scambio di misure tra Cina e USA della scorsa settimana.

    Pechino ha annunciato dazi di ritorsione del 125% contro gli Stati Uniti in risposta all’ultima mossa di Trump, mostrando poca intenzione di fare marcia indietro. La Cina è stata anche vista avviare contatti con altri partner commerciali per migliorare le relazioni bilaterali.

    Nonostante ciò, una grave guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali dovrebbe scuotere le catene di approvvigionamento globali e frenare la crescita economica, con gli operatori che stimano almeno un 50% di probabilità di recessione negli Stati Uniti quest’anno.

    Questa prospettiva ha sostenuto i prezzi dell’oro nelle ultime settimane, mentre la maggior parte degli altri metalli è rimasta indietro. Tuttavia, la debolezza del dollaro ha offerto un po’ di sollievo ai mercati dei metalli lunedì.

    I futures sul platino sono saliti dello 0,8% a 951,90 $/oncia, mentre quelli sull’argento sono scesi dello 0,3% a 31,827 $/oncia.

    Tra i metalli industriali, i futures sul rame al London Metal Exchange si sono stabilizzati a 9.152,90 $ a tonnellata.

    Goldman Sachs alza il target per il prezzo dell’oro nel 2025 a 3.700 $/oncia

    Domenica Goldman Sachs Group Inc (NYSE:GS) ha alzato il suo obiettivo di prezzo per l’oro nel 2025 a 3.700 $/oncia, rispetto ai precedenti 3.300 $/oncia – il terzo aumento di quest’anno.

    La banca d’investimento ha evidenziato una crescente domanda di beni rifugio come l’oro in risposta alla dura guerra commerciale tra USA e Cina, affermando che in uno scenario estremo l’oro potrebbe salire fino a 4.500 $/oncia entro la fine del 2025.

    Goldman Sachs ha inoltre dichiarato che l’oro rappresenta una copertura contro i crescenti rischi di recessione negli Stati Uniti.

  • La Borsa di Milano rimbalza con l’Europa sulla mossa di Trump sui dazi tech, bene banche ed energia

    La Borsa di Milano rimbalza con l’Europa sulla mossa di Trump sui dazi tech, bene banche ed energia

    Piazza Affari ha rimbalzato insieme al resto d’Europa su un’ondata di sollievo momentaneo dopo l’allentamento, nel weekend, dei dazi statunitensi su parte del settore tecnologico deciso da Trump. Nonostante la confusione, questo alimenta le speranze che l’amministrazione USA possa aprire a una fase di negoziazione, stimolando l’appetito degli investitori per i titoli più caldi.

    Intorno alle 9:30 il Ftse Mib saliva di circa il 2%, ma il bilancio dall’inizio del mese resta comunque a -9%.

    Corrono le banche, con l’indice settoriale in rialzo di oltre il 2%, in linea con il comparto europeo. Il settore ha beneficiato anche della promozione del debito italiano da parte di S&P, che ha alzato il rating a ‘BBB+’ da ‘BBB’ con outlook stabile. Tra i migliori si segnalano Mediobanca (BIT:MB), in crescita del 3,8%, e Banco Bpm (BIT:BAMI) a +3%.

    Acquisti su Tenaris (BIT:TEN) e Saipem (BIT:SPM), che si contendono il primo posto tra le blue chip con rialzi attorno al 4,5%. Bene anche Eni (BIT:ENI) con un +2,8%.

    Stm (BIT:STM) guadagna circa il 3%, al di sotto dei massimi dell’apertura, in linea con le altre tech europee, dopo che gli Stati Uniti hanno concesso esenzioni dai dazi su smartphone, computer e altri prodotti elettronici importati in gran parte dalla Cina. Tuttavia, l’incertezza resta elevata, poiché Trump ha dichiarato ieri che finalizzerà entro la settimana i dazi sui semiconduttori importati e sull’intera filiera produttiva.

    I rialzi si stanno estendendo a tutti i settori. In controtendenza spicca la debolezza di Ferragamo (BIT:SFER), in calo del 2%.

    Tra i titoli a minore capitalizzazione, Fidia è in asta di volatilità con un rialzo di quasi il 13%, mentre Olidata guadagna il 7,4%, seppur con volumi ridotti.

