Author: Fiona Craig

  • L’Oro Resta Stabile in Attesa della Decisione della Fed mentre Aumentano le Tensioni in Medio Oriente

    L’Oro Resta Stabile in Attesa della Decisione della Fed mentre Aumentano le Tensioni in Medio Oriente

    I prezzi dell’oro sono rimasti stabili durante la sessione asiatica di mercoledì, poiché gli investitori hanno adottato un approccio prudente in vista dell’annuncio della Federal Reserve sui tassi d’interesse previsto più tardi nella giornata. L’attrattiva del metallo come bene rifugio è stata rafforzata dall’escalation delle tensioni tra Israele e Iran, insieme a notizie su un possibile coinvolgimento diretto dell’esercito statunitense nella regione.

    All’inizio della settimana, l’oro aveva restituito gran parte dei recenti guadagni dopo le notizie di un possibile cessate il fuoco richiesto dall’Iran. Tuttavia, i nuovi attacchi aerei e gli avvertimenti severi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei confronti di Teheran hanno riportato il clima di avversione al rischio.

    L’oro spot è rimasto stabile a 3.388,25 dollari l’oncia, mentre i future sull’oro con scadenza ad agosto si sono mantenuti intorno a 3.405,95 dollari alle ore 01:56 ET (05:56 GMT).

    Conflitto in Medio Oriente e Dati USA deludenti sostengono il metallo prezioso

    Il clima geopolitico si è intensificato, con Israele e Iran impegnati in scontri aerei per il sesto giorno consecutivo. Secondo il Wall Street Journal, Trump starebbe valutando attacchi militari contro l’Iran, incluso contro le infrastrutture del comando nucleare, chiedendo una “resa incondizionata” da parte di Teheran.

    Nel frattempo, Reuters ha riportato un aumento del dispiegamento di caccia statunitensi e un prolungamento della loro permanenza in Medio Oriente. Anche se il Pentagono ha definito queste misure come difensive, esse hanno aumentato i timori per un coinvolgimento diretto degli USA nel conflitto.

    Questo scenario si aggiunge a dati economici statunitensi deludenti, tra cui un calo dello 0,9% delle vendite al dettaglio a maggio, che rafforzano le aspettative per un taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed più avanti nel corso dell’anno. Il meeting di politica monetaria della banca centrale si concluderà mercoledì e i mercati si aspettano ampiamente che i tassi rimangano invariati, ma saranno molto attenti alle nuove previsioni economiche.

    Considerati i rischi geopolitici persistenti e i dati macroeconomici deboli, l’oro dovrebbe mantenere un buon supporto nel breve termine.

    Prezzi dei Metalli in Aumento grazie a un Dollaro più Debole

    Anche altri metalli hanno registrato guadagni, favoriti da un indebolimento del dollaro statunitense, che rende le materie prime più convenienti per gli acquirenti internazionali. L’indice del dollaro è sceso dello 0,2% durante gli scambi asiatici.

    I future sull’argento sono aumentati dello 0,6% a 37,37 dollari l’oncia, mentre quelli sul platino sono saliti dello 0,5% a 1.269,90 dollari. I future sul rame sono anch’essi aumentati: il rame alla London Metal Exchange è salito dello 0,3% a 9.703,75 dollari la tonnellata, mentre il rame statunitense è avanzato dello 0,9% a 4,839 dollari per libbra.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq, Preapertura dei Mercati USA: il Conflitto Israele-Iran Entra nel Sesto Giorno, Attesa per la Decisione della Fed

    Dow Jones, S&P, Nasdaq, Preapertura dei Mercati USA: il Conflitto Israele-Iran Entra nel Sesto Giorno, Attesa per la Decisione della Fed

    Futures Azionari in Rialzo

    I futures sugli indici azionari statunitensi sono leggermente saliti mercoledì, in un contesto segnato dall’intensificarsi delle tensioni in Medio Oriente e dall’attesa per la decisione della Federal Reserve sui tassi d’interesse. Alle 03:30 ET, i futures sul Dow Jones guadagnavano lo 0,2%, quelli sull’S&P 500 lo 0,3% e i futures sul Nasdaq 100 lo 0,3%.

