L’oro supera l’euro come secondo principale asset di riserva mondiale, secondo la BCE

L’oro ha superato l’euro, diventando il secondo asset di riserva più detenuto a livello globale dopo il dollaro statunitense, secondo quanto emerge dal nuovo rapporto della Banca Centrale Europea (BCE). Il cambiamento è dovuto a un’ondata di acquisti record da parte delle banche centrali e a un forte aumento del prezzo del metallo prezioso.

Nel suo rapporto valutario annuale, pubblicato mercoledì, la BCE ha rivelato che, alla fine del 2024, l’oro rappresentava circa il 20% delle riserve ufficiali globali, superando la quota del 16% dell’euro. Il dollaro USA ha mantenuto il primo posto con una quota del 46%, sebbene in leggera ma costante diminuzione.

«Le banche centrali hanno continuato ad accumulare oro a un ritmo senza precedenti», si legge nel documento. Per il terzo anno consecutivo, gli acquisti globali di oro hanno superato le 1.000 tonnellate — il doppio rispetto al ritmo medio registrato nel decennio 2010-2019.

Le riserve auree delle banche centrali si stanno avvicinando ai livelli storici visti durante l’era di Bretton Woods. Nel 2024, le riserve globali hanno raggiunto le 36.000 tonnellate, contro le circa 38.000 tonnellate del picco a metà degli anni ’60.

Secondo il World Gold Council, i principali acquirenti di oro nel 2024 sono stati Polonia, Turchia, India e Cina, che insieme hanno rappresentato circa un quarto degli acquisti globali da parte delle banche centrali.

La BCE attribuisce l’aumento del peso dell’oro nelle riserve valutarie anche all’impennata del prezzo: nel 2024, il valore dell’oro è cresciuto di quasi il 30%, raggiungendo un massimo storico di 3.500 dollari l’oncia nell’aprile 2025.

Le tensioni geopolitiche spingono verso la dedollarizzazione

Il rapporto evidenzia inoltre come l’instabilità geopolitica abbia portato molte banche centrali a diversificare le proprie riserve, riducendo la dipendenza dal dollaro in favore dell’oro.

La domanda di oro è aumentata sensibilmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, e da allora è rimasta elevata. Secondo la BCE, il metallo giallo è stato storicamente utilizzato come protezione contro le sanzioni economiche, in particolare a partire dal 1999.

Un sondaggio condotto dalla stessa BCE rivela che circa due terzi delle banche centrali acquistano oro per diversificare le riserve, mentre il 40% lo fa per tutelarsi dai rischi geopolitici.

I Paesi con legami geopolitici più stretti con Cina e Russia hanno registrato gli aumenti più significativi nella quota di oro detenuto, soprattutto a partire dal quarto trimestre del 2021. Si tratta di un chiaro segnale del processo di dedollarizzazione in atto, in particolare nei mercati emergenti.

Curiosamente, il tradizionale rapporto inverso tra il prezzo dell’oro e i rendimenti reali si è indebolito nel 2022. Secondo la BCE, questo riflette il nuovo ruolo dell’oro come scudo contro le sanzioni internazionali, più che come semplice copertura dall’inflazione.

E questa tendenza potrebbe continuare: l’80% dei gestori di riserve ufficiali intervistati dalla BCE afferma che i fattori geopolitici saranno centrali nelle scelte legate all’oro nei prossimi 5-10 anni.

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