  • Mps, il governo dà il via libera all’OPA su Mediobanca

    Mps, il governo dà il via libera all’OPA su Mediobanca

    Il governo ha spianato la strada a Banca Monte dei Paschi di Siena (BIT:BMPS) per l’operazione su Mediobanca (BIT:MB). L’esecutivo ha infatti deciso di non esercitare i poteri speciali, la cosiddetta “golden power”, sull’Offerta Pubblica di Acquisto su tutte le azioni ordinarie di Piazzetta Cuccia.

    L’annuncio è stato dato questa mattina dalla banca senese tramite un comunicato stampa pubblicato prima dell’apertura ufficiale di Piazza Affari e, nei primi minuti di contrattazione, le azioni MPS sono salite di oltre il 3%, a 6,38 euro, in linea con l’andamento positivo del FTSE MIB (+2%).

    Viene dunque confermata la strategia del governo guidato da Giorgia Meloni, che punta a costruire il terzo polo bancario attorno a una MPS ristrutturata e privatizzata, mentre UniCredit (BIT:UCG) prosegue con la sua operazione su Banco Bpm (BIT:BAMI).

    Nel frattempo è iniziato il conto alla rovescia per l’assemblea straordinaria di MPS convocata per giovedì 17 aprile, nella quale i soci saranno chiamati a votare sull’attribuzione al consiglio di amministrazione della facoltà di aumentare il capitale sociale (in una o più tranche) a servizio dell’OPA su Mediobanca.

    L’amministratore delegato di Siena, Luigi Lovaglio, punta a chiudere l’operazione entro luglio, ma sarà fondamentale il sostegno degli azionisti alla mossa su Piazzetta Cuccia.

    Nei giorni scorsi è emersa una spaccatura tra i proxy advisor nelle raccomandazioni riguardanti l’aumento di capitale: Institutional Shareholder Services (Iss) ha raccomandato di votare contro, mentre Glass Lewis si è espresso a favore. Un parere favorevole è arrivato anche da Davide Serra, numero uno di Algebris, e da Pimco.

    Alla lista degli oppositori si sono aggiunti altri tre azionisti internazionali che, insieme, non raggiungono lo 0,5%: State Board of Administration Florida, Calvert – del gruppo Morgan Stanley (NYSE:MS) – e il New York City Controller.

    L’operazione dovrebbe invece ricevere il voto favorevole del Mef, Delfin, Caltagirone, fondazioni e fondi pensione.

    Non si sono ancora espressi i detentori delle quote maggiori, come Vanguard (3%), Dimension Fund Advisors (3%), Norges Bank (2,9%), BlackRock (NYSE:BLK) (1,8%), Allianz (TG:ALV) (1,58%), Crédit Agricole (0,65%) e Janus Henderson (0,6%).

    Rimane ancora incerta la posizione di Banco Bpm e Anima (BIT:ANIM), entrati con l’ultimo collocamento del Tesoro e attualmente intorno al 9%.

  • Le borse europee salgono grazie all’esenzione dai dazi sull’elettronica; l’incertezza persiste

    Le borse europee salgono grazie all’esenzione dai dazi sull’elettronica; l’incertezza persiste

    Gli indici azionari europei sono saliti lunedì, iniziando la nuova settimana con una nota positiva dopo che la Casa Bianca ha segnalato che i dispositivi elettronici saranno esentati dai nuovi dazi “reciproci”, alimentando la speranza che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, possa contenere altri dazi.

    Alle 03:05 ET, 07:05 GMT, l’indice DAX in Germania è salito del 2,1%, il CAC 40 in Francia ha guadagnato il 2% e il FTSE 100 nel Regno Unito è aumentato dell’1,5%.
    L’indice paneuropeo Stoxx 600 è salito dell’1,4%.

    L’esenzione per l’elettronica migliora il sentiment

    Trump ha esentato smartphone, computer e altri dispositivi e componenti elettronici dai suoi dazi reciproci, secondo nuove linee guida pubblicate venerdì sera dall’U.S. Customs and Border Protection.
    Questa decisione è seguita all’imposizione da parte del presidente statunitense di dazi del 145% sui prodotti provenienti dalla Cina all’inizio del mese, una mossa che minacciava di colpire duramente i giganti tecnologici come Apple (NASDAQ:AAPL), data l’importanza della Cina nella catena di approvvigionamento.