    Andamento Recente dei Mercati

    Martedì, i principali indici hanno chiuso in calo a causa della ripresa delle ostilità tra Israele e Iran e di dati deludenti sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti. L’S&P 500 ha perso lo 0,8%, il Nasdaq lo 0,9% e il Dow Jones lo 0,7%. La volatilità è salita ai massimi dalla fine di maggio.

    Prezzi del Petrolio

    Dopo un’impennata del 4% martedì, causata dai timori di interruzioni nelle forniture legate al conflitto, i prezzi del petrolio sono leggermente scesi. Il Brent ha registrato un calo dello 0,3%, a 76,20 dollari al barile, mentre il WTI è sceso dello 0,3%, a 73,02 dollari al barile.

    Conflitto in Medio Oriente

    L’aeronautica israeliana ha colpito siti nucleari e militari iraniani nel tentativo di limitare i programmi missilistico e nucleare di Teheran. Il conflitto si è intensificato dallo scorso venerdì, con attacchi missilistici reciproci e vittime su entrambi i fronti. Il presidente USA Donald Trump ha chiesto la “resa incondizionata” dell’Iran e ha rivendicato la superiorità aerea americana, anche se il ruolo dell’esercito statunitense nel conflitto è ancora oggetto di dibattito.

    Prospettive della Federal Reserve

    La Fed dovrebbe mantenere i tassi invariati al termine della riunione odierna, monitorando l’impatto delle tariffe sull’inflazione e sulla crescita economica. Saranno attentamente osservate le nuove proiezioni del cosiddetto “dot plot”, che indicano le aspettative dei membri del FOMC. Attualmente i mercati stimano un possibile taglio dei tassi intorno a settembre. Tuttavia, l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe complicare la dinamica inflazionistica e ridurre le probabilità di un allentamento monetario.

    Regolamentazione delle Criptovalute

    Il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge bipartisan che istituisce un quadro normativo per le stablecoin, richiedendo che questi token siano garantiti da asset liquidi e che gli emittenti pubblichino mensilmente la composizione delle riserve. Si tratta di un passo importante per la regolamentazione del settore cripto.

    Modifica delle Regole sui Capitali Bancari

    Secondo Bloomberg, le autorità di regolamentazione statunitensi intendono allentare il requisito di capitale noto come “enhanced supplementary leverage ratio” (ESLR) per le grandi banche come JPMorgan e Goldman Sachs. La misura mira a ridurre i buffer di capitale richiesti, facilitando le attività di trading sui titoli di Stato.

  • Borsa di Milano stabile, occhi puntati sul Medio Oriente e sulla Fed; Iveco in calo

    Borsa di Milano stabile, occhi puntati sul Medio Oriente e sulla Fed; Iveco in calo

    La Borsa di Milano ha aperto con un leggero rialzo, ma ha presto perso slancio, mantenendosi sostanzialmente stabile in un contesto dominato dalla cautela degli investitori a causa dell’aggravarsi della crisi tra Israele e Iran.

    Aumentano le preoccupazioni per un possibile coinvolgimento militare degli Stati Uniti al fianco di Israele, alimentando i timori di un ampliamento del conflitto. Tuttavia, i mercati restano concentrati principalmente su eventuali impatti sulle infrastrutture strategiche e sui flussi di materie prime, che al momento non hanno subito danni rilevanti.

    I prezzi del petrolio, che ieri hanno registrato un’impennata di oltre il 4%, cercano ora un punto di stabilizzazione.

    Nel frattempo, l’attenzione si sposta anche sulla riunione di politica monetaria della Federal Reserve prevista per oggi. Con un mantenimento dei tassi ormai dato per certo, gli operatori guarderanno soprattutto agli aggiornamenti sulle previsioni economiche e monetarie della banca centrale statunitense.

    Alle 9:30 l’indice FTSE MIB segnava un lieve progresso dello 0,04%, riflettendo l’atteggiamento prudente degli investitori. I titoli bancari, positivi in avvio, hanno perso slancio nel corso della mattinata.

    Telecom Italia (BIT:TIT) guida i rialzi con un +0,7%, alla pari con Cucinelli (BIT:BC). Buone performance anche per Prysmian (BIT:PRY), favorita da un rialzo del target price da parte di Morgan Stanley, che lo ha portato a 60 euro da 57.

