JPMorgan: la crescente correlazione tra dollaro e azioni potrebbe ridurre i benefici della diversificazione

Gli analisti di JPMorgan Chase (NYSE: JPM) osservano un cambiamento nella relazione tra il dollaro statunitense e i mercati azionari globali, suggerendo che il biglietto verde potrebbe non offrire più gli stessi vantaggi come strumento di diversificazione nelle strategie di portafoglio.

In una recente nota ai clienti, la banca ha evidenziato una correlazione crescente — seppur ancora modesta — tra i rendimenti settimanali dell’indice del dollaro USA e il MSCI World Local Index.

Su una scala di correlazione che va da -1 a +1, un valore positivo indica che due asset tendono a muoversi nella stessa direzione. Storicamente, il dollaro e le azioni hanno mostrato correlazioni negative, soprattutto nel periodo post-pandemico. Tuttavia, secondo il team guidato dallo stratega Nikolaos Panigirtzoglou, quest’anno la correlazione si è avvicinata allo zero.

“Questo movimento verso una correlazione nulla o leggermente positiva sembra più un ritorno alla normalità che l’inizio di un nuovo regime di mercato”, hanno scritto gli analisti, aggiungendo che fasi simili si sono già verificate in modo sporadico dagli anni ’80.

Sebbene questa dinamica possa suggerire che il dollaro stia offrendo meno benefici come asset diversificante rispetto alle azioni, JPMorgan sottolinea che non conta solo il segno della correlazione, ma anche la forza. A livelli prossimi allo zero o solo leggermente positivi, l’impatto sulla volatilità di un portafoglio azionario non coperto resta limitato.

In teoria, una minore capacità di diversificazione potrebbe indebolire il dollaro nel tempo. Tuttavia, gli analisti osservano che storicamente non ci sono molte prove che i cambiamenti nella correlazione tra dollaro e azioni abbiano influito significativamente sulla performance della valuta.

“Una possibile spiegazione è che la decisione di coprire il rischio valutario in un portafoglio azionario è tutt’altro che semplice,” scrivono. “A meno che la correlazione non diventi in modo persistente e marcatamente positiva — come nel range tra 0,2 e 0,4 osservato dalla metà degli anni ’80 al 2007 —, la copertura valutaria difficilmente porterà a una riduzione significativa e duratura della volatilità complessiva del portafoglio.”

Questo contenuto è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria, d’investimento o di altro tipo professionale. Non deve essere considerato come una raccomandazione all’acquisto o alla vendita di titoli o strumenti finanziari. Tutti gli investimenti comportano dei rischi, inclusa la possibilità di perdere il capitale investito. Le performance passate non sono indicative di risultati futuri. Si consiglia di effettuare le proprie ricerche e di consultare un consulente finanziario qualificato prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.

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