    I mercati azionari europei hanno beneficiato della decisione, con gli investitori che speculano sul fatto che i disordini nei mercati globali, innescati dall’imposizione dei dazi di Trump, potrebbero portare a una guerra commerciale meno impattante.

    Detto ciò, persiste un forte grado di incertezza, con Trump che durante il fine settimana ha affermato che si tratta di una misura temporanea e che la prossima settimana prevede di annunciare dazi separati sull’elettronica, che potrebbero includere i semiconduttori.
    Ha inoltre sottolineato che le importazioni elettroniche dalla Cina sono ancora soggette a un dazio del 20% imposto a marzo.

    Si avvicina la riunione della BCE

    Lunedì ci sono pochi dati economici da analizzare in Europa, e tutta l’attenzione sarà rivolta alla riunione della Banca Centrale Europea prevista per questa settimana, durante la quale i responsabili politici dovranno tener conto delle rinnovate pressioni economiche derivanti dalle tensioni commerciali e dall’apprezzamento dell’euro.

    Secondo gli analisti di ING, la posizione della BCE potrebbe essersi spostata rispetto alla riunione di marzo, poiché i nuovi dazi statunitensi sui beni europei, uniti all’ascesa dell’euro e al calo dei prezzi dell’energia, hanno alimentato preoccupazioni per la crescita e la disinflazione nel breve termine.

    Durante l’ultima riunione, i tassi erano considerati vicini alla neutralità e l’ottimismo era aumentato dopo l’inversione della politica fiscale in Germania e l’aumento della spesa per la difesa in Europa.

    Forti guadagni per i titoli tecnologici

    Nel settore societario, i titoli tecnologici europei, tra cui ASML (EU:ASML) e SAP (TG:SAP), hanno registrato forti guadagni dopo che gli Stati Uniti hanno concesso esenzioni dai dazi per l’elettronica importata principalmente dalla Cina.

    Altrove, la società svizzera di materiali da costruzione Holcim ha annunciato che lo spin-off pianificato della sua attività nordamericana dovrebbe avvenire a giugno, previa approvazione degli azionisti durante l’assemblea generale annuale del 14 maggio.

    Il petrolio si stabilizza dopo le perdite

    I prezzi del petrolio si sono stabilizzati lunedì dopo le recenti perdite legate ai timori che la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, le due maggiori economie del mondo, possa indebolire la crescita economica globale e ridurre la domanda di carburante.

    Alle 03:05 ET, i futures sul Brent sono scesi dello 0,1% a 64,67 dollari al barile. I futures sul greggio statunitense West Texas Intermediate sono calati dello 0,1% a 61,44 dollari al barile.

    Entrambi i contratti hanno perso circa 10 dollari al barile dall’inizio del mese, mentre la guerra commerciale tra le due principali potenze economiche si è intensificata.

  • DAX, CAC, FTSE100, Le Borse Europee Tornano a Scendere Dopo i Maggiori Rialzi Giornalieri dal 2022

    DAX, CAC, FTSE100, Le Borse Europee Tornano a Scendere Dopo i Maggiori Rialzi Giornalieri dal 2022

    Le borse europee — DAX, CAC e FTSE100 — sono tornate in calo venerdì, dopo aver registrato nella giornata precedente i maggiori guadagni giornalieri dal 2022, in seguito alla decisione del presidente statunitense Donald Trump di posticipare di 90 giorni l’introduzione di nuovi dazi.

    L’euro è salito al livello più alto contro il dollaro da oltre tre anni, dopo che l’UE ha annunciato che sospenderà per 90 giorni le contromisure previste contro i dazi di Trump. Anche la sterlina ha registrato un forte rialzo grazie a nuovi dati che mostrano una crescita dell’economia britannica superiore alle attese nel mese di febbraio.

    Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato oggi che la sospensione dei dazi da parte degli Stati Uniti rappresenta solo una “pausa fragile” nelle tensioni, ma costituisce un’opportunità cruciale per avviare negoziati.