    In fondo al listino, Iveco perde l’1,8% in attesa di novità sul dossier relativo alla vendita della divisione difesa del gruppo, Iveco Defence Vehicles (IDV). A riguardo, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato ieri che l’unità dovrebbe restare sotto controllo italiano, anche se la decisione finale spetta agli azionisti della società.

  • DAX, CAC, FTSE100 e le azioni europee scendono dopo il segnale di escalation del conflitto Iran/Israele da parte di Trump

    DAX, CAC, FTSE100 e le azioni europee scendono dopo il segnale di escalation del conflitto Iran/Israele da parte di Trump

    I mercati azionari europei, con il DAX, il CAC e il FTSE100, hanno registrato ribassi martedì dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha esortato gli abitanti di Teheran a “evacuare immediatamente”, segnalando una possibile escalation del conflitto.

    Inoltre, l’esercito israeliano ha dichiarato oggi di aver ucciso Ali Shadmani, identificato come capo di stato maggiore iraniano in tempo di guerra e definito il comandante militare più alto in grado.

    L’indice tedesco DAX è sceso dello 0,8%, il francese CAC 40 dello 0,6% e il FTSE 100 britannico dello 0,3%.

    RWS Holdings (LSE:RWS) è balzata del 6,5% dopo che la società specializzata in soluzioni di contenuto ha presentato una nuova strategia di crescita incentrata su sviluppo, integrazione tecnologica e soluzioni di intelligenza artificiale.

    Il rivenditore di moda online ASOS (LSE:ASC) ha perso l’1,1% dopo aver sostituito il proprio responsabile finanziario.

    Informa (LSE:INF), specializzata nell’organizzazione di eventi e nella pubblicazione di libri, è salita di quasi il 2% dopo aver confermato le previsioni per l’intero anno.

    Il colosso petrolifero BP Plc (LSE:BP.) è salito del 2,2%, mentre Shell (LSE:SHEL) è aumentata dell’1,2% grazie al forte rialzo dei prezzi del petrolio, che ha invertito il breve calo registrato lunedì.

  • I futures su Dow Jones, S&P e Nasdaq indicano un calo a causa delle rinnovate tensioni tra Israele e Iran

    I futures su Dow Jones, S&P e Nasdaq indicano un calo a causa delle rinnovate tensioni tra Israele e Iran

    I futures sui principali indici statunitensi — Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq — indicano un’apertura in calo martedì, con Wall Street pronta a una possibile correzione dopo il forte rimbalzo di lunedì.

    Gli investitori sembrano intenzionati a realizzare i profitti dopo i guadagni della sessione precedente, alimentati in parte dalla speranza di un de-escalation nel conflitto in corso tra Israele e Iran.

    Sebbene i primi rapporti avessero suggerito un possibile allentamento delle tensioni — scatenando il rally di lunedì — le preoccupazioni sono tornate dopo la notizia che il presidente Donald Trump ha lasciato anticipatamente il vertice del G7 per concentrarsi sulla situazione, aumentando i timori di un’ulteriore escalation.

    In un post su Truth Social, Trump ha chiarito il motivo della sua partenza, smentendo l’affermazione del presidente francese Emmanuel Macron secondo cui sarebbe andato a negoziare un cessate il fuoco.

    “He has no idea why I am now on my way to Washington, but it certainly has nothing to do with a Cease Fire,” ha detto Trump. “Much bigger than that.”

    La pressione sui mercati arriva anche in seguito ai dati economici deludenti del Dipartimento del Commercio, che ha riportato un calo delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti superiore alle attese a maggio.

    Le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,9% il mese scorso, dopo un calo rivisto allo 0,1% ad aprile. Gli economisti prevedevano una diminuzione più contenuta dello 0,6% e si aspettavano invece un aumento dello 0,1% per aprile, anziché il lieve calo segnalato.

    Escludendo i concessionari di veicoli e parti — che hanno registrato un forte calo delle vendite — le vendite al dettaglio sono scese dello 0,3% a maggio, dopo essere rimaste stabili in aprile. Gli economisti avevano previsto un leggero aumento dello 0,1% al netto delle auto.

    Durante la sessione di lunedì, le azioni sono inizialmente salite per poi cedere parte dei guadagni, ma il mercato ha comunque registrato risultati solidi. Il forte rimbalzo ha quasi cancellato le pesanti perdite di venerdì, causate dall’intensificarsi delle tensioni dopo gli attacchi aerei israeliani contro l’Iran.

