Venerdì, la Borsa americana ha chiuso ai massimi storici, completando una sorprendente ripresa iniziata ad aprile, quando si temeva un mercato ribassista.
L’S&P 500 è salito dello 0,5% chiudendo a 6.173,07, raggiungendo un nuovo record dal 19 febbraio. Anche il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,5%, segnando il primo massimo da dicembre. Il Nasdaq 100, che raccoglie i principali titoli tecnologici, aveva già toccato un record in settimana.
La corsa al rialzo ha rischiato di interrompersi nel pomeriggio, quando il presidente Donald Trump ha annunciato la fine dei colloqui commerciali con il Canada a causa di una nuova tassa sui servizi digitali. Trump ha anche minacciato nuove tariffe. Tuttavia, il mercato ha recuperato slancio nell’ultima ora di contrattazioni.

Il Dow Jones ha guadagnato 432 punti (1%), ma resta ancora sotto del 2,7% rispetto al suo massimo storico. I cali di titoli come UnitedHealth, Apple, Merck e Nike hanno frenato l’indice.
Tutti e tre i principali indici —Dow, S&P 500 e Nasdaq— hanno registrato la miglior settimana degli ultimi sei mesi.
Un recupero sorprendente
Dal 19 febbraio all’8 aprile, l’S&P 500 aveva perso 9.800 miliardi di dollari di valore. In pochi prevedevano un ritorno ai record in appena 80 giorni.
La volatilità è stata causata in gran parte dalle tensioni commerciali. Le tariffe introdotte da Trump —fino al 145% su alcuni prodotti cinesi— avevano destabilizzato i mercati.
Ma il 9 aprile, la Casa Bianca ha sospeso le tariffe per 90 giorni. Gli accordi preliminari con Regno Unito e Cina hanno ridato fiducia agli investitori.
Un’ulteriore spinta è arrivata dalla Cina, che ha riaperto il mercato delle terre rare agli Stati Uniti.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che si punta a chiudere accordi con 10-12 partner commerciali entro la Festa del Lavoro.

Cosa alimenta il rally
L’intelligenza artificiale, sostenuta dalla domanda dei chip Nvidia e da una spinta per la deregolamentazione, ha trainato i titoli tecnologici. Anche le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed hanno sostenuto i mercati.
Nonostante le recenti manovre fiscali, la forte domanda per i titoli di Stato USA indica fiducia nel sistema economico.
Rischi all’orizzonte
Se il Congresso non approverà l’innalzamento del tetto del debito, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi sull’orlo del default. Inoltre, se non si concretizzeranno nuovi accordi commerciali, le tariffe potrebbero tornare il 9 luglio.
La fragile tregua tra Israele e Iran resta motivo di preoccupazione. E con un P/E superiore a 23, l’S&P 500 appare sopravvalutato.
Gli investitori oggi brindano. Ma non è detto che la festa duri a lungo.