    L’indice paneuropeo STOXX 600 è in calo dello 0,3% a quota 485,82, dopo un rally del 3,7% giovedì. L’indice tedesco DAX perde l’1,3%, mentre il francese CAC 40 scende dello 0,5%. Il FTSE 100 del Regno Unito si distingue in controtendenza, salendo dello 0,5%.

    Le azioni di Stellantis NV sono scese bruscamente. Il colosso automobilistico ha riportato un calo del 9% nelle spedizioni del primo trimestre rispetto all’anno precedente.

    Anche BP Plc ha registrato un calo significativo. Il gruppo energetico ha avvertito di una performance “debole” nel trading di gas e di un aumento del debito nel primo trimestre.

    Sul fronte economico, l’economia britannica è cresciuta a un ritmo superiore alle attese nel mese di febbraio, con aumenti in tutti i principali settori, secondo quanto rivelato dai dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS).

    Il PIL reale è cresciuto dello 0,5% rispetto al mese precedente, dopo una crescita nulla a gennaio. Gli analisti si aspettavano un aumento dello 0,1%. Su base annua, il PIL reale è aumentato dell’1,4%, superando le previsioni degli economisti che indicavano un +0,9%.

    Nel frattempo, secondo un rapporto elaborato da S&P Global, i reclutatori britannici hanno registrato a marzo il maggiore aumento da oltre quattro anni dell’offerta di lavoro permanente e temporaneo, mentre i collocamenti lavorativi sono diminuiti in modo significativo a causa di una minore fiducia economica e di budget più rigidi da parte dei clienti.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq, Futures Indicando una Forza Iniziale a Wall Street

    Dow Jones, S&P, Nasdaq, Futures Indicando una Forza Iniziale a Wall Street

    I principali futures sugli indici statunitensi – Dow Jones, S&P e Nasdaq – indicano attualmente un’apertura in rialzo per venerdì, con le azioni che probabilmente torneranno a salire dopo il forte calo registrato nella sessione precedente.

    Il momentum positivo a Wall Street arriva mentre gli investitori continuano a monitorare da vicino gli ultimi sviluppi sul fronte dei dazi.

    I futures erano scesi dopo la notizia che la Cina prevede di aumentare i dazi sulle importazioni statunitensi al 125% a partire da sabato.

    Il 125% eguaglierebbe il dazio sui beni cinesi annunciato dal presidente Donald Trump all’inizio di questa settimana, anche se un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato alla CNBC che il tasso effettivo è del 145% se si include un dazio aggiuntivo del 20% legato al fentanyl.

    Tuttavia, il sentiment negativo è stato compensato dalla notizia che l’Unione Europea sospenderà per 90 giorni le contromisure previste contro i dazi imposti da Trump.

    Il portavoce commerciale della Commissione Europea, Olof Gill, ha inoltre dichiarato alla radio irlandese RTE che il commissario europeo al commercio, Maros Sefcovic, si recherà a Washington domenica per “tentare di firmare accordi.”

    I mercati potrebbero inoltre beneficiare di una reazione positiva ai risultati trimestrali pubblicati da giganti della finanza come JPMorganChase (NYSE: JPM), Morgan Stanley (NYSE: MS) e Wells Fargo (NYSE: WFC).

    Le azioni di JPMorganChase, Morgan Stanley e Wells Fargo stanno tutte mostrando forza nel pre-market dopo che le aziende hanno riportato utili trimestrali superiori alle attese.

    Dopo un rally storico nella sessione di mercoledì, giovedì le azioni sono tornate a scendere in modo consistente. I principali indici hanno registrato forti perdite ma rimangono comunque ben al di sopra dei loro minimi recenti.

    Gli indici hanno chiuso la giornata lontani dai minimi ma comunque in netto calo. Il Nasdaq è crollato di 737,66 punti, ovvero del 4,3%, a 16.387,31; l’S&P 500 è sceso di 188,85 punti, ovvero del 3,5%, a 5.268,05; e il Dow è precipitato di 1.014,79 punti, ovvero del 2,5%, a 39.593,66.

    Il brusco calo a Wall Street è arrivato mentre i trader cercavano di monetizzare il balzo visto nel pomeriggio di mercoledì, dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni su nuovi “dazi reciproci.”