    Alla chiusura, tutti e tre gli indici principali hanno chiuso in territorio positivo: il Nasdaq è salito di 294,39 punti (1,5%) a 19.701,21, l’S&P 500 è avanzato di 56,14 punti (0,9%) a 6.033,11 e il Dow ha guadagnato 317,30 punti (0,8%) a 42.515,09.

    La forza iniziale di lunedì ha riflettuto il tentativo degli investitori di acquistare azioni a prezzi ridotti dopo il selloff della sessione precedente, scatenato dalle ostilità in Medio Oriente.

    Nonostante gli scontri continui durante il fine settimana, permane l’ottimismo sul fatto che il conflitto possa rimanere contenuto. Il Wall Street Journal ha citato funzionari mediorientali ed europei secondo cui l’Iran sta urgentemente segnalando la volontà di porre fine alle ostilità e riprendere i colloqui sul nucleare.

    “Despite a weekend of violence between the two countries, investors showed no signs of panicking, judging by movements in financial markets on Monday,” ha detto Russ Mould, direttore degli investimenti di AJ Bell.

    Ha aggiunto: “The Middle East conflict remains a fluid situation and there is the potential for markets to still experience sudden jolts if the tension escalates further.”

    Gli investitori guardano anche al prossimo vertice del G7 nelle Montagne Rocciose canadesi, dove i leader mondiali discuteranno i progressi commerciali prima della scadenza della pausa di 90 giorni imposta dal presidente Trump sui “tariff reciproci” all’inizio del prossimo mese.

    L’attenzione si rivolgerà anche al prossimo annuncio di politica monetaria della Federal Reserve. Sebbene si preveda che i tassi rimangano invariati, i trader cercheranno segnali nel comunicato e nelle previsioni degli ufficiali della Fed riguardo al futuro andamento dei tassi.

    Per quanto riguarda i settori, i titoli delle compagnie aeree hanno registrato una forte ripresa, con l’indice NYSE Arca Airline che è salito del 3,3% dopo diversi giorni di cali.

    Anche i titoli dei semiconduttori hanno mostrato performance solide, con l’indice Philadelphia Semiconductor in aumento del 3,0%.

    I settori hardware per computer, finanziario e telecomunicazioni hanno mostrato guadagni considerevoli, mentre i titoli farmaceutici e dei servizi petroliferi sono rimasti indietro, andando contro la tendenza del mercato.

  • Eni, joint venture paritaria con Petronas per attività in Malesia e Indonesia

    Eni, joint venture paritaria con Petronas per attività in Malesia e Indonesia

    Eni (BIT:ENI) e Petronas hanno firmato un accordo per una nuova joint venture che gestirà gli asset in Indonesia e Malesia attraverso una combinazione aziendale.

    In una nota, Eni spiega che la nuova società “sarà costituita e gestita come un’entità finanziariamente autosufficiente” e che le parti hanno concordato le valutazioni degli asset da trasferire alla nuova società, con una proporzione 50-50.

    Eni e Petronas, si legge nel comunicato, prevedono di firmare gli accordi definitivi entro la fine del quarto trimestre del 2025, a seguito del completamento della due diligence finanziaria.

    La nuova società garantirà nel medio termine una produzione sostenibile di 500 mila barili di petrolio equivalente al giorno (kboepd), principalmente di gas, e sarà in grado di valorizzare riserve complessive di circa 3 miliardi di barili di petrolio equivalente (boe) con un potenziale esplorativo di 10 miliardi di boe.

  • La Borsa di Milano scende per l’escalation delle tensioni in Medio Oriente, bene il petrolio, Stellantis

    La Borsa di Milano scende per l’escalation delle tensioni in Medio Oriente, bene il petrolio, Stellantis

    La Borsa di Milano è partita in calo dopo il rimbalzo di ieri, scossa come gli altri mercati europei dalle crescenti tensioni in Medio Oriente che stanno allontanando gli investitori dagli asset più rischiosi.

    Al contrario, gli scontri tra Israele e Iran stanno alimentando timori su una riduzione dell’offerta di petrolio, sostenendo così i prezzi del greggio.

    Intorno alle 10:10 l’indice Ftse Mib ha perso l’1,1%.