    Le continue preoccupazioni per l’aumento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno inoltre pesato sui mercati, dato che Trump ha escluso la Cina dalla pausa e ha persino aumentato il dazio sui beni cinesi al 125%.

    L’incertezza su cosa accadrà da qui alla fine della pausa di 90 giorni potrebbe aver contribuito ad accrescere l’apprensione a Wall Street.

    “Anche se la pausa di 90 giorni è una buona notizia per le azioni, la mancanza di chiarezza a lungo termine potrebbe diventare un problema col passare del tempo,” ha affermato Russ Mould, direttore investimenti di AJ Bell.

    Nel frattempo, i trader hanno in gran parte ignorato un rapporto del Dipartimento del Lavoro che ha mostrato inaspettatamente un lieve calo dei prezzi al consumo negli Stati Uniti nel mese di marzo, considerando forse i dati come “già superati.”

    Il rapporto ha indicato che l’indice dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,1% a marzo dopo un aumento dello 0,2% a febbraio. Gli economisti si aspettavano un aumento dello 0,1%.

    Escludendo alimentari ed energia, l’indice dei prezzi al consumo core è aumentato dello 0,1% a marzo dopo un incremento dello 0,2% a febbraio. Si prevedeva un aumento dello 0,3%.

    Il rapporto ha anche mostrato che il tasso annuo di crescita dei prezzi al consumo è rallentato al 2,4% a marzo dal 2,8% di febbraio. Gli economisti prevedevano un rallentamento al 2,6%.

    Il tasso annuo di crescita dei prezzi core è anch’esso sceso al 2,8% a marzo dal 3,1% di febbraio. Si prevedeva una discesa al 3,0%.

    “I dati CPI di marzo erano già vecchi al momento della pubblicazione, considerando i grandi cambiamenti nei dazi in atto e l’impatto inflazionistico che avranno nei prossimi mesi,” ha affermato Kathy Bostjancic, capo economista di Nationwide.

    Ha aggiunto: “Anche se una lettura più moderata può aiutare marginalmente all’inizio dell’inasprimento dei dazi, molte delle categorie che hanno mostrato un calo o una crescita contenuta affronteranno pressioni al rialzo nei prossimi mesi.”

    Un rapporto separato del Dipartimento del Lavoro ha mostrato che le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate leggermente nella settimana terminata il 5 aprile.

    I titoli del settore dei servizi petroliferi sono crollati insieme al prezzo del greggio, trascinando l’indice Philadelphia Oil Service in calo dell’8,9%.

    Anche le azioni delle compagnie aeree hanno registrato un forte calo, con un crollo dell’8,4% dell’indice NYSE Arca Airline.

    Una debolezza significativa è stata visibile anche tra i titoli dei semiconduttori, come riflesso dal calo dell’8,0% dell’indice Philadelphia Semiconductor.

    Anche i produttori di petrolio, l’hardware informatico, le banche e le biotecnologie hanno mostrato notevoli debolezze, mentre i titoli auriferi si sono mossi in controtendenza grazie al continuo rimbalzo del prezzo del metallo prezioso.

  • Prada acquista Versace da Capri con un accordo in contanti da 1,38 miliardi di dollari

    Prada acquista Versace da Capri con un accordo in contanti da 1,38 miliardi di dollari

    Il gruppo globale della moda di lusso Capri (NYSE: CPRI) ha accettato di cedere il marchio Versace al gruppo italiano Prada (TG:PRP) per 1,38 miliardi di dollari in contanti.

    L’accordo è subordinato alle approvazioni normative e alle consuete condizioni di chiusura, con il completamento previsto per la seconda metà del 2025.

    Lo sviluppo segue un’indiscrezione pubblicata nel gennaio 2025 da Il Sole 24 Ore, che riportava l’interesse di Prada per l’acquisizione della maison di moda.

    Capri, che gestisce anche i marchi Michael Kors e Jimmy Choo, aveva inizialmente acquistato Versace nel 2018 per 2,12 miliardi di dollari.

    Fondata a Milano nel 1978, Versace è riconosciuta come una delle principali case di moda a livello globale. Il marchio si è evoluto oltre le sue origini nell’haute couture, ampliandosi nella creazione, produzione, distribuzione e vendita di un’ampia gamma di prodotti, tra cui abbigliamento, gioielli, accessori, occhiali, orologi, calzature, profumi e articoli per la casa.

    La rete distributiva internazionale di Versace comprende boutique proprie, piattaforme online, grandi magazzini e rivenditori specializzati.

    Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2025, il marchio ha registrato ricavi per 193 milioni di dollari, segnando un calo del 15% rispetto all’anno precedente, sia su base riportata che a tassi di cambio costanti. Le vendite al dettaglio hanno subito un calo percentuale a due cifre, mentre anche i ricavi all’ingrosso sono scesi significativamente.

    La cessione è destinata a rafforzare la posizione finanziaria di Capri e ad accelerare gli investimenti strategici focalizzati su Michael Kors, con l’obiettivo di generare maggiore valore per gli azionisti.

    I proventi derivanti dall’operazione saranno destinati alla strategia di allocazione del capitale di Capri, che comprende investimenti aziendali, riduzione del debito e possibili riacquisti di azioni in futuro.

    Il presidente e CEO di Capri Holdings Limited, John Idol, ha dichiarato:

    “Negli ultimi sei anni, abbiamo compiuto enormi progressi nel riposizionamento del marchio, ponendo maggiore enfasi sul suo patrimonio di lusso e sull’eccellenza artigianale. Attraverso il miglioramento del prodotto, del marketing e dei negozi, Versace è ora ben posizionata per una crescita sostenibile a lungo termine. Siamo fiduciosi che Prada Group sia l’azienda ideale per guidare Versace verso una nuova era di crescita e successo.”

    “Questa transazione riflette il nostro impegno a incrementare il valore per gli azionisti, rafforzare il nostro bilancio e alimentare la crescita futura di Michael Kors e Jimmy Choo. Continueremo a portare avanti le iniziative strategiche presentate al nostro recente Investor Day e rimaniamo fiduciosi nel potenziale di crescita a lungo termine di Michael Kors e Jimmy Choo.”

    Sotto la guida del Gruppo Prada, Versace manterrà la sua essenza creativa distintiva e la sua autenticità culturale, beneficiando al contempo della solida piattaforma di Prada, che comprende capacità industriali, forza nel retail e competenza operativa.

  • Il dollaro crolla per l’escalation della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti

    Il dollaro crolla per l’escalation della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti

    Il dollaro statunitense ha continuato a perdere terreno venerdì, scendendo ai minimi da quasi due anni, a causa del crescente scetticismo sull’economia americana, mentre la guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali si è intensificata, con la Cina che ha nuovamente aumentato i dazi sui beni provenienti dagli Stati Uniti.

    Alle 04:20 ET (08:20 GMT), il Dollar Index, che misura la performance del dollaro contro un paniere di sei valute principali, è sceso dell’1,2% a 99,430, passando sotto la soglia dei 100 per la prima volta da luglio 2023.

    Il dollaro scivola ai minimi da quasi due anni

    La decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di sospendere per 90 giorni i dazi generalizzati ha offerto un temporaneo sollievo al dollaro e ai mercati azionari globali, ma questo effetto positivo è svanito rapidamente poiché la Cina non era inclusa nella sospensione.

    Al contrario, Trump ha aumentato i dazi sulle importazioni cinesi fino a un’aliquota effettiva del 145%, aggravando ulteriormente le tensioni tra le due superpotenze economiche.

    La Cina ha reagito nuovamente venerdì, annunciando nuovi dazi al 125% sulle importazioni statunitensi, rispetto all’84% annunciato mercoledì.

    Anche i Treasury statunitensi a lungo termine sono stati venduti in massa, facendo salire i rendimenti decennali verso il maggiore rialzo settimanale dal 2001, con gli investitori che stanno abbandonando gli asset statunitensi, compresi quelli considerati un tempo beni rifugio.

    “Stiamo assistendo a un crollo simultaneo dei prezzi di tutti gli asset statunitensi, inclusi azioni, dollaro rispetto alle valute di riserva alternative e mercato obbligazionario”, hanno scritto gli analisti di Deutsche Bank in una nota.