    L’indice bancario ha perso il 2,2%, con UniCredit (BIT:UCG) in calo del 2,7% e Mediobanca (BIT:MB) in flessione dell’1,1%. Anche altre banche europee hanno mostrato debolezza.

    La Borsa di Milano ha iniziato la seduta in calo dopo il rimbalzo di ieri, scossa come gli altri mercati europei dalle crescenti tensioni in Medio Oriente che stanno allontanando gli investitori dagli asset più rischiosi.

    Al contrario, gli scontri tra Israele e Iran stanno alimentando timori su una riduzione dell’offerta di petrolio, sostenendo i prezzi del greggio.

    Intorno alle 10:10 l’indice Ftse Mib ha perso l’1,1%.

  • Dow Jones, S&P, Nasdaq: i mercati reagiscono al conflitto Israele-Iran, ai dati sulle vendite al dettaglio USA e al cambio di rotta della Banca del Giappone

    Dow Jones, S&P, Nasdaq: i mercati reagiscono al conflitto Israele-Iran, ai dati sulle vendite al dettaglio USA e al cambio di rotta della Banca del Giappone

    I future sugli indici statunitensi sono scesi martedì a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente, dove i continui scontri tra Israele e Iran inducono gli investitori alla cautela. Sebbene persistano speranze per un cessate il fuoco, secondo quanto riportato, continuano i colloqui dietro le quinte, inclusa la possibilità di negoziati tra funzionari statunitensi e Teheran. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lasciato anticipatamente il vertice del G7 in Canada, negando che la decisione sia collegata ai negoziati per un cessate il fuoco. Sul fronte economico, l’attenzione si concentra sui dati sulle vendite al dettaglio statunitensi attesi per la giornata, mentre la Banca del Giappone ha annunciato un rallentamento nella riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni a partire dal prossimo anno fiscale.

    Future in calo a causa dei rischi geopolitici

    Nella prima mattinata di martedì, i future del Dow Jones erano in calo di 330 punti (-0,8%), quelli dello S&P 500 scendevano dello 0,7% e quelli del Nasdaq 100 perdevano 157 punti (-0,7%). Questo dopo una giornata positiva a Wall Street lunedì, grazie a un allentamento delle preoccupazioni riguardanti gli scambi di attacchi aerei tra Israele e Iran, secondo gli analisti.

    I commenti di Trump al vertice del G7 hanno suscitato un cauto ottimismo su nuovi accordi commerciali, in particolare con il Canada, nonostante le continue tensioni legate ai dazi. Il Canada, importante fornitore di acciaio e alluminio agli Stati Uniti, è ancora soggetto a tariffe, ma sono in corso trattative che potrebbero portare a un nuovo accordo economico e di sicurezza entro un mese. Trump ha anche firmato un accordo commerciale con il Regno Unito che prevede una riduzione di alcuni dazi all’importazione, sebbene quelli su acciaio e alluminio restino controversi.

    Il conflitto in Medio Oriente si intensifica

    L’esercito israeliano ha annunciato numerosi attacchi contro obiettivi militari iraniani, tra cui depositi e siti di lancio di missili nell’Iran occidentale. Inoltre, le forze israeliane hanno dichiarato di aver ucciso un alto generale iraniano a Teheran durante la notte, anche se l’Iran non ha confermato l’accaduto. Secondo alcune fonti, funzionari statunitensi starebbero valutando l’avvio di colloqui sul nucleare con Teheran, nel tentativo di allentare le tensioni. Tuttavia, Teheran avrebbe posto come condizione che Israele interrompa i suoi attacchi aerei prima di accettare negoziati.

    Il presidente Trump ha mantenuto una linea dura, invitando i civili a evacuare Teheran e insistendo sul fatto che l’Iran non deve arricchire uranio, nonostante le rassicurazioni di Teheran secondo cui non punta alla costruzione di armi nucleari.

    Prezzi di petrolio e oro stabili

    I prezzi del petrolio hanno registrato un leggero aumento in mezzo alla crisi, mentre l’oro è rimasto stabile, continuando a fungere da bene rifugio in un contesto di incertezza geopolitica.