    “Il mercato ha perso fiducia negli asset statunitensi, e invece di colmare il disallineamento attivo-passivo accumulando liquidità in dollari, si sta attivamente disfando degli asset stessi”, ha aggiunto Deutsche Bank.

    Euro, franco svizzero e sterlina in rialzo

    In Europa, l’EUR/USD è salito dell’1,6% a 1,1371, con la moneta unica ai massimi dal febbraio 2022.

    Le recenti politiche del Presidente Trump hanno minato la fiducia nel dollaro USA, ha affermato giovedì il membro del consiglio direttivo della BCE, François Villeroy de Galhau:

    “L’elemento costante nella politica statunitense delle ultime decadi è stato l’attaccamento al ruolo centrale del dollaro. Credo che anche l’amministrazione Trump condivida questa visione, ma la pratica in modo molto incoerente. Quanto accaduto negli ultimi giorni e settimane gioca contro la fiducia nella valuta statunitense”, ha detto Villeroy.

    Questo ha generato una forte domanda per l’euro, così come per valute come il franco svizzero e lo yen giapponese.

    Dati pubblicati venerdì hanno mostrato che l’inflazione tedesca è rallentata al 2,3% a marzo, confermando i dati preliminari, e suggerendo pressioni inflazionistiche contenute nella maggiore economia dell’eurozona.

    “È importante notare che il forte rally dell’EUR/USD è quasi interamente una funzione della perdita di fiducia nel dollaro, e non è affatto giustificato dalla dinamica dei tassi d’interesse a breve termine”, hanno dichiarato gli analisti di ING in una nota.

    L’USD/CHF è sceso dello 0,9% a 0,8169, estendendo il crollo del quasi 4% di giovedì e raggiungendo livelli che non si vedevano da gennaio 2015.

    “Sembra che la preferenza del mercato per il franco svizzero rifletta il rischio contenuto di un intervento della Banca Nazionale Svizzera per evitare un eccessivo rafforzamento del CHF”, ha spiegato ING.

    “Un intervento valutario prolungato e unilaterale solleverebbe preoccupazioni al Tesoro USA, che potrebbe etichettare ufficialmente la Svizzera come manipolatore valutario e imporre dazi più severi.”

    Il cambio GBP/USD è salito dello 0,7% a 1,3058, sostenuto da dati che mostrano una crescita dell’economia britannica superiore alle attese a febbraio.

    Il Prodotto Interno Lordo è cresciuto dello 0,5% su base mensile a febbraio, ben al di sopra della crescita attesa dello 0,1%, mentre su base annua l’economia è aumentata dell’1,4%, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica.

    Lo yen ai massimi da sei mesi

    In Asia, l’USD/JPY è sceso dell’1,3% a 142,65, con la valuta giapponese che ha toccato il suo livello più alto da oltre sei mesi grazie all’aumento della domanda per beni rifugio.

    Il governatore della Banca del Giappone, Kazuo Ueda, ha recentemente confermato che il piano della banca centrale di aumentare i tassi rimane valido, nonostante le crescenti incertezze legate al commercio globale.

    L’USD/CNY è salito dello 0,1% a 7,3213, dopo essere sceso bruscamente dal massimo da oltre 17 anni.

    La Banca Popolare Cinese ha fissato venerdì un tasso centrale dello yuan più forte, dopo sei sessioni consecutive di fissaggi più deboli, segnalando un certo disagio a Pechino per la persistente debolezza della valuta.

  • Stellantis: spedizioni in calo del 9% nel primo trimestre a causa di rallentamenti produttivi in Nord America ed Europa

    Stellantis: spedizioni in calo del 9% nel primo trimestre a causa di rallentamenti produttivi in Nord America ed Europa

    Stellantis (BIT:STLAM) ha riportato venerdì un calo del 9% su base annua delle spedizioni globali di veicoli nel primo trimestre del 2025, attribuendo la flessione a rallentamenti produttivi in Nord America ed Europa legati a prolungati periodi di inattività durante le festività e alla transizione verso nuovi modelli di veicoli.

    Il costruttore automobilistico ha stimato spedizioni consolidate pari a 1,2 milioni di unità per il trimestre conclusosi il 31 marzo, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

    Nord America ed Europa Allargata sono stati i principali responsabili del calo, mentre il Sud America ha registrato una crescita che ha parzialmente compensato le perdite.

    In Nord America, le spedizioni sono diminuite di circa 82.000 unità, pari a un calo del 20% rispetto al primo trimestre del 2024. Stellantis ha indicato una produzione inferiore a gennaio a causa di prolungate ferie natalizie, oltre all’avvio della produzione dei rinnovati Ram 2500 e 3500 heavy-duty del 2025.

    Nonostante la diminuzione delle spedizioni, la domanda al dettaglio ha mostrato segnali di miglioramento. Le vendite dei modelli Jeep Compass, Grand Cherokee e Ram 1500/2500 sono aumentate di oltre il 10% su base annua, e i nuovi ordini al dettaglio di marzo hanno raggiunto il livello più alto da luglio 2023.

    In Europa Allargata, le spedizioni sono diminuite di circa 47.000 unità, pari a un calo dell’8% rispetto all’anno precedente.

    La società, con sede nei Paesi Bassi, ha attribuito due terzi del calo a interruzioni temporanee dovute alla transizione verso nuovi modelli dei segmenti A e B, dopo la dismissione dei veicoli di precedente generazione nella seconda metà del 2024. Il restante calo è stato attribuito a volumi inferiori di veicoli commerciali leggeri.

    La quota di mercato di Stellantis nei 30 paesi UE è salita al 17,3% durante il trimestre, con un aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2024, sostenuta dal lancio di modelli come Citroën C3 Aircross, Opel Frontera e Fiat Grande Panda.

    Le spedizioni nei mercati del cosiddetto “Terzo Motore” di Stellantis — che includono Sud America, Medio Oriente e Africa, Cina, India e Asia Pacifico — sono aumentate di 13.000 unità, pari al 4% su base annua.

    Il Sud America ha guidato la crescita con un aumento del 19%, grazie all’espansione del mercato in Brasile e Argentina. Stellantis ha dichiarato di aver mantenuto la leadership di mercato nella regione.

    Al contrario, le spedizioni sono diminuite del 15% in Medio Oriente e Africa, principalmente a causa delle persistenti restrizioni all’importazione in Algeria, Tunisia ed Egitto.

    Stellantis ha infine comunicato che i livelli di inventario presso i concessionari sono rimasti stabili nel trimestre, mentre i nuovi prodotti e i modelli aggiornati hanno contribuito a migliorare l’acquisizione di ordini in diversi mercati chiave.

  • Pirelli: nessun piano di investimento negli Stati Uniti

    Pirelli: nessun piano di investimento negli Stati Uniti

    Pirelli (BIT:PIRC) al momento non ha in programma investimenti negli Stati Uniti, ha dichiarato venerdì il produttore di pneumatici, smentendo quanto riportato da un quotidiano italiano.

    Il Corriere della Sera ha scritto venerdì che Paolo Zampolli, inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per le partnership globali, sperava che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni annunciasse un investimento da parte di Pirelli durante la sua visita alla Casa Bianca il 17 aprile.

    Secondo quanto riportato, Pirelli avrebbe investito 1 miliardo di dollari nello Stato americano della Georgia per produrre i cosiddetti pneumatici intelligenti, con la possibilità di aumentare l’investimento a 2 miliardi in futuro.

    «Al momento non è stato deciso nulla, viste le difficoltà normative legate a questioni di governance e struttura azionaria», ha dichiarato Pirelli in una nota.

    Il vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera ha affermato questa settimana che la società sta incontrando difficoltà a investire negli Stati Uniti a causa del fatto che il suo principale azionista è Sinochem, azienda statale cinese.

    Gli azionisti cinesi e italiani di Pirelli sono in disaccordo sulla governance del gruppo, mentre Washington ha avviato una stretta sulla tecnologia cinese nel settore automobilistico, vietando l’utilizzo di software e hardware chiave provenienti da aziende controllate dalla Cina.

    Trump ha introdotto un dazio del 25% sulle importazioni di auto, sostenendo che ciò incoraggerà le case automobilistiche estere e i loro fornitori a investire negli Stati Uniti per evitare il pagamento delle tariffe.