    L’uscita anticipata di Trump dal G7

    Trump ha lasciato il vertice del G7 in anticipo, negando che la sua partenza fosse legata ai negoziati per il cessate il fuoco, definendola invece dovuta a “qualcosa di molto più grande”. Prima della sua partenza, i leader del G7 hanno rilasciato una dichiarazione in cui invitano a una de-escalation del conflitto, riaffermando però il loro sostegno a Israele e condannando l’Iran come forza destabilizzante nella regione.

    L’attenzione si sposta sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti

    Gli investitori attendono ora i dati sulle vendite al dettaglio statunitensi di maggio, con gli economisti che prevedono un calo dello 0,5% su base mensile dopo un aumento dello 0,1% ad aprile. Nonostante le preoccupazioni per i dazi, la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è migliorata a giugno — il primo aumento da sei mesi — grazie in parte alle speranze di una riduzione delle tensioni commerciali con la Cina. Tuttavia, l’aumento dei rischi geopolitici e l’eventuale rialzo dei prezzi del petrolio potrebbero minacciare questo fragile ottimismo.

    La Banca del Giappone rallenta il tapering degli acquisti obbligazionari

    La Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi d’interesse allo 0,5%, come previsto, e ha annunciato un piano per rallentare gradualmente la riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni a partire da aprile 2026, passando da 400 miliardi di yen a 200 miliardi per trimestre. Questo approccio prudente mira a sostenere l’economia limitando al contempo la volatilità del mercato, in un contesto già complicato dai dazi statunitensi.

    La decisione della BOJ arriva poco prima di una serie di importanti riunioni di banche centrali previste per questa settimana, inclusa l’attesa comunicazione della Federal Reserve americana mercoledì.

  • Le Borse europee scendono tra le crescenti tensioni in Medio Oriente mentre inizia la riunione della Fed

    Le Borse europee scendono tra le crescenti tensioni in Medio Oriente mentre inizia la riunione della Fed

    I mercati azionari europei sono scesi bruscamente martedì, scossi dall’escalation della violenza tra Israele e Iran proprio mentre la Federal Reserve ha dato il via alla sua riunione di politica monetaria di due giorni.

    Alle 09:05 CET, il DAX tedesco era in calo dell’1%, il CAC 40 francese perdeva lo 0,8% e il FTSE 100 britannico scendeva dello 0,5%, riflettendo la crescente preoccupazione degli investitori per il potenziale impatto destabilizzante del conflitto sui mercati globali.

    Il conflitto Israele-Iran accresce la cautela degli investitori

    Le ostilità in corso tra Israele e Iran, ora al quinto giorno, hanno oscurato il sentiment di mercato. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha intensificato le preoccupazioni invitando i civili iraniani a evacuare Teheran e abbandonando improvvisamente la sua partecipazione al vertice del G7. Tuttavia, funzionari della Casa Bianca hanno prontamente rassicurato che gli Stati Uniti non intendono partecipare direttamente al conflitto.

    Nel frattempo, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha dichiarato a Fox News che, sebbene Trump cerchi un accordo diplomatico con l’Iran sul suo programma nucleare, gli Stati Uniti restano determinati a proteggere i propri interessi nella regione.

    I Paesi del G7 sostengono Israele

    Il gruppo G7, che riunisce le principali nazioni industrializzate, ha rilasciato una dichiarazione a sostegno di Israele, identificando l’Iran come una forza destabilizzante in Medio Oriente. In questo contesto di tensione, Trump e il primo ministro britannico Keir Starmer hanno annunciato la finalizzazione di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito, riguardante settori come le tariffe automobilistiche e l’aerospaziale, sebbene i dettagli dell’intesa non siano stati resi noti.

    Attesa per la riunione della Federal Reserve

    Gli investitori stanno seguendo con attenzione la riunione della Federal Reserve, in cui i tassi d’interesse dovrebbero rimanere invariati tra il 4,25% e il 4,50%. Il mercato spera in indicazioni su eventuali tagli futuri o sulla possibilità che le incertezze commerciali legate all’amministrazione Trump mantengano la politica monetaria in una posizione di attesa.

    In precedenza, martedì, la Banca del Giappone ha mantenuto invariati i tassi di interesse e si è impegnata a continuare l’acquisto di titoli di stato per i prossimi due anni, pur prevedendo un rallentamento del ritmo di acquisto a partire dal 2026. Anche altre banche centrali, tra cui la Bank of England, la Norges Bank, la Riksbank e la Banca nazionale svizzera, hanno decisioni politiche in programma questa settimana.

    Renault affronta un cambio al vertice

    Tra le notizie societarie, spicca la ricerca di un nuovo CEO da parte di Renault, dopo le dimissioni inattese di Luca de Meo. Le azioni Renault sono crollate fino all’8% lunedì, registrando il peggior calo giornaliero dal febbraio 2022. Secondo voci interne, tra i candidati alla successione ci sarebbero Denis Le Vot, veterano del gruppo Renault, e Maxime Picat di Stellantis.

    Prezzi del petrolio stabili nonostante il conflitto

    I mercati petroliferi si sono stabilizzati martedì dopo una precedente fase di volatilità causata dalle preoccupazioni per eventuali interruzioni dell’offerta in Medio Oriente. Alle 09:05 CET, i futures sul Brent sono aumentati dello 0,1% a 73,27 dollari al barile, mentre i futures sul WTI (West Texas Intermediate) hanno guadagnato anch’essi lo 0,1%, raggiungendo i 70,30 dollari al barile. I prezzi erano scesi di oltre l’1% lunedì nella speranza di una de-escalation, ma sono poi risaliti in seguito all’invito di Trump a evacuare Teheran.

  • I titoli delle energie rinnovabili scendono mentre il Senato propone la fine anticipata degli incentivi fiscali per eolico e solare

    I titoli delle energie rinnovabili scendono mentre il Senato propone la fine anticipata degli incentivi fiscali per eolico e solare

    Le azioni delle società attive nel settore dell’energia solare e rinnovabile negli Stati Uniti e in Europa sono crollate martedì, dopo la presentazione di un disegno di legge da parte dei repubblicani al Senato che prevede una fine anticipata degli incentivi fiscali per i progetti eolici e solari. La proposta ha deluso i sostenitori delle energie pulite, che speravano in agevolazioni più generose rispetto ai tagli già approvati dalla Camera.

    Negli Stati Uniti, Sunrun (NASDAQ:RUN) ha perso quasi il 25% nelle contrattazioni pre-market, mentre SolarEdge Technologies (NASDAQ:SEDG) ed Enphase Energy (NASDAQ:ENPH) sono scese rispettivamente di circa il 20% e il 15%. Anche i titoli europei delle rinnovabili sono calati: Orsted (LSE:10CF) ha perso l’1,2%, Nordex (TG:NDX1) circa l’1% e RWE (TG:RWE) l’1,3%.

    Il piano del Senato elimina l’obbligo stringente di avviare la costruzione entro 60 giorni per poter usufruire del credito, ma prevede comunque che gli incentivi fiscali per eolico e solare terminino nel 2028. Al contrario, quelli per il nucleare, l’idroelettrico e la geotermia rimarrebbero attivi fino al 2036, data prevista per la loro eliminazione graduale.

    La proposta fa parte di un pacchetto economico più ampio promosso dal presidente Donald Trump, che mira a smantellare diverse misure incluse nell’Inflation Reduction Act. In particolare, il credito d’imposta di 7.500 dollari per i veicoli elettrici verrebbe eliminato 180 giorni dopo l’entrata in vigore della legge, invece che alla fine dell’anno come previsto dalla versione approvata dalla Camera.

    Il disegno di legge del Senato prevede anche l’abolizione del credito per la produzione di idrogeno, che poteva arrivare fino a 3 dollari al chilogrammo, nonostante l’intensa attività di lobbying da parte di aziende come Plug Power (NASDAQ:PLUG) e di gruppi industriali del settore.

    Inoltre, la proposta elimina gli incentivi sia per i sistemi solari installati in proprietà che per quelli in leasing, una misura che, secondo gli esperti, potrebbe danneggiare gravemente un mercato solare già in difficoltà. L’incertezza normativa in corso ha già contribuito alla bancarotta di Solar Mosaic, uno dei principali operatori nel finanziamento del solare residenziale.

    Diversamente dalla proposta della Camera, il disegno di legge del Senato mantiene gli incentivi per il nucleare eliminando il vincolo, considerato impraticabile, di iniziare la costruzione entro il 2028.

    I legislatori puntano ad approvare la versione del Senato e a rimandarla alla Camera per l’approvazione finale prima della pausa del 4 luglio, anche se ulteriori modifiche sono ancora